Risultato netto in crescita del 12%, ma cambian la composizione dei ricavi: giù i margini sui prestiti. E Unicredit batte Intesa in Borsa
Cieli sereni sull’industria bancaria italiana. Dopo un 2024 da incorniciare, che si era concluso con utili netti per le prime cinque banche italiane pari a 23,658 miliardi di euro, il 2025 si è aperto incrementando la stessa positiva tendenza. Le prime cinque banche d’Italia hanno chiuso la trimestrale al 31 marzo 2025 con utili netti cumulati pari a 6.752,681 milioni di euro, in crescita di 733,488 milioni rispetto ai 6,019193 miliardi dei primi tre mesi dello scorso anno. Un aumento rilevante, pari al 12,185 per cento. Se alle prime cinque banche per dimensione aggiungiamo le successive otto, si aggiungono ulteriori 1.950,902 milioni (erano 1.791,702 l’anno prima) che portano il totale a 8.703,583 milioni di euro, in crescita dell’11,428 per cento rispetto ai 7.810,895 milioni registrati in apertura dello scorso anno. Se, come abbiamo scritto una settimana fa su L’Economia, il risiko bancario fa bene all’umore e al portafoglio degli azionisti degli istituti di credito, che hanno visto moltiplicare in maniera significativa il valore del loro investimento negli ultimi quattro mesi, è altrettanto vero che l’industria bancaria sta continuando a vivere una bella stagione, dove si vedono i frutti concreti di un lavoro di pulizia dei conti da un lato e di una marcata digitalizzazione dei servizi dall’altro.
I segnali per l’immediato futuro
Gli 8,7 miliardi di utili netti prodotti in tre mesi dalle prime tredici banche commerciali italiane dimostrano proprio questo e le big si combattono ogni cliente. Numeri alla mano, Unicredit conferma anche in questo trimestre utili superiori a quelli di Intesa e, soprattutto, evidenzia una capitalizzazione di Borsa che, per la prima volta dopo molti anni, è la prima del settore in Italia. Il cielo è sereno, ma ciò non significa che tutto vada per il meglio. La vicenda di illimity, con la revisione degli utili e l’offerta pubblica di acquisto e scambio sulla totalità delle sue azioni che Banca Ifis ha in essere proprio in queste settimane, conferma che il terreno può diventare rapidamente scivoloso quando non si riesce ad interpretare in anticipo le tendenze del mercato e la sua possibile evoluzione. Il mercato offre segnali in continuazione. Basta volerli vedere. La tendenza del prossimo futuro, ad esempio, è di una variazione delle fonti di reddito. I due principali elementi che contribuiscono alla solidità dei conti degli istituti di credito sono gli interessi, che maturano dalla remunerazione dei prestiti concessi alla clientela fatta da famiglie e imprese, e le commissioni che derivano da tutta una serie di servizi che la banca offre, dal cambio valuta alle consulenze, dai servizi di Borsa alle operazioni di ristrutturazione, fusione o acquisizione. Un universo molto ampio.
Il rapporto interessi-commissioni
Per tutto il 2024 i tassi di interesse hanno garantito ritorni elevati al sistema. Rispetto all’epoca dei tassi zero, o vicini allo zero, i ricavi da questa voce di bilancio si sono impennati, anche se sono rimasti lontanissimi da momenti in cui il denaro si pagava ben più caro di oggi. Adesso questa tendenza sta rallentando. Le banche centrali e soprattutto la Bce, ha sforbiciato a colpi di 25 punti base (0,25%) il costo del denaro nell’Eurozona. La Federal Reserve americana si muove con maggior circospezione, ma la direzione è la medesima. Sono operazioni meditate, perché i loro effetti si riflettono sul mercato in tempi non brevissimi, ma su ampia scala. Quindi, per le banche italiane, la tendenza è verso un inaridimento di questa fonte di ricavi. Nei primi tre mesi del 2025 le prime cinque banche hanno registrato interessi netti per 9.276,81 milioni di euro, una cifra che risulta in calo del 5,5 per cento rispetto a un anno prima, quando erano 9.815,016 milioni. In un anno, insomma, alle prime cinque banche italiane sono venuti meno 540,206 milioni di euro di interessi netti. Discorso di segno diverso per le commissioni. In questo caso nei primi tre mesi del 2025 sono ammontate a 6.211,005 milioni, erano 5,788,643 milioni l’anno prima. Un incremento del 7,296 per cento che significa aver incassato 422,362 milioni di euro in più. La somma algebrica delle due voci, commissioni e interessi netti, offre un risultato negativo: mancano 117,844 milioni rispetto a un anno fa. Nulla di grave. Ma nulla di sottovalutabile.
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