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come l’economia circolare sta trasformando le telco


Il concetto di economia circolare si sta affermando come strategia industriale concreta anche nel mercato telco, trainata non solo da obiettivi ambientali ma anche da forti incentivi economici. A fronte di un contesto in cui l’innovazione tecnologica rende rapidamente obsoleti dispositivi e infrastrutture, il modello del refurbishing – ovvero la rigenerazione e rivendita di dispositivi e apparati di rete – emerge come risposta razionale alle sfide della sostenibilità e della redditività.

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Un’analisi di Developing Telecoms evidenzia come il settore telco stia rivalutando l’intero ciclo di vita dei prodotti, considerando il recupero e la riparazione come soluzioni prioritarie. Le emissioni di CO2 legate alla produzione rappresentano la quota maggioritaria dell’impatto ambientale delle tecnologie: allungare la vita utile degli asset significa quindi ridurre drasticamente il carbon footprint.

Txo, azienda specializzata nel ricondizionamento di apparecchiature di rete, è un esempio di come questa transizione sia già realtà. Julia Evans, portavoce dell’azienda, racconta di come l’impresa abbia sviluppato un “carbon calculator” che permette ai clienti di misurare i benefici ambientali ottenuti scegliendo apparati ricondizionati invece di nuovi. La collaborazione con The Carbon Trust garantisce la credibilità del modello, evitando accuse di greenwashing.

Refurbishing tra efficienza, sostenibilità e business

L’interesse per l’economia circolare non nasce solo da una maggiore consapevolezza ambientale. Come sottolinea Evans, il mercato della tecnologia rigenerata risponde a esigenze concrete: da un lato le grandi telco cercano di recuperare valore da attrezzature ancora funzionanti, dall’altro i piccoli operatori – soprattutto nei mercati emergenti – trovano in queste soluzioni un’occasione per accedere a infrastrutture a costi più accessibili.

Emergono due dinamiche parallele: i grandi operatori dismettono apparati ancora funzionanti per passare a tecnologie più avanzate, mentre le realtà più piccole o in via di sviluppo li acquistano per espandere o costruire da zero le proprie reti. Txo fornisce interi cabinet su specifica del cliente, affiancando supporto tecnico anche per apparati legacy non più supportati dai produttori originari.

Il valore economico del Refurbishing

Il valore economico è evidente anche nel caso di iniziative come quella di Deutsche Telekom, che ha avviato un programma per riciclare il rame delle vecchie infrastrutture, reinvestendo i ricavi nella modernizzazione della rete. In questo modo, l’obiettivo ambientale diventa leva economica: il recupero di risorse rare e costose – oro, argento, palladio – dai circuiti dismessi rappresenta un asset concreto.

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Ma il messaggio si estende oltre l’infrastruttura di rete. Il mercato dei dispositivi mobili ricondizionati è ormai globale, e in costante crescita. Secondo Idc, nel 2024 il valore del settore ha raggiunto i 75 miliardi di dollari, con 208 milioni di dispositivi venduti tramite canali ufficiali. Per il 2025 si prevede una crescita a 81 miliardi (+5% in unità, +7% in valore). A trainare il mercato sono in particolare Europa e Stati Uniti, dove i consumatori iniziano a vedere il refurbishing non come una scelta di ripiego, ma come una prima opzione d’acquisto.

La percezione sta cambiando radicalmente. “Oggi un dispositivo rigenerato è coperto da garanzia, è certificato e testato, ed è percepito come un’opzione smart” afferma Francisco Geronimo, analista Idc. Le normative europee che impongono riparabilità e copertura di garanzia stanno aumentando la fiducia dei consumatori, mentre i produttori iniziano a strutturare programmi di trade-in con vantaggi evidenti. Samsung, ad esempio, garantisce il 50% del valore residuo del dispositivo al momento del cambio.

Consumi, costi e nuove strategie industriali

Il cambiamento nei comportamenti dei consumatori è motivato, più che da ideali ambientali, da ragioni economiche. In un periodo in cui il prezzo dei dispositivi di fascia alta ha superato i 1.000 euro e il potere d’acquisto è in calo in molti Paesi, il refurbishing è visto come un’opportunità per accedere a device performanti a costi sostenibili. In mercati come la Nigeria, dove la fascia di prezzo dominante è sotto i 200 dollari, l’unico modo per accedere ai marchi premium è proprio l’acquisto di dispositivi ricondizionati.

Geronimo sottolinea come questo fenomeno sia destinato a crescere: “Non si tratta più di accontentarsi di un usato perché non si può permettere il nuovo. Oggi molti scelgono il ricondizionato come prima opzione, sapendo di ottenere qualità a un prezzo più equo”. Inoltre, i produttori come Apple – che non operano nella fascia bassa – vedono nel refurbishing uno strumento per allargare la base installata e vendere servizi digitali ai clienti che acquistano modelli precedenti.

Refurbishing e telco: enorme potenziale di crescita

La dinamica è chiara: i margini maggiori per gli operatori derivano dai servizi (dati, abbonamenti), non dalla vendita del dispositivo. Per questo motivo, incentivare l’ingresso nei propri canali anche tramite dispositivi ricondizionati è una strategia win-win. L’operatore fidelizza il cliente e allunga il ciclo di vita del prodotto.

Questa nuova economia circolare interessa l’intero ecosistema telco. Dai centri di ricondizionamento degli apparati di rete alle politiche di recupero di materiali preziosi, dai programmi di trade-in alle certificazioni ambientali, ogni attore può contribuire a una catena del valore più sostenibile e resiliente. Eppure, come sottolinea Geronimo, il tasso globale di riciclo dei dispositivi elettronici è ancora fermo al 22%: c’è dunque un enorme potenziale di crescita e miglioramento.



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