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INPS – Cari pensionati, manterrete voi i giovani disoccupati: altri 1400€ in meno sul cedolino | Scippo di Stato legalizzato


Ti sei mai chiesto chi pagherà il conto della disoccupazione giovanile? E se la risposta ti riguardasse più da vicino di quanto immagini?

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Il peso di questa sfida sociale, a quanto pare, potrebbe ricadere proprio sulle tue spalle.

Preparati a scoprire come una nuova misura governativa potrebbe trasformarsi in un vero e proprio “scippo di Stato legalizzato”.

Un onere inatteso che rischia di alleggerire il tuo portafoglio, euro dopo euro.

Si tratta di un cambiamento che avrà un impatto diretto sulle tue finanze.

Tagli in vista

La Legge di Bilancio 2025 porta una novità che tocca da vicino pensionati e lavoratori. Si tratta del ritorno della “Decontribuzione Sud”, un incentivo per le imprese che assumono nel Mezzogiorno. Il problema? Questa misura, seppur lodevole negli intenti, subisce una riduzione significativa nella percentuale di sgravio. L’INPS, con la circolare 32 del 30 gennaio, ha fornito le istruzioni operative, valide da febbraio 2025. Il governo conferma l’agevolazione ma in una versione “depotenziata”. Per il 2025, lo sgravio scende dal 30% al 25% per le micro, piccole e medie imprese (fino a 250 dipendenti) nelle regioni di Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna. Questo taglio progressivo arriverà fino al 15% nel 2029. Il beneficio è destinato ai contratti a tempo indeterminato attivi, con l’obiettivo di incrementare l’occupazione netta.

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Lo sgravio si applica ai datori di lavoro privati (esclusi agricoltura e lavoro domestico) e non include i contributi INAIL. Condizioni essenziali sono il possesso del DURC, il rispetto delle norme su lavoro e sicurezza, l’applicazione dei contratti collettivi e l’adempimento degli obblighi per l’assunzione di disabili. Per i lavoratori a tempo indeterminato assunti entro il 31 dicembre 2024, lo sgravio è di 145 euro mensili massimi per il 2025. Questa cifra scenderà a 125 euro nel 2026 e a 75 euro nel 2029. Questo significa, per chi percepisce una pensione o per chi contribuirà in futuro, una riduzione indiretta del gettito contributivo complessivo che alimenta il sistema pensionistico.

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Monete (Foto di Anja da Pixabay) – pianoinclinato.it

Un “sacrificio” collettivo

L’INPS gestirà il beneficio, con un finanziamento di circa 7,1 miliardi di euro fino al 2030. È importante notare che questa misura assorbe gran parte delle risorse del Fondo per il contrasto al divario occupazionale e allo sviluppo delle aree svantaggiate, inizialmente destinate all’acquisizione di beni strumentali per le imprese del Sud (9,1 miliardi di euro fino al 2029). Sebbene siano previste alcune misure di compensazione, come la riconversione di 600 milioni di euro per il credito d’imposta nelle Zone Economiche Speciali (ZES), il quadro generale evidenzia un riorientamento dei fondi.

Un aspetto cruciale è la non cumulabilità della Decontribuzione Sud con altri incentivi all’assunzione, come il “bonus giovani” o il “bonus donne”, previsti dal Decreto-Legge n. 60/2024 “Coesione”. Questo significa che le imprese dovranno scegliere quale agevolazione applicare, limitando la possibilità di combinare i benefici.



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