Cessione crediti fiscali

procedure celeri

 

Con Intelligenza Artificiale fino a 5 milioni di ore risparmiate




Fonte foto: 123RF


Carta di credito con fido

Procedura celere

 

Cinque milioni di ore risparmiate in un anno grazie all’adozione dell’Intelligenza Artificiale (AI) nei luoghi di lavoro italiani: il dato arriva direttamente dall’Osservatorio HR Innovation Practice del Politecnico di Milano. Eppure, nonostante questi numeri, il benessere dei lavoratori è ai minimi storici. Solo il 10% dichiara di “stare bene” – fisicamente, relazionalmente e mentalmente – sul posto di lavoro.


In Italia l’AI si diffonde, ma senza direzione. L’adozione nelle imprese è rapida ma disordinata, spesso affidata più all’iniziativa individuale che a una strategia aziendale strutturata. In ben l’85% dei casi, i lavoratori utilizzano strumenti gratuiti trovati online, con tutto ciò che ne consegue in termini di sicurezza, efficienza e integrazione.

Ore e risorse risparmiate grazie all’Intelligenza Artificiale, come vengono utilizzate?

Solo un’organizzazione su sette si preoccupa di valutare davvero l’impatto delle tecnologie adottate. Eppure, lo stesso Osservatorio ci ricorda che chi utilizza l’AI nei propri compiti – circa un terzo dei lavoratori – risparmia in media 30 minuti al giorno, che diventano 50 per gli utenti più assidui.

Dilazioni debiti fiscali

Assistenza fiscale

 

Nel concreto, queste ore vengono reinvestite per aumentare la produttività (60%), per dedicarsi ad attività a maggior valore aggiunto (53%) o – ed è forse il dato più umano – per dedicare tempo alla famiglia e alla vita privata (44%). Ma questa potenziale riumanizzazione del tempo lavorativo non sembra sufficiente a invertire la rotta di un malessere ormai strutturale.

Sempre più quiet quitters tra i lavoratori

Il 2025 si presenta come l’anno del Great Detachment, l’ultima mutazione del disagio lavorativo dopo la Great Resignation e il Great Regret. I lavoratori non fuggono più, non si pentono più. Si staccano. Si disinnescano emotivamente. Restano al loro posto, ma si ritirano psicologicamente. Secondo i dati PoliMi, i quiet quitters – coloro che fanno solo lo stretto indispensabile – sono ormai uno su sette. E anche tra coloro che hanno cambiato lavoro, il 20% si dichiara pentito, nonostante un drastico calo rispetto al picco del 56% dell’anno precedente.

Questa condizione di stagnazione psicologica si alimenta di un’economia percepita come instabile, di salari non allineati al costo della vita, e di un clima generale di incertezza. La paura della recessione e l’inflazione spingono i lavoratori ad aggrapparsi alla sicurezza, mettendo da parte sogni e ambizioni. Così l’intelligenza artificiale, anziché liberare energie creative, finisce per operare in un contesto emotivamente anestetizzato.

Eppure le aziende stanno investendo in innovazione. Basti pensare che, secondo i dati dell’Osservatorio, il 45% ha adottato soluzioni AI nei processi HR, il 60% a supporto della produttività individuale. Ma è un investimento cieco, privo di una regia culturale e organizzativa.

Mancano sempre più lavoratori qualificati

Un altro fronte caldo è quello delle competenze. Il talent shortage (ovvero la mancanza di lavoratori altamente qualificati) è il vero problema delle imprese italiane: il 78% fatica ad assumere.

Mancano lavoratori formati e preparati in ambiti chiave come AI, Big Data e cybersecurity. E se da un lato cresce l’attenzione alla formazione interna, dall’altro solo un’azienda su tre ha avviato un’analisi strutturata per identificare le competenze critiche. Eppure, dove si sperimenta un’organizzazione skill-based – cioè fondata sulle competenze e non sui ruoli – il benessere e l’engagement dei dipendenti migliorano sensibilmente. I lavoratori “pienamente motivati” infatti passano dal 17% al 42%, e quelli che “stanno bene” dal 10% al 18%.

Non si tratta, quindi, solo di tecnologia. Si tratta di cultura organizzativa, di leadership e visione. Bisogna quindi trasformare l’AI da strumento di efficienza in leva di riprogettazione profonda del lavoro, soprattutto se si considera che oggi la generazione più ambita dalle aziende è la GenZ, che chiede un rapporto nuovo con il lavoro, in equilibrio con vita privata e benessere.

Cessione crediti fiscali

procedure celeri

 

In questo contesto, l’intelligenza artificiale rimane uno strumento potente, ma neutro. Può accelerare, semplificare, migliorare, ma non basta introdurla, perché bisogna governarla. E soprattutto, bisogna sapere dove si vuole andare. Perché anche cinque milioni di ore risparmiate rischiano di essere un’occasione persa, se non vengono restituite alle persone come valore, come motivazione, come benessere.





Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Conto e carta

difficile da pignorare