Richiedi prestito online

Procedura celere

 

Come cambia il lavoro: flessibilità e piano b sempre attivo


Per i nati tra la fine degli anni ’80 e l’alba dei Duemila, c’è una notizia buona e una “buona‐a-patto‐che”. La buona: puoi disegnarti una carriera che cambia forma quante volte vuoi. La buona-a-patto-che: devi imparare a usare la matita, non lo scalpello. I titoli – “Marketing Manager”, “UX Lead”, “Founder” – valgono finché ti portano da qualche parte; poi si cancellano e se ne scrivono altri

Finanziamenti personali e aziendali

Prestiti immediati

 

Nel 2024 in Italia si sono aperte quasi 500.000 nuove Partite IVA e quasi la metà – 49,1 % – appartiene a persone under-35, spesso laureate digital-native che scelgono la libertà invece della comfort-zone aziendale (fonte: Qui Finanza).

Parallelamente, i lavoratori da remoto abituali sono stati 3,55 milioni: non un ripiego pandemico, ma un modo strutturale di lavorare che il 73 % difenderebbe con le unghie se l’azienda lo togliesse. (Osservatorio Smart Working Politecnico di Milano Ottobre ’24). E non c’è solo il piano “casa-divano-laptop”: ad aprile 2024 l’Italia ha introdotto il Digital Nomad Visa annuale rinnovabile, segno che persino lo Stato immagina professionisti mobili, senza confini d’ufficio. Un sondaggio pubblicato a maggio 2025 da JLL mostra che, d’altra parte, la Gen Z sta guidando il ritorno in ufficio: più socialità, più coaching sul campo, purché resti la flessibilità. Ma la lezione è la stessa che i millennial hanno imparato con il remote-first: il luogo non definisce la carriera; la capacità di spostarsi (fisicamente e mentalmente) sì.

Quando il salto è una scelta

Che il passaggio da dipendente a “proprio capo” possa essere volontario lo racconta bene lo spot Ikea del 2022: Luca trasforma il salotto in quartier generale e proclama «sono l’amministratore delegato del mio tempo». Più che pubblicità, un manifesto delle Grandi Dimissioni italiane in chiave millennial: lasciare il cartellino per inseguire un progetto che senti tuo.

Oltre la comfort-zone, ma con i muscoli giusti

Il futuro non è una corsa a ostacoli improvvisata: servono riserve di energia, di competenze e di rete. Ecco tre leve da non far mancare nella propria bag di tutti i giorni.

  • Formazione finanziata, non hobbistica
    Il Fondo Nuove Competenze 2025 supera il miliardo di euro: se lavori in azienda puoi farti pagare le ore di corso su AI, data-analysis o sostenibilità; se sei già freelance, candidati come formatore accreditato. La conoscenza diventa moneta di scambio.
  • Brand personale in modalità “always-on”
    LinkedIn non si apre quando perdi il lavoro o vuoi cambiarlo: è la vetrina continua con cui i recruiter misurano il tuo raggio d’azione. Case study, side-project, podcast: tutto ciò che continui a fare mentre hai ancora un badge fisso ti pone un passo avanti quando quel badge sparirà per la prima ristrutturazione aziendale o perché lo hai deciso tu.
  • Portfolio career, non multijobbing tossico
    Uno dei trend in diffusione è lavorare per missioni: due giorni da CFO (fractional working) in una scale-up, un trimestre da project-lead in una PMI green, qualche ora di mentoring pagato. Le aziende lo confermano: il 75 % delle grandi imprese italiane ha ingaggiato un manager “a tempo” nel 2024. E questa è sempre più una scelta che fanno anche manager che hanno alle loro spalle uno/due decenni di lavoro.
  • Relazioni e networking
    Il tuo network è la tua aula più grande: ogni contatto porta con sé competenze, punti di vista e scorci di realtà che da solo non potresti esplorare. Frequentare community professionali, lavorare fianco a fianco in un progetto open-source o anche solo scambiare idee in un gruppo WhatsApp di settore trasforma le relazioni in un flusso continuo di micro-lezioni pratiche. Così impari non perché qualcuno ti “spiega”, ma perché vivi l’esperienza di chi ci è già passato e la restituisci, arricchita, al prossimo anello della catena.

LEGGI ANCHE – STEM e Gender Gap: ecco perché in Italia le donne ingegnere sono ancora una rarità

La tua casa dei sogni ti aspetta

partecipa alle aste immobiliari!

 

Intervista a Marco Grespigna

Siamo andati a caccia di qualche bella storia che possa essere di ispirazione per i più giovani guardando anche ad esempi di professionisti più maturi che continuano ad inventarsi la carriera ogni giorno perché guidati dal senso di scoperta, dalla passione per nuove sfide e dall’abitudine a rimettersi in gioco.

Tra le tante, quella di Marco Grespigna, imprenditore, un passato come Manager in diverse organizzazioni Corporate. Oggi si muove tra PMI (Piccola Media Impresa) del mondo farmaceutico e start up legate all’ambito AI. Ma ha coniugato tutto ciò anche con un pizzico del sogno di tanti “Mollo tutto e apro un Chrinquito..”, come ci racconta in questa breve intervista.

Marco Grespigna
Marco Grespigna

Marco, ci racconti come hai costruito il tuo percorso professionale?

Il mio percorso nasce da una predisposizione naturale a fare impresa, mediata da un percorso professionale che, per varie ragioni, si è invece dipanato, per una buona parte della mia carriera, all’interno di aziende nazionali e multinazionali, finché il “richiamo” dell’imprenditore che è in me ha prevalso, definitivamente, 5 anni fa. In quasi 40 anni di lavoro ho lanciato circa 20 starup, in vari ambiti, di cui alcune fallimentari ma utilissime per “imparare il mestiere” ed altre di notevole successo con exit anche “importanti” economicamente. Nel 2019, a 55 anni, ho deciso di dedicarmi completamente alla mia società Think Fwd Group (nome non casuale…), nata nel 2013 come acceleratore ed investitore di startup e micro/piccole imprese, lasciando volontariamente il ruolo di Ceo in una importante multinazionale per acquisire delle quote di una PMI specializzata in Medical Devices (che alcuni anni dopo ho ceduto ad una importante azienda farmaceutica). 

Oggi, la mia società detiene quote in diverse startup (principalmente tech) in alcune PMI, una delle quali è il “citatissimo” CalaLoca.it, una piccola perla incastonata nella mia terra d’origine, la Liguria.

Per non perdere l’abitudine manageriale, accompagno ogni anno come advisor, 3 o 4 executive ed imprenditori, su temi strategici, organizzativi e ovviamente d’innovazione.

Quali suggerimenti daresti per sviluppare una carriera flessibile e avere sempre un efficace piano B ?

Innanzi tutto, avercelo! Avere (almeno) un piano alternativo sempre pronto è, per quanto mi riguarda, uno “stile di vita” che accompagna tutte le mie piccole e grandi scelte/decisioni.

Investi nel futuro

scopri le aste immobiliari

 

Una delle doti che mi viene riconosciuta è proprio quella di aver intuito nel tempo, con regolarità, il momento giusto per cambiare o cogliere una nuova opportunità. Ho visto troppi colleghi dedicarsi anima e corpo ad un progetto lavorativo e restarne fortemente delusi, se non penalizzati, perché ad un certo punto non ritenuti più utili, loro malgrado.

Una raccomandazione che posso dare è prendersi sempre il tempo per una lucida analisi critica della propria situazione personale e lavorativa, dell’ambiente e persone che ci circondano, delle prospettive, dei segnali di “allarme” o di “opportunità”; io lo faccio ogni anno dedicando alcune giornate a questo esercizio e alla costruzione azioni atte a mitigare rischi, cogliere opportunità e costruire scenari alternativi da tenere sempre pronti. Chiamala strategia di vita se vuoi…

Quali routines hai sviluppato per poterti muovere tra interessi e occupazioni così differenti?

Le mie “regole del gioco” sono molto semplici:

  • Un piano preciso di “cosa voglio fare della mia vita” che mi ha visto nella fase iniziale del percorso, dedicare tempo alla costruzione con molto lavoro/studio e poco tempo personale per poi virare, progressivamente, fino all’attuale situazione dove il tempo personale disponibile è significativamente cresciuto e quello lavorativo è dedicato solo a progetti che mi appassionano e interessano.
  • Una ferrea disciplina, da sempre, nella gestione del mio tempo. La mia agenda è dettagliata, con regole precise da rispettare e con una scala di priorità ben definita che guida l’allocazione degli impegni in modo preciso. Non a caso una delle tematiche per cui spesso vengo inviato a parlare è proprio il “time management”.
  • Una naturale predisposizione alla condivisione, alla ricerca di collaborazioni e alla delega che mi ha permesso di avere sempre a supporto persone di alto livello da cui ho imparato e che mi hanno coadiuvato nel raggiungere gli obiettivi prefissati.

Come cambia il lavoro: conclusioni

Nell’era dell’“unsubscribed career” il problema non è più avere o meno un titolo, ma non avere un progetto al di là del titolo. Il badge aziendale può scomparire da un giorno all’altro, o essere riposto volontariamente nel cassetto, ma le competenze, le relazioni e la capacità di reimparare restano. Scriverle a matita, anziché inciderle su un tesserino in plastica, non è fragilità: è strategia. Il mondo del lavoro italiano sta dicendo forte e chiaro che un titolo è un trampolino, non un traguardo. Con la matita in mano e la gomma pronta, i quarant’anni di carriera davanti a noi smettono di fare paura: diventano un quaderno di schizzi dove provare versioni sempre nuove di te stessa/o.



Source link

Vuoi bloccare la procedura esecutiva?

richiedi il saldo e stralcio

 

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Assistenza per i sovraindebitati

Saldo e stralcio