“Il rapporto tra costi operativi e margine di intermediazione continua a migliorare.Il margine di interesse inizia a risentire del calo dei tassi, ma la redditività èsostenuta dal buon andamento delle commissioni, in particolare quelle sulla gestione del risparmio. Il rendimento del capitale rimane elevato e le prospettive sono stabili”.
“I dati di bilancio e le valutazioni di mercato confermano la forza del sistema bancario italiano”, ha scritto nella Relazione Annuale il Governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta.
“Il rapporto tra costi operativi e margine di intermediazione continua a migliorare.Il margine di interesse inizia a risentire del calo dei tassi, ma la redditività èsostenuta dal buon andamento delle commissioni, in particolare quelle sulla gestione del risparmio. Il rendimento del capitale rimane elevato e le prospettive sono stabili.
Gli intermediari di minore dimensione, più esposti alla compressione del margine di interesse, mostrano comunque un rendimento del capitale relativamente soddisfacente,intorno all’8 per cento51.
Per il sistema nel suo complesso, la patrimonializzazione è solida, superiore alla media europea. Il rapporto tra valore di borsa e patrimonio contabile delle banchequotate si mantiene ben al di sopra dell’unità (fig. 10).
Secondo nostre stime, nel prossimo biennio l’aumento del flusso di prestiti deteriorati alle imprese rimarrebbe contenuto. Le tensioni commerciali potrebbero influire sulla qualità del credito, ma con effetti nell’insieme limitati52. In ogni caso, l’alta redditività e le riserve patrimoniali accumulate mettono il sistema bancario italiano in condizione di assorbire eventuali shock.
La Vigilanza mantiene alta l’attenzione, attraverso un’azione costante. Nei mesi scorsi è intervenuta in più casi di difficoltà riguardanti piccoli intermediari, riconducibiliin prevalenza a carenze nei meccanismi di governo societario e a debolezze nel sistema di controllo interno.
La dinamica del credito
Nell’ultimo anno è proseguita, con minore intensità, la flessione dei prestiti alle imprese. Si tratta di un andamento che merita attenzione: un’adeguata disponibilità di credito è essenziale per sostenere gli investimenti e favorire la ripresa produttiva –soprattutto per le aziende più piccole, che incontrano maggiori difficoltà di accesso a fonti alternative di finanziamento.
Le evidenze disponibili suggeriscono tuttavia che la contrazione dei prestiti riflette principalmente la debolezza della domanda, più che un inasprimento delle condizioni di offerta da parte delle banche.
I sondaggi presso le imprese mostrano che la quota di società che segnalano difficoltà di accesso al credito è in calo in tutti i settori e per tutte le classi dimensionali.
Questa indicazione è avvalorata dai dati di bilancio delle imprese. Negli ultimi annil’autofinanziamento è aumentato più degli investimenti (fig. 11.a), anche per le aziendeminori, riducendo progressivamente – fino ad annullarlo – il fabbisogno di risorse esterne (fig. 11.b).
Parallelamente, molte imprese hanno realizzato cospicui aumenti di capitale53 eincrementato le riserve di attività finanziarie. Come già accennato, dalla crisi dei debiti sovrani in poi la leva finanziaria è significativamente migliorata.
La Banca d’Italia continuerà a seguire l’evoluzione dei prestiti, in particolare di quelli alle imprese più piccole.
Le operazioni di concentrazione
Negli ultimi mesi sono state annunciate operazioni di concentrazione complesse, in alcuni casi tra loro in competizione, che coinvolgono banche di diverse dimensioni e specializzazioni, compagnie assicurative e società di gestione del risparmio.
Per alcune di esse la fase istruttoria si è conclusa, per altre è ancora in corso.
Tre anni di forti profitti hanno messo a disposizione delle banche risorse significative, oggi impiegate per avviare iniziative che ridurrebbero la frammentazione del mercato creditizio italiano, avvicinandone il grado di concentrazione a quello degli altri principali paesi europei.
Le aggregazioni rappresentano un delicato momento di discontinuità nella vita degli intermediari. Devono servire a rafforzarli, e a questo scopo è necessario che siano benconcepite e volte unicamente alla creazione di valore.
Creare valore significa, innanzitutto, offrire a imprese e famiglie finanziamenti adeguati per quantità e costi; strumenti di impiego del risparmio efficaci, trasparenti e a condizioni eque; servizi qualificati e innovativi, coerenti con le esigenze di sviluppo del Paese.
La Banca d’Italia interviene nei procedimenti autorizzativi nell’ambito delle proprieresponsabilità, in stretta collaborazione con la BCE e con l’Ivass. Altre autorità, nazionali ed estere, operano secondo le competenze previste dalla legge.
Alla Vigilanza compete verificare che ogni operazione rispetti la normativa prudenziale italiana ed europea, e che gli intermediari risultanti siano solidi sul piano patrimoniale, della liquidità e del governo dei rischi.
Fermi questi criteri, il giudizio su ciascuna offerta spetta alle dinamiche di mercato e alle scelte degli azionisti.
La semplificazione del quadro regolamentare
Con l’insediamento della nuova amministrazione statunitense è emerso un orientamento favorevole alla deregolamentazione del settore bancario e finanziario.Questa tendenza solleva interrogativi anche per l’Unione europea, chiamata a valutare se e come rispondere per evitare svantaggi competitivi.
Esistono validi motivi per cui l’Europa non dovrebbe muoversi nella stessa direzione.
In un contesto segnato da rischi crescenti sarebbe imprudente indebolire il quadronormativo. È essenziale mantenere un assetto regolamentare efficace, in grado di prevenire instabilità e preservare la solidità del sistema.
Le norme introdotte in risposta alla crisi finanziaria globale hanno dato prova della loro validità. Anche grazie ad esse, le banche europee hanno superato shock di grande portata – dalla pandemia alla crisi energetica – mantenendo inalterata la propria forza. Al contrario, i dissesti di alcune banche regionali statunitensi registrati nella primavera del 2023 sono in parte attribuibili alla mancata applicazione di taluni standard prudenziali internazionali.
Peraltro, da anni le banche europee mostrano risultati patrimoniali e reddituali molto positivi. È la prova che norme ben disegnate possono salvaguardare la stabilità senza sacrificare competitività ed efficienza.
L’obiettivo, quindi, non deve essere l’allentamento delle regole, ma il loro miglioramento.
Occorre puntare sulla semplificazione, eliminando sovrapposizioni e ambiguità normative e diminuendo gli oneri amministrativi54. Una regolamentazione più chiara ecoerente ridurrebbe l’incertezza per gli operatori e renderebbe l’azione di supervisione più efficace e tempestiva.
In Europa la semplificazione deve iniziare dall’armonizzazione normativa tra gli Statimembri, evitando che gli operatori attivi su più mercati debbano confrontarsi con regolediverse. Nel settore bancario l’obiettivo deve essere la predisposizione di un corpus normativo coerente a livello europeo, fondato su un “testo unico” valido in tutti i paesi.
Gli interventi dovranno contribuire al raggiungimento degli obiettivi dellaregolamentazione, preservando i livelli di capitale e di liquidità raggiunti nel tempo.Dovranno riguardare tutti i livelli normativi55 e i principali ambiti di applicazione: dalla supervisione macroprudenziale alla vigilanza sugli intermediari, fino alla gestione e risoluzione delle crisi.
La semplificazione è tra le priorità della Commissione europea per l’attuale legislatura, all’interno di una strategia volta a rilanciare la competitività dell’Unione56.
Le iniziative recentemente annunciate57 per sviluppare le cartolarizzazioni, facilitarel’attività transfrontaliera dei fondi comuni e stimolare gli investimenti in capitale di rischio muovono nella giusta direzione e possono favorire la realizzazione di un vero mercato dei capitali europeo.
La Banca d’Italia partecipa alla riflessione su questi temi, nell’ambito dell’Eurosistema e in collaborazione con il Ministero dell’Economia e delle finanze e con la Commissione europea”.
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