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Transizione climatica in Italia: -26% di emissioni, ma servono investimenti e impegno delle imprese


(Teleborsa) – L’Italia sta intraprendendo un percorso a ostacoli verso la transizione ecologica, ma il traguardo è ancora lontano. Il nostro Paese ha ridotto del 26% le proprie emissioni di gas serra rispetto al 1990, con un calo del 6,8% nel 2022 e del 7% nel 2023. Tuttavia, secondo le stime, per arrivare al 2050 serviranno oltre 1.010 miliardi di euro di investimenti, di cui 150-180 miliardi già entro il 2030. In particolare, sono i settori dei trasporti, dell’edilizia e dell’industria ad avere ancora trend emissivi stabili o, addirittura, in crescita. In questo contesto è fondamentale non solo investire, ma anche rendere consapevoli le imprese, chiamate a misurare, pianificare e ridurre il proprio impatto per contribuire attivamente alla transizione. È quanto emerge dallo scenario elaborato da ClimateSeed – startup che offre alle imprese software e consulenza esperta in decarbonizzazione per misurare l’impronta di carbonio e implementare strategie di riduzione e compensazione delle emissioni di gas serra – su fonti italiane e internazionali, in occasione della Giornata mondiale dell’ambiente.

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Il 2050 è vicino: l’Italia deve accelerare decarbonizzazione, rinnovabili e investimenti

Nel quadro dell’European Green Deal e del Regolamento europeo sull’Effort Sharing, l’Italia si è impegnata a ridurre le emissioni dei settori non-ETS del 43,7% entro il 2030 e a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Negli ultimi 30 anni, il Paese ha ridotto del 26% le proprie emissioni di gas serra rispetto al 1990, passando da 522 a 385 milioni di tonnellate di CO2 equivalente. Secondo i dati ISPRA – Eurostat, solo tra il 2022 e il 2023, si è registrato un ulteriore calo del 7%, e del 18% rispetto al 2013. Un risultato significativo, sostenuto da molteplici fattori quali la diffusione delle energie rinnovabili, la riduzione dei consumi energetici, il miglioramento dell’efficienza energetica e il conseguente passaggio all’uso di combustibili a minor contenuto di carbonio. Tuttavia, i livelli attuali restano troppo elevati per centrare gli obiettivi fissati senza una decisa accelerazione.

Infatti, l’Italia è ancora legata al gas naturale e alla mobilità privata su gomma e per questo non risulta tra i Paesi “virtuosi” che sono riusciti a ridurre le emissioni senza sacrificare la crescita economica. Le criticità strutturali, dunque, rimangono: il settore dei trasporti, le cui emissioni provengono per oltre il 90% dal trasporto stradale, è responsabile del 28% delle emissioni nazionali. A questo si aggiungono poi il settore energetico e quello residenziale, che determinano rispettivamente il 21% e il 18% delle emissioni nazionali. Secondo l’analisi AGICI, per essere pronti al 2050 serviranno oltre 1.010 miliardi di euro complessivi. In questa prospettiva, le sole risorse messe a disposizione dal PNRR e dagli strumenti dell’UE non bastano: entro il 2030, saranno infatti necessari almeno 150-180 miliardi di euro in fondi aggiuntivi per raggiungere gli obiettivi fissati per il 2050.

Le aziende al centro della transizione

Alla luce delle criticità emerse nei settori ad alta intensità emissiva, il contributo del sistema produttivo italiano diventa essenziale. Le imprese hanno oggi la responsabilità e l’opportunità di agire in modo strategico lungo tutta la filiera. Il primo passo riguarda la misurazione accurata dell’impronta di carbonio, che consente di mappare le principali fonti emissive e definire in modo puntuale le priorità di intervento. Da qui, le aziende possono sviluppare piani di riduzione validati scientificamente, con obiettivi misurabili nel tempo, e coinvolgere attivamente i propri fornitori in un percorso condiviso di decarbonizzazione, riducendo l’impronta di carbonio su tutta la supply chain. Un ulteriore strumento concreto è il sostegno a progetti certificati di rimozione o evitamento del carbonio, attraverso l’acquisto di crediti generati da iniziative ad alto impatto sociale e ambientale. In questo scenario, realtà come ClimateSeed supportano le imprese con software tecnologici e innovativi e servizi di consulenza esperta, affiancandole concretamente nella definizione di un piano di riduzione efficace. Le aziende che investono oggi in sostenibilità rafforzano infatti il proprio posizionamento, rispondono alle attese di consumatori e stakeholder, e contribuiscono in modo diretto alla costruzione di un’economia a basse emissioni.

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“I dati dimostrano che l’Italia deve compiere ancora diversi passi per accelerare la corsa verso la neutralità climatica“, afferma Edoardo Bertin, AD di ClimateSeed in Italia. “Non solo gli investimenti pubblici, anche le aziende possono giocare un ruolo attivo, incluse quelle non soggette ad obblighi normativi. Per questo è importante investire in strumenti concreti e soluzioni innovative che aiutino le aziende a passare all’azione, senza perdersi o confondersi a causa delle nuove normative o piani poco chiari. Lavorare oggi a strategie di decarbonizzazione non significa solo contribuire al bene collettivo, ma costruire il proprio vantaggio competitivo di domani. ClimateSeed è al fianco delle imprese per rendere accessibili strategie e strumenti necessari per trasformare l’impegno ambientale in un’azione concreta e misurabile. Fornitori di soluzioni, imprese e istituzioni possono collaborare armonicamente per il raggiungimento della neutralità climatica e fare la differenza. La Giornata mondiale dell’ambiente è l’occasione giusta per ribadire che il futuro climatico si costruisce oggi, insieme”.





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