I piani green dell’Europa e il sostegno del governo italiano. Le imprese all’avanguardia del nostro Paese e la finanza etica che premia la sostenibilità. Alcuni protagonisti dell’evento Phygital Sustainability Expo® raccontano la grande rivoluzione che sta cambiando il mondo
La sostenibilità è diventata la parola chiave per interpretare i nostri tempi, un elemento imprescindibile per capire la società, la politica e il mondo delle aziende. «La sostenibilità è un concetto molto ampio», spiega Eugenio de Blasio, fondatore e presidente di Green Arrow Capital, una piattaforma di gestione del risparmio focalizzata negli investimenti alternativi che parlerà di finanza sostenibile al Phygital Sustainability Expo®. «Si pensa che sia correlata solo all’ambiente, invece è anche economica e sociale. Facciamo un esempio: siamo grandi tifosi delle auto elettriche, ma se dobbiamo trasformare tutte le fabbriche tradizionali in pochissimo tempo e mandare a casa milioni di lavoratori, non è sostenibile».
Si parla quindi di parametri Esg, “Environmental, Social and Governance”: sono utilizzati per valutare la sostenibilità e l’impatto etico di aziende o investimenti. «La finanza sostenibile deve coniugare questi aspetti. Ma la transizione green è una rivoluzione eccezionale: per i nostri giovani c’è un futuro migliore, perché sarà tutto più a misura di impatto ambientale, sociale ed economico». Che cosa si intende per ritorni economici sostenibili? «Guardiamo alle energie rinnovabili: all’inizio hanno ricevuto tanti sussidi da parte dei governi. Oggi grazie alla diffusione di queste tecnologie c’è un ritorno economico: l’energia che proviene dai pannelli fotovoltaici non costa più di quella da fonti inquinanti», dice de Blasio. E le grandi società più attente ai criteri Esg hanno rendimenti migliori. «Noi selezioniamo quindi opportunità di investimento con la potenzialità di diventare sostenibili dal punto di vista ambientale, economico e sociale. Tra le aziende in cui abbiamo investito c’è Invicta: in passato produceva zaini in modo tradizionale. Ora usa il 96 per cento di materiale riciclato e l’impermeabilizzazione è fatta con bottiglie di plastica riciclate». E nella finanza sostenibile c’è trasparenza: «Facciamo controlli. Il rischio del “green-washing”, dichiarare di fare qualcosa di sostenibile senza farlo davvero, non c’è».

L’Unione Europea ha un ruolo fondamentale in questa transizione. «Il Green Deal è il pilastro fondamentale della strategia europea. Ha obiettivi molto ambiziosi: il taglio delle emissioni di anidride carbonica del 55 per cento entro il 2030 e la neutralità climatica per il 2050, cioè l’equilibrio tra le emissioni di gas serra prodotte dall’attività umana e quelle assorbite», spiega Carlo Corazza, direttore dell’Ufficio del Parlamento europeo in Italia (partner del Phygital Sustainability Expo®), relatore al convegno. «E quando l’Unione europea stringe accordi commerciali con altri Paesi, mette in campo una diplomazia da Green Deal». Che cosa significa? Consideriamo India e Cina: hanno produzioni più inquinanti delle nostre. «Per compensare la minore sostenibilità dei loro prodotti alla frontiera viene applicato una sorta di dazio», dice Corazza. «Che va poi a sostenere le politiche Green Deal promuovendo tecnologie sostenibili nell’Unione Europea. Un terzo di tutte le risorse dell’Unione va a promuovere la sostenibilità».

In questa grande rivoluzione, anche il Made in Italy sta cambiando volto. «Nell’ultimo anno siamo stati nell’Unione europea il Paese che ha attratto più nuove iniziative di investimento dall’estero, per un valore di circa 35 miliardi», spiega Federico Eichberg, capo di gabinetto del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, partner dell’evento a Roma. E oltre ai nostri settori strategici tradizionali – moda, food, design, mondo dell’auto – se ne stanno sviluppando altri. «È cresciuta la space economy italiana, dai lanciatori ai satelliti per le telecomunicazioni o l’osservazione sulla Terra, fino all’elaborazione dei dati. Nella blue economy siamo campioni sia nei super yacht sia nelle navi da crociera (circa il 47 per cento della produzione è in Italia). E siamo bravi nei cavi sottomarini. Si stanno affermando imprese culturali o creative innovative. Come le tecnologie laser proiettate sui monumenti. Oppure quelle immersive come la Realtà Virtuale o la Realtà Aumentata che creano esperienze coinvolgenti nel turismo». E sono nate le “Case del Made in Italy”. «Sono uffici del Ministero, che aiutano le aziende e le associazioni di categoria: fanno conoscere gli incentivi, gli strumenti per tutelare i prodotti italiani, ma anche le tecnologie emergenti come l’intelligenza artificiale o la cyber security. Un modo per fare sistema e offrire un aiuto pratico».
La cultura digitale sta anche trasformando i comportamenti sociali: le tecnologie immersive ne sono uno strumento. Si parla di “phygital”, la fusione di mondo fisico (physical) con quello digitale (digital). «Oggi le esperienze non sono solo fisiche, ma neanche solo digitali, perché per comunicare o acquistare un oggetto abbiamo bisogno di sperimentare con tutti i cinque sensi. E nel digitale tatto e olfatto non esistono», dice Antonio Squeo, Ceo di Hevolus, technological partner del Phygital Sustainability Expo®. «La tecnologia offre nuove esperienze usando la creatività.

Per questo nella nostra azienda abbiamo informatici ma anche sceneggiatori, per creare uno storytelling coinvolgente». Un esempio? Hevolus ha creato Chicco, un avatar realizzato con l’intelligenza artificiale con tecnologia Microsoft: al supermercato, potrai “parlare” con lui. Ti racconterà come nasce la farina di frumento Altograno del gruppo Casillo: fai una domanda, lui risponde con la sintesi vocale e l’animazione facciale. E per Phygital Sustainability Expo®, Hevolus lancia un “agente conversazionale” che accompagnerà i visitatori commentando il programma in qualsiasi lingua. «È una specie di WhatsApp con cui puoi parlare».
Ma in una fase di grande incertezza, quale sarà l’impatto dei dazi americani? «La partita è ancora aperta, speriamo prevalga la ragionevolezza, come propone l’Italia», dice Eichberg. «Ci sono settori già colpiti – siderurgia, automotive e moda – e potenzialmente potrebbero essere coinvolti settori di grande rilievo, in primis l’agroalimentare. Ma speriamo che si arrivi a una mediazione. In ogni caso siamo impegnati da subito, con i colleghi del Ministero degli Esteri, nella valutazione di forme di supporto, di campagne straordinarie negli Stati Uniti per fidelizzare gli acquirenti anche in presenza di dazi e di esplorazione di nuovi mercati».
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