La Commissione europea ha pubblicato un ambizioso pacchetto strategico per lo sviluppo delle infrastrutture digitali, con l’obiettivo di rafforzare la sicurezza e la resilienza delle reti continentali, affrontare le carenze di investimento e semplificare il quadro normativo. Il pacchetto segna un passo importante per la costruzione di un’Europa connessa, sicura e tecnologicamente autonoma, in un momento in cui la competitività economica passa anche dalla capacità di assicurare reti affidabili e sostenibili.
Il documento si articola su tre direttrici principali: il rafforzamento della sicurezza dei cavi sottomarini, un Libro Bianco sulla futura politica delle infrastrutture digitali, e una proposta per migliorare il meccanismo di finanziamento “Connecting Europe Facility – Digital”. L’approccio integrato risponde a esigenze sempre più pressanti: resilienza geopolitica, riduzione del digital divide e piena valorizzazione della banda ultralarga, infrastruttura chiave per l’innovazione digitale. Ne parliamo in dettaglio anche in questo approfondimento su CorCom.
Verso un nuovo ecosistema di infrastrutture digitali
Il fulcro del pacchetto è il Libro Bianco intitolato “How to Master Europe’s Digital Infrastructure Needs?“, che lancia una consultazione pubblica volta a raccogliere osservazioni da operatori, autorità pubbliche e stakeholder industriali entro il 30 giugno 2025. Il documento analizza in profondità le debolezze strutturali del sistema attuale: disomogeneità nella copertura, modelli di investimento frammentati, concorrenza globale crescente e crescente complessità delle infrastrutture fisiche e logiche.
“Servono misure mirate per stimolare investimenti efficienti, creare condizioni eque di mercato e facilitare la cooperazione paneuropea”, ha dichiarato Margrethe Vestager, vicepresidente esecutiva della Commissione. Il Libro Bianco individua sette possibili scenari evolutivi, tra cui la creazione di strumenti finanziari comuni, la revisione della governance delle reti e una maggiore armonizzazione delle regole tra Stati membri.
In questo contesto, l’integrazione tra reti fisse e mobili, infrastrutture fisiche e virtuali, cloud e edge computing, diventa fondamentale per garantire un ecosistema coerente e sostenibile. L’Europa punta a dotarsi di una visione industriale a lungo termine, con l’obiettivo di colmare il gap competitivo rispetto a Stati Uniti e Asia orientale.
Cavi sottomarini: un’infrastruttura invisibile ma essenziale
Una componente critica, spesso sottovalutata, è quella dei cavi sottomarini. La Commissione ha pubblicato una raccomandazione specifica per migliorare la resilienza, il coordinamento e la protezione di questi asset, responsabili del 99% del traffico dati globale. L’Europa, avendo una delle maggiori coste mondiali, è fortemente esposta ai rischi legati a incidenti o attacchi intenzionali, anche alla luce del nuovo contesto geopolitico.
La raccomandazione propone la creazione di piani nazionali di resilienza, una piattaforma europea per la condivisione delle informazioni e l’implementazione di standard di sicurezza comuni. Viene inoltre suggerito di istituire un sistema coordinato di licenze e monitoraggio, per garantire maggiore trasparenza e controllo su installazioni nuove ed esistenti.
Per Thierry Breton, commissario europeo al Mercato interno, “proteggere i cavi sottomarini significa proteggere la sovranità digitale dell’Europa”. Un concetto che non è più astratto: dalle transazioni bancarie ai dati sanitari, ogni servizio dipende ormai da questi collegamenti invisibili.
Banda ultralarga: accelerare l’adozione e le applicazioni
Il tema della banda ultralarga è centrale nell’architettura proposta dalla Commissione. Le reti Gigabit sono considerate non solo fondamentali per la produttività economica, ma anche per la coesione sociale e territoriale. Senza una copertura capillare ed efficiente, sarà impossibile abilitare servizi avanzati come telemedicina, smart manufacturing, IA distribuita e metaverso.
Inoltre, la banda ultralarga è un fattore abilitante trasversale: dalla pubblica amministrazione alla scuola, passando per la sanità e la mobilità intelligente, le applicazioni innovative richiedono latenze minime e capacità massima. L’UE invita gli Stati membri a valutare modelli cooperativi tra pubblico e privato, evitando la duplicazione delle infrastrutture e promuovendo l’efficienza degli investimenti.
Nell’ambito del Connecting Europe Facility – Digital, si prevedono meccanismi semplificati per il co-finanziamento dei progetti di espansione della banda larga, in particolare in aree rurali e meno servite. Questo rappresenta una novità rilevante per gli operatori locali, spesso ostacolati da barriere burocratiche e accesso limitato al credito.
Investimenti e semplificazione: leva per il mercato telco
La Commissione riconosce apertamente che il settore delle infrastrutture digitali in Europa è ancora troppo dipendente da investimenti frammentati e modelli business non sostenibili. Le nuove proposte puntano a un mix di strumenti finanziari, tra cui garanzie pubbliche, incentivi fiscali e nuovi fondi Ue, per stimolare partenariati industriali su larga scala.
Parallelamente, si vuole intervenire sul quadro normativo, riducendo la complessità autorizzativa per l’installazione delle reti, semplificando il rilascio di permessi e incentivando la condivisione delle infrastrutture passive. La prospettiva è quella di creare un mercato interno delle infrastrutture, dove le imprese possano operare secondo regole comuni e interoperabili, indipendentemente dallo Stato membro.
Per gli operatori telco, questo significa più spazio di manovra, ma anche nuove responsabilità: adottare modelli di business integrati, investire in cybersecurity e partecipare alla co-progettazione di architetture condivise diventerà cruciale per restare competitivi.
Sovranità tecnologica e sostenibilità: un binomio strategico
Un elemento trasversale al pacchetto è la volontà dell’Europa di rafforzare la propria sovranità tecnologica, riducendo la dipendenza da fornitori extraeuropei e controllando meglio le filiere strategiche. Questo non vuol dire chiudersi al mercato globale, ma essere in grado di definire standard propri, garantire interoperabilità e reagire a interruzioni esterne.
In parallelo, si rafforza l’attenzione alla sostenibilità ambientale. Le reti digitali devono essere efficienti anche dal punto di vista energetico: la Commissione invita a preferire infrastrutture alimentate da energie rinnovabili, progettate per durare e facili da aggiornare. Il Green Deal si applica anche al digitale, e le future infrastrutture dovranno rispettare criteri ESG fin dalla fase di progettazione.
Verso un modello europeo condiviso
Il pacchetto rappresenta una proposta strutturale, che richiede ora il coinvolgimento degli Stati membri e degli operatori privati per diventare operativo. L’ambizione è definire una vera politica industriale europea delle infrastrutture digitali, capace di guidare la transizione digitale nei prossimi dieci anni.
Non si tratta solo di coprire più territorio con la banda larga o di installare nuovi cavi: si tratta di ripensare l’intero ecosistema delle reti, rendendolo più efficiente, sicuro e orientato al futuro. Il dialogo aperto attraverso la consultazione pubblica rappresenta una prima occasione concreta per delineare un nuovo equilibrio tra esigenze di mercato, regole comuni e obiettivi strategici.
Per il settore telco, l’appuntamento è cruciale: chi saprà interpretare questa fase come un’opportunità di trasformazione industriale potrà assumere un ruolo centrale nella digitalizzazione europea. Chi resterà ancorato a logiche di breve periodo, rischia invece di restare ai margini del nuovo scenario continentale.
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