È una storia di continui successi quella dell’industria mangimistica italiana, accompagnata nella sua crescita da Assalzoo, l’associazione che riunisce le imprese del settore e che in questi giorni ha celebrato il suo 80esimo anno di vita, iniziata nel 1945.
Anni di crescita costante, a volte tumultuosa, avendo come faro di riferimento la sostenibilità.
Così dalla miriade di piccoli stabilimenti attivi negli anni ’50 dai quali usciva poco più di mezzo milione di tonnellate di mangimi, si è arrivati oggi a una produzione di circa 13 milioni di tonnellate.
Al contempo si è completamente trasformato lo scenario produttivo, dove gli stabilimenti più piccoli e meno efficienti, in altre parole meno sostenibili, hanno ceduto il passo a imprese strutturate ed efficienti, in grado di innovare, ottimizzare le risorse, migliorare la sostenibilità.
Una “rivoluzione” che ha pochi eguali nel sistema produttivo del Paese e della quale il presidente di Assalzoo, Silvio Ferrari, va orgoglioso pensando al cammino svolto dall’associazione in tanti anni, non privi di difficoltà.
Tre fasi
Uno sviluppo avvenuto seguendo tre fasi temporali, la prima caratterizzata da una crescita esponenziale e tumultuosa che prosegue sino agli anni ’80.
A questa fa seguito quella della professionalizzazione che abbraccia i decenni a cavallo del secolo e infine quella della sostenibilità, con al centro l’innovazione.
Più efficienza per produrre di più e meglio con meno, scelte lungimiranti che hanno portato alla disponibilità di mangimi sicuri e con un’alta capacità nutrizionale.
Una sorta di volano di spinta per il resto della filiera, che a sua volta ha potuto migliorare produzione, caratteristiche e qualità dei prodotti di origine animale.
Una zootecnia più efficiente e sostenibile
Non è casuale che lo sviluppo delle imprese mangimistiche sia avvenuto di concerto con l’evoluzione del sistema zootecnico.
Negli anni ’60 una bovina produceva circa 40 quintali di latte l’anno. Oggi si sfiorano mediamente i 100 quintali, e di migliore qualità e maggiore sicurezza.
È solo uno degli esempi, replicabile in tutti i settori dell’allevamento, da quello avicolo a quello suinicolo.
Merito della genetica, certamente, ma non meno dell’alimentazione, che avvalendosi di dati scientifici sempre più puntuali ha permesso la messa a punto di mangimi perfettamente calibrati sulle esigenze nutritive degli animali.
Il risultato non è solo di carattere economico, ma associa valori di sostenibilità ambientale e di economia circolare.
Produrre di più, meglio e con meno è fra i valori aggiunti che le produzioni mangimistiche promettono e mantengono.
L’importanza della FeedEconomy
Impegni mantenuti puntando sull’ingegno degli imprenditori e sulla ricerca costante della qualità, come dimostra lo studio elaborato da Nomisma con la supervisione di Ersilia di Tullio e presentato in occasione degli 80 anni di Assalzoo.
Paolo De Castro, oggi presidente di Nomisma e noto per l’essere un attento paladino del mondo agricolo nel suo passato di europarlamentare e di ministro dell’Agricoltura, ha ricordato come “l’apporto della mangimistica alla crescita zootecnica rappresenti un tassello fondamentale per il successo del cibo italiano a livello mondiale, vero tratto distintivo del made in Italy“.
Per valutarne l’importanza è stato coniato il termine FeedEconomy, sintesi di una filiera complessa come quella alimentare, il cui valore ha raggiunto nel 2023 i 150miliardi di euro.
Sicurezza e qualità
Assalzoo, ha ricordato Lea Pallaroni, direttore generale dell’associazione, risponde a questa complessità della filiera offrendo risposte in tema di sicurezza e qualità dei mangimi, formulando percorsi per vincere la sfida della sostenibilità, favorendo quel confronto fra tutte le parti che consente alla mangimistica di essere un settore all’avanguardia.
Forte l’attenzione per l’Europa, che ha visto Assalzoo fra i soci fondatori di Fefac, la Federazione Europea dell’Industria Mangimistica, preposta al dialogo con la Commissione Europea in materia di regolamentazione e strategie sull’alimentazione animale.
Oggi guidata in veste di presidente da Pedro Cordero, che non ha lesinato per Assalzoo parole di elogio, la Fefac ha visto più volte la presenza ai vertici di imprenditori italiani, a conferma dell’importanza del nostro Paese in questo settore.
Visione di sistema
Ad Assalzoo è andato l’apprezzamento dei rappresentanti delle diverse “anime” della filiera agroalimentare.
Molte le sottolineature del presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, sul ruolo svolto dalle imprese mangimistiche per lo sviluppo degli allevamenti, evidenziandone l’attenzione alla scelta delle materie prime nell’ottica di una maggiore sostenibilità economica e ambientale.
Un impegno necessario sia per ridurre il nostro gap negativo sull’approvvigionamento di materie prime, sia per un’alimentazione di precisione in linea con l’evoluzione digitale delle nostre stalle.
Partecipando al confronto promosso da Assalzoo, iI presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, ha lanciato un appello per rafforzare il dialogo fra tutti gli attori della filiera zootecnica, con una visione di sistema dove siano rafforzate le alleanze e semplificata la burocrazia.
Sulla stessa scia Cristiano Fini, nella sua veste di presidente di Cia, che auspica nuove alleanze di filiera, fondate su sostenibilità, qualità, competitività e innovazione.
Auspici che si spera possano trovare conferma prima del novantesimo compleanno di Assalzoo.
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