Che sulla lotta contro i cambiamenti climatici e la transizione ecologica ci fosse un cambiamento di rotta era evidente. Lo hanno dimostrato le dichiarazioni di numerosi capi di governo europei, le scelte dei parlamenti e gli orientamenti dei partiti politici. Lo spostamento a destra della nuova Commissione europea diretta dalla conservatrice tedesca Ursula von der Leyen non ha fatto che confermare questa tendenza, al di là delle dichiarazioni di facciata. Ma la “prova”, come sempre, arriva dai numeri. Ovvero dagli investimenti a favore delle politiche di mitigazione e adattamento.
Investimenti per il clima: crescita ferma e rischio di calo nel 2024
Un rapporto pubblicato dall’Institute for Climate Economics (I4CE), istituto di ricerca con sede a Parigi, ha rivelato come le cifre stanziate nel 2023 siano aumentate solamente dell’1,5% rispetto all’anno precedente. Parliamo di 498 miliardi di euro rispetto ai 491 miliardi del 2022: una dinamica che inverte una tendenza di forte crescita che si era registrata nel recente passato.
Ma ad apparire ancora più inquietanti sono i dati del 2024: benché si tratti di informazioni ancora provvisorie, le prime stime indicano come, probabilmente, si sia andati incontro a un calo. Si tratta di un trend che potrebbe mettere seriamente a rischio l’obiettivo che l’Unione europea si è fissata in termini di riduzione delle emissioni di biossido di carbonio: -55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990.
Gli investimenti pubblici e privati per la transizione sono insufficienti: meno degli 842 miliardi l’anno fino al 2030 che servirebbero
«L’Unione europea deve invertire la tendenza e farlo con estrema urgenza – ha commentato l’I4CE -, aumentando gli investimenti. Ciò anche per evitare un impatto che potrebbe tradursi in costi molto più elevati sul lungo termine, sia sul piano economico che ecologico». Numerosi studi, infatti, da tempo avvertono che il prezzo dell’inazione è molto più elevato rispetto a quello dell’azione immediata.
L’analisi in questione prende in considerazione sia gli investimenti pubblici che quelli privati: Stati, enti locali, istituzioni, imprese e privati. E si concentra su quattro settori: energia, immobiliare, trasporti e produzione di tecnologie a basso impatto ambientale (come ad esempio le componenti dei sistemi di sfruttamento delle fonti rinnovabili). Soprattutto, il rapporto evidenzia la distanza ancora esistente rispetto a quanto sarebbe necessario per centrare gli obiettivi settoriali fissati dalla stessa Unione europea.
Ad esempio, per quanto riguarda la capacità installata nel settore eolico, si punta a raggiungere i 510 gigawatt entro il 2030. Per gli edifici residenziali a diminuire il consumo di energia del 16% rispetto al 2020. Mentre per le automobili private si spera di raggiungere un -55% di emissioni di gas a effetto serra per chilometro percorso. Ebbene, per completare la roadmap occorrerebbero 842 miliardi di euro all’anno tra il 2025 e il 2030.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link