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L’obiettivo è chiaro: attrarre, coltivare e trattenere il talento a Piacenza. Per farlo, occorre promuovere la co-progettazione tra imprese, studenti, università e istituzioni. È nato con questo fine, nel campus di Piacenza, “Talento a KM Zero: coltivare e trattenere il futuro”, la nuova iniziativa realizzata grazie ai Fondi Europei della Regione Emilia-Romagna, nell’ambito di UC CareER Hub, promossa dal Servizio Stage e Placement dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. 

«Questo progetto rappresenta un momento qualificante di dialogo e collaborazione tra università, imprese e istituzioni, con l’obiettivo di generare sinergie concrete per la valorizzazione del capitale umano sul territorio piacentino» spiega Franca Cantoni, docente di Organizzazione aziendale nella Facoltà di Economia e Giurisprudenza dell’Università Cattolica. «In un’economia sempre più basata sulla conoscenza, la capacità di attrarre, di sviluppare e di trattenere il talento locale diventa un asse strategico per la competitività e la coesione del sistema territoriale». 

Proprio per questo, “Talento a KM Zero” si propone di trasformare l’incontro tra mondo accademico e sistema produttivo in un vero e proprio laboratorio di innovazione condivisa», come lo ha definito la professoressa Cantoni. Una realtà innovativa «capace di tradurre i bisogni delle imprese in nuove opportunità formative e occupazionali».

Dopo i saluti di Paola Romersi, responsabile del Servizio Stage e Placement del campus piacentino, sono state presentate due ricerche scientifiche, a cura di Franca Cantoni e Caterina Muzzi, docente di Organizzazione aziendale all’Università di Brescia, e di Paolo Rizzi, docente di Politica economica all’Università Cattolica, che hanno acceso i riflettori sul mercato del lavoro a Piacenza, sui giovani e il lavoro, e sul talento nel territorio piacentino. «La nostra idea di territorio è un network di relazioni sociali» prosegue la professoressa Cantoni. «Sul talento vi è molta difficoltà a trovare una definizione condivisa, perché esistono tante accezioni. Abbiamo però capito che esistono sostanzialmente due approcci: quello esclusivo, che identifica e gestisce i pochi migliori, gli high performers, e quello inclusivo, che sviluppa il potenziale dell’intera forza lavoro. Ed è il secondo approccio a caratterizzare le PMI». 

Nella seconda parte dell’evento, i partecipanti sono stati chiamati a intervenite in prima persona, grazie a diversi laboratori nei quali gli studenti e le aziende si sono confrontati su sfide reali, per ideare insieme attività ad alto impatto aziendale e territoriale. Le soluzioni sviluppate nei laboratori non rimarranno su carta, ma saranno integrate nei percorsi formativi del prossimo anno accademico. «Questo progetto non ha contribuito alla nascita di un incontro tradizionale, bensì a far nascere nuove idee, grazie ai tanti studenti che si sono messi in gioco, anche nel mezzo della sessione di esami» chiosa, con un sorriso, la professoressa Cantoni, ricordando anche «l’imprescindibile contributo dei facilitatori dei laboratori», Ilaria Tirelli, Daniela Girometta, Caterina Muzzi ed Enza Odorisio, che hanno contribuito a raggiungere «un risultato addirittura sopra le aspettative».

Tra i numerosi imprenditori, professionisti e manager presenti, infatti, i primi feedback sono stati molto positivi, a sottolineare «l’arricchimento che porta l’interazione tra università e aziende», ma anche l’approccio fresco degli studenti, che «sono sempre fonte di novità e di energia». Grande soddisfazione, quindi, anche da parte di Angelo Manfredini, direttore della Sede di Piacenza-Cremona, che ha sottolineato la «grande opportunità» che questo progetto rappresenta per gli studenti del campus piacentino, realizzato grazie ai Fondi Europei della Regione Emilia-Romagna e «all’ottimo lavoro dal Servizio Stage e Placement». 



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