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le fonderie italiane rischiano il collasso tra export in calo e concorrenza cinese Periodico Daily


Il raddoppio dei dazi USA su acciaio e alluminio, ora al 50%, rappresenta un duro colpo per l’intero settore delle fonderie italiane, già provato da una crisi strutturale. A lanciare l’allarme è Fabio Zanardi, presidente di Assofond, l’associazione di Confindustria che rappresenta le imprese del comparto metallurgico.

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“Questo inasprimento della guerra commerciale con gli Stati Uniti – spiega Zanardi – non favorisce né l’economia americana, che dipende ancora dall’import di alluminio grezzo, né quella europea. Per l’Italia, le conseguenze saranno doppie: da un lato, il crollo dell’export verso gli USA (-66% in volume e -45% in valore nel 2024), dall’altro il rischio che l’Europa venga invasa da prodotti a basso costo provenienti da Cina e altri Paesi esclusi dal mercato americano”.

Produzione in calo: nel 2024 crolla il settore fonderia in Italia

Il settore delle fonderie italiane, che conta circa 900 imprese e 23.000 addetti, ha chiuso il 2024 con numeri fortemente negativi. La produzione totale si è attestata a 1,6 milioni di tonnellate di getti, registrando un calo del -12,3% rispetto al 2023, con un fatturato sceso a 6,6 miliardi di euro (-12,8%).

Le difficoltà maggiori si riscontrano nelle fonderie di metalli ferrosi, la cui produzione è scesa del -17,2% (855.988 tonnellate), mentre le fonderie di metalli non ferrosi hanno contenuto le perdite al -6,1% (777.461 tonnellate). Nonostante ciò, il settore mantiene una forte vocazione all’export, che rappresenta il 69% del fatturato complessivo.

Crisi energetica e concorrenza interna aggravano il quadro

Zanardi sottolinea anche il peso dei costi energetici: “Paghiamo l’elettricità molto più che in altri Paesi europei. I costi insostenibili stanno schiacciando le imprese, che, nel tentativo di restare a galla, si trovano costrette a trasferirli sui clienti, perdendo così competitività anche all’interno dell’UE”.

Proprio questi temi saranno al centro dell’assemblea generale di Assofond, in programma il 13 giugno a Soave (VR), dal titolo: “Le fonderie italiane nel contesto europeo: quali politiche industriali?”.

Fonderie italiane: un comparto strategico per l’export e l’economia circolare

Le fonderie italiane sono da sempre un punto di forza del Made in Italy industriale, specializzate nella produzione di componenti su misura per settori strategici come automotive, meccanica, edilizia, aerospazio, energia e design. Solo nella provincia di Brescia, definita il “distretto delle fonderie”, operano 165 aziende con oltre 5.000 addetti, che producono quasi un quinto del totale nazionale.

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Il comparto si distingue anche per il contributo alla transizione ecologica e all’economia circolare. Le fonderie, infatti, riutilizzano rottami metallici per la produzione, riducendo drasticamente l’impatto ambientale e la dipendenza da materie prime. Oltre il 95% delle terre esauste viene riutilizzato, mentre il 74% del materiale impiegato nei forni elettrici proviene da riciclo.

Investimenti green: -72% emissioni di polveri, -30% rifiuti

Nel 2019, ben il 21% degli investimenti delle fonderie italiane è stato destinato alla riduzione dell’impatto ambientale – una quota ben superiore a quella del settore manifatturiero (1,4%) e di quello metallurgico (3,5%). Grazie a queste strategie, le emissioni di polveri sono calate del 72% dal 2003 e la produzione di rifiuti per tonnellata di getti è scesa del 30% tra il 2000 e il 2019.

Anche i consumi idrici sono sotto controllo: il 95% dell’acqua utilizzata nei cicli di raffreddamento viene recuperata internamente.

L’appello di Assofond: politiche industriali concrete contro il declino

Dopo 26 mesi consecutivi di calo della produzione industriale, le fonderie italiane chiedono un cambio di rotta. Servono interventi urgenti per ridurre il costo dell’energia, garantire protezioni contro la concorrenza sleale extraeuropea e valorizzare il ruolo del settore nella green economy.

Le fonderie non sono solo un pilastro industriale, ma anche un esempio virtuoso di economia circolare applicata alla metallurgia. Senza un piano strutturale, però, l’intero comparto rischia di scomparire.



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