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Nuovo scenario dei dazi Usa, come possono reagire le imprese italiane?




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Ultim’ora news 3 giugno ore 17


Negli ultimi giorni alcune sentenze emesse da tribunali statunitensi hanno messo in discussione la legittimità di dazi rilevanti introdotti dall’Amministrazione Trump. Il 28 maggio la Us Court of International Trade ha annullato vari dazi imposti in base all’International Emergency Economic Powers Act (Ieepa), tra cui quelli su merci da Canada, Messico e Cina legati al contrasto del traffico di fentanyl, nonché un ordine esecutivo del 2 aprile che aveva introdotto dazi «globali».

Secondo la Corte, il presidente avrebbe superato i limiti previsti dalla normativa, tradizionalmente applicata per bloccare transazioni finanziarie con soggetti esteri pericolosi, ma mai prima utilizzata per imporre dazi. Il giorno seguente anche la Us District Court per il District of Columbia ha affermato, in un procedimento distinto, che l’Ieepa non autorizza tali misure.

Fine dell’incertezza?

Le decisioni non sono definitive. Il 29 maggio la Us Court of Appeals for the Federal Circuit ha concesso una sospensione amministrativa lasciando in vigore i dazi per alcune settimane in attesa dell’esame del ricorso del governo. Sarà la Corte d’Appello a decidere se mantenerli durante l’intero iter dell’impugnazione.

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È rilevante notare che tali decisioni non incidono su altri regimi tariffari, come quelli previsti dalla sezione 232 del Trade Expansion Act (acciaio, alluminio, auto) o dalla sezione 301 del Trade Act (contro pratiche cinesi). Anche in caso di annullamento definitivo l’Amministrazione americana potrebbe usare altre basi legali per reintrodurre misure simili.

Impatto sulle aziende italiane

Dall’introduzione dei dazi più recenti molte multinazionali italiane hanno iniziato ad analizzarne l’impatto, talvolta rendendosi conto di non aver dedicato sufficiente attenzione alle strategie di mitigazione disponibili. Senza un approccio strutturato rischiano costi doganali eccessivi o la perdita di opportunità di ottimizzazione.

Anzitutto è essenziale utilizzare nei contratti Incoterms adeguati, in quanto determinano chi è responsabile del pagamento dei dazi doganali alle autorità americane. Gli esportatori dovrebbero preferire clausole che attribuiscano tale onere all’importatore.

In secondo luogo, è opportuno che le imprese italiane rivedano con attenzione le pratiche di valutazione doganale e classificazione delle merci per assicurare la conformità alle norme statunitensi ed evitare errori che comportino pagamenti eccessivi o sanzioni particolarmente rilevanti in un contesto di controlli doganali rafforzati. Diventa quindi essenziale verificare le classificazioni tariffarie per identificare codici con dazi ridotti o esenzioni applicabili.

Strategie commerciali più elaborate

Le aziende italiane possono valutare anche i benefici dell’accordo Usmca (United States-Mexico-Canada Agreement), che consente l’ingresso esente da dazi negli Stati Uniti per prodotti che rispettano i requisiti di origine canadese o messicana. Adeguare le proprie attività produttive in questi Paesi per soddisfare tali criteri può generare risparmi significativi.

Un’ulteriore strategia può essere quella di importare prodotti semilavorati o non assemblati. Qualora l’assemblaggio finale o il collaudo avvengano negli Usa si può beneficiare di un valore doganale inferiore rispetto a quello del prodotto finito, con conseguente riduzione dei dazi.

Infine, le imprese che riesportano o producono localmente possono utilizzare le Foreign Trade Zones o i programmi di duty drawback, che consentono di sospendere o recuperare i dazi versati. Si tratta di strumenti particolarmente adatti alle catene di fornitura globali.

L’incertezza è ormai l’unica certezza

Nonostante l’incertezza normativa è probabile che i dazi rimangano una componente stabile del commercio Usa. L’incertezza sulle misure effettivamente applicabili tuttavia è destinata a proseguire. Le imprese italiane che adotteranno soluzioni strategiche saranno meglio posizionate per affrontare futuri sviluppi e per rafforzare la competitività. (riproduzione riservata)

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