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‘Ndrangheta nel Crotonese, il curriculum criminale dell’imprenditore Poerio e la sua pericolosità sociale


Due condanne in primo e secondo grado e un nuovo processo di appello in corso dopo l’annullamento con rinvio stabilito dalla Corte di Cassazione, per Fernardo Poerio, 59enne, di Isola Capo Rizzuto, imputato nel processo Jonny, nato  dalla maxi inchiesta della Dda di Catanzaro, che nel 2017 ha inferto un duro colpo al clan Arena di Isola Capo Rizzuto, capace di imporre la propria presenza anche sull’area jonica della provincia di Catanzaro dove o attraverso i suoi affiliati o per mezzo di fiduciari o con il sostegno di cosche alleate, avrebbe monopolizzato il business delle estorsioni ai danni di esercizi commerciali e imprese anche impegnate nella realizzazione di opere pubbliche.

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“Il curriculum criminale”

L’imprenditore, attivo nel campo della ristorazione, considerato appartenente al clan Arena di Isola Capo Rizzuto ha incassato nel 2019 dal gup distrettuale del Tribunale di Catanzaro una pena a  19 anni e 4 mesi, aggravata nel 2021 dai giudici di secondo grado a 20 anni per associazione di tipo ‘dranghetistico, reati fiscali, truffa, usura e trasferimento fraudolento di valori aggravati dalla mafiosità e detenzione illegale di armi, confermando il suo ruolo di primo piano all’interno della famiglia di Isola Capo Rizzuto, all’interno della quale avrebbe ricoperto il ruolo di organizzatore, finalizzato all’apporto degli interessi imprenditoriali della cosca nel settore della somministrazione di pasti ai migranti, al sostentamento delle famiglie dei detenuti e alla partecipazione delle decisioni sulla spartizione dei proventi estorsivi. Nel 2023 la Suprema Corte ha annullato con rinvio la condanna di secondo grado, limitatamente ad alcuni reati, stabilendo per lui e per altri 39 imputati un nuovo processo che si sta celebrando in Corte di appello a Catanzaro (LEGGI).

La stangata patrimoniale

E adesso è arrivata anche la stangata al patrimonio dell’imputato e di terzi interessati, destinatari di un provvedimento di sequestro (LEGGI), vergato dal Tribunale ordinario di Catanzaro, sezione per l’applicazione delle misure di prevenzione, presidente Emma Sonni, su richiesta del sostituto procuratore della Dda Elio Romano. Un decreto con tanto di sigilli su 13 immobili, sui rapporti bancari con saldo attivo di importo superiore a 3.000,00 €, cassette di sicurezza, titoli, libretti di risparmio, buoni fruttiferi, Bot, Cct ed ogni altra disponibilità finanziaria, un appezzamento di terreno ed una ditta individuale, per un valore complessivo di circa 2,7 milioni, decreto di sequestro eseguito dai militari del Servizio Centrale Gico e del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catanzaro.

Socialmente pericoloso

La Dda ha anche chiesto l’applicazione della misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, con obbligo di soggiorno nel Comune di residenza, per la durata di anni cinque. Sulla scorta del presunto curriculum criminale di Poerio, il Collegio ritiene l’imputato portatore di pericolosità qualificata, tenuto conto degli esiti del processo, che confermano la sua organicità alla cosca Arena. Tuttavia per il Tribunale la pericolosità di Poerio va circoscritta nell’arco temporale che va dal 2002 al 2019, salvo ulteriori valutazioni da svolgersi nel contraddittorio delle parti. 

 Le mani del clan sul Cara di Isola

La cosca Arena avrebbe messo per più di un decennio le mani sul centro di accoglienza immigrati “Cara” di Isola Capo Rizzuto, riuscendo ad accaparrarsi gli appalti indetti dalla Prefettura di Crotone per le forniture dei servizi di ristorazione con l’aiuto del governatore della “Fraternità di misericordia” Leonardo Sacco. Servizi affidati ad imprese costituite dagli Arena e da altre famiglie di ‘ndrangheta per spartirsi i fondi destinati all’accoglienza dei migranti.

La longa manus della cosca nel capoluogo

La potente famiglia di ‘ndrangheta Arena avrebbe acquisito e mantenuto una “posizione dominante” nel settore della raccolta delle scommesse on line e del noleggio degli apparecchi da intrattenimento nella città di Crotone e nel suo hinterland, conseguendo enormi profitti, alterando gli equilibri e precludendo l’accesso ad altri operatori commerciali. Avrebbe imposto la propria presenza anche sull’area jonica della provincia di Catanzaro dove o attraverso i suoi affiliati o per mezzo di fiduciari o con il sostegno di cosche alleate, aveva monopolizzato il business delle estorsioni ai danni di esercizi commerciali e imprese anche impegnate nella realizzazione di opere pubbliche. Tra il 2015 ed il 2016 infatti, in particolare a Catanzaro e nei comuni di Borgia e Vallefiorita, una cellula della cosca, dipendente dalla cosca madre di Isola Capo Rizzuto ma radicata nel capoluogo, aveva messo a segno una serie infinita di danneggiamenti a fini estorsivi per esercitare il controllo sull’area.

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