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«Ricambio generazionale vitale per le aziende»


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«Un imprenditore non può non occuparsi del ricambio generazionale della sua azienda e neppure può programmarlo in ritardo. È una delle cause più frequenti di fallimento delle aziende».
Massimo Ratti, vicepresidente di Federmanager, in poche parole spiega quanto sia delicato il passaggio di consegne in un’impresa. Ospite a “Nel Mirino”, la trasmissione di Telelibertà condotta da Nicoletta Bracchi, Ratti è stato fra coloro che hanno illustrato quanto sia importante questa fase nella vita di un’ azienda.
«Il passaggio di consegne e di potere decisionale da una generazione all’altra è un processo – dice Arcangela Ricciardi, docente della facoltà di Economia e Giurisprudenza dell’Università Cattolica – sicuramente una fase molto complessa perché tocca infatti alcuni elementi chiave, fra cui la paura di perdere il know-how dell’azienda durante il passaggio». Ricciardi parla infatti di “path dependency”, appunto la dipendenza dal proprio cammino, di cui potrebbe essere affetto il titolare che deve passare la mano al figlio.
«Chi arriva deve tenere presente gli equilibri che ci sono in azienda – aggiunge Ratti – evitare i conflitti intra e intergenerazionali. Per riuscirci, stando alla mia esperienza, il nuovo titolare è chiamato a ricompattare l’unità familiare mantenendo il focus sugli obiettivi, definendo una strategia nella quale tutti si riconoscono. Non è solo una questione di eredità, ma di continuità».
Lo stesso Ratti riporta un detto comune: «C’è chi fonda l’azienda, poi arriva chi la sviluppa, quindi giunge la terza generazione che l’affossa». Un detto che però non condivide: «È un pensiero a mio avviso fuori luogo: è vero che la percentuale di imprese che giungono alla terza e alla quarta generazione è bassa, ma i motivi non risiedono nell’incapacità di chi le gestisce, ma nei processi innovativi che non ci sono stati. In azienda occorre infatti dare continuità all’innovazione. Se c’è continua di innovazione, l’azienda può sopravvivere».
Per arrivare preparati all’appuntamento, che poi è un appuntamento con il futuro, dice Ricciardi che occorre «una pianificazione pluriennale che identifichi le aree di responsabilità da passare, pian piano, alla nuova generazione che entra in azienda». Con un’aggiunta: «In molte situazioni, certamente in quelle più complesse, esiste un documento formale con valore legale che norma il passaggio generazionale. Si chiama “Patto di famiglia” e distribuisce i vari compiti».

A “Nel Mirino” sono intervenute anche Greta Gatti, amministratrice delegata di Steel Spa, nel settore degli acciai speciali, e presidente del Gruppo giovani di Confindustria Piacenza, e Corinna Mondani, amministratrice delegata di We.Ma, azienda nel campo delle saldature e della carpenteria metalmeccanica, e membro del consiglio direttivo di Confapi Industria Piacenza.
«Mio padre Marco e mio zio Stefano mi hanno dato libertà di espressione – afferma Gatti – in alcune occasioni ho sentito il peso della responsabilità, mi è però stata lasciata anche la possibilità di sbagliare. Hanno ascoltato le mie proposte e si sono fidati».
«Non sono mancate le difficoltà quando ho dovuto essere ascoltata» dice invece Corinna Mondani. La perseveranza, però, ha avuto la meglio. «Sette anni fa ho proposto di posizionare un impianto fotovoltaico sul tetto – dice – ci sono voluti tre anni per realizzarlo, ma alla fine lo abbiamo fatto. Quando poi si sono accorti che si risparmiava energia elettrica erano tutti soddisfatti».
«C’è un punto fondamentale nel passaggio di testimone – aggiunge infine Ratti – il fondatore storico ha il compito di creare la nuova leadership, facendo in modo che i suoi più fedeli collaboratori diventino i più fedeli collaboratori di chi gli subentra».



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