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«Corsi su misura per le aziende, solo così si gestisce la complessità»


«La formazione è fondamentale solo se è fatta in maniera sartoriale: non credo più ai corsi standard, quelli che portano in aula i casi trattati nelle università americane o chissà dove. Si deve partire dai bisogni degli imprenditori, conoscere i luoghi di produzione e offrire soluzioni mirate». Marina Puricelli è una docente della Sda Bocconi che all’esercizio accademico preferisce l’immersione nel mare delle piccole e medie imprese, per conoscere direttamente gioie e dolori degli imprenditori, «eroi indiscussi del tessuto economico italiano». Sarà lei a dirigere il corso di sviluppo manageriale del Programma US, presentato ieri a Cagliari. Ama ripetere che chi guida un’azienda, soprattutto in Sardegna, è portatore sano di «un modello originale di sviluppo», spesso in maniera inconsapevole, «perché presenta quattro caratteristiche uniche, che non si riscontrano in altre parti del mondo».

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Quali sono?

«Innanzitutto la piccola dimensione, spesso sono imprese di taglia micro: meno di dieci dipendenti e meno di 5 milioni di fatturato. Poi c’è quasi sempre al comando un imprenditore e non un manager. Il terzo aspetto riguarda la proprietà, prevalentemente familiare. Infine, una spiccata vocazione manifatturiera».

Spesso il concetto di successo è accostato alle imprese di grandi dimensioni.

«Anche in ambito accademico si dice che piccolo è brutto, la Pmi viene costantemente criticata e denigrata. Si accosta la figura dell’imprenditore a quella di un faccendiere o giù di lì. Sono litanie ideologiche e snob».

Qual è invece la realtà?

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«L’Italia è settima nella classifica delle potenze mondiali e quarta per l’esportazione, siamo a pari merito col Giappone che ha il doppio dei nostri abitanti. E siamo sesti per automazione e uso dei robot negli stabilimenti».

Nella vita di un’azienda però si affrontano tanti momenti difficili. Cosa fare per non incepparsi?

«Bisogna riconoscere e valorizzare le corrette prassi gestionali all’interno delle imprese. Per farlo bisogna evitare di guardarsi troppo la punta delle scarpe e uscire dall’azienda, confrontarsi con i colleghi che hanno fatto più strada e inserirsi in una formazione mirata. Il Programma US va proprio in questa direzione».

Qual è l’errore ricorrente degli imprenditori?

«La chiusura mentale e l’abitudine alla lamentela, oltre a una scarsa attenzione all’organizzazione dell’azienda. Come dire: io sono bravo a fare gli affari, poi il resto si sistemerà da solo. Ma non è così. Nel corso insegneremo a gestire la complessità e faremo in modo che gli imprenditori parlino dei loro problemi: dal confronto nascono le soluzioni».

I dazi sono un pericolo o un’opportunità?

«Il modello della piccola impresa si posiziona su un mercato di fascia alta, quello che sarà meno interessato da un innalzamento dei prezzi. Se alla ricca signora americana piace una determinata bottiglia di vino continuerà a comprarla anche se costa di più. La qualità salva da qualsiasi dazio».

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