“Il settore del gioco pubblico e, in particolare quello del gioco online, sta vivendo una fase di profonda trasformazione, spinta da una combinazione di fattori normativi, tecnologici e strategici.”
Comincia così la disamina sulle nuove sfide occupazionali per l’industria del gioco offerta dall‘avvocato Fabio Maggesi, specializzato in diritto societario e internazionale, managing partner dello studio legale associato Meplaw, nell’ambito dello speciale su gioco e lavoro pubblicato sul numero di maggio della rivista Gioco News (consultabile integralmente online a questo link).
Un approfondimento che giunge dopo quello curato da Emanuela Girardi, presidente di Adra, founder & president di Pop AI e membro del consiglio direttivo della Fondazione Fair.
Maggesi quindi rimarca: “Negli ultimi anni, abbiamo assistito a un progressivo irrigidimento delle normative, sia a livello nazionale che europeo. I requisiti per l’ottenimento o il rinnovo delle concessioni si sono fatti più stringenti, mentre sono aumentati gli obblighi legati alla tutela dei consumatori, alla prevenzione del gioco patologico e al contrasto al riciclaggio. Queste evoluzioni, se da un lato mirano a garantire maggiore trasparenza e sicurezza, dall’altro hanno inciso in maniera significativa sulla struttura dei costi e sulla sostenibilità operativa, soprattutto per i piccoli operatori.
Parallelamente, l’adozione di tecnologie avanzate, dall’intelligenza artificiale all’analisi predittiva dei dati, sta ridefinendo l’esperienza di gioco, alzando ulteriormente l’asticella degli investimenti necessari per restare competitivi”.
In questo contesto complesso, prosegue l’avvocato, “sono aumentate le operazioni straordinarie di fusione, acquisizione e concentrazione, con l’obiettivo di ottenere economie di scala, accrescere il potere negoziale e affrontare più agevolmente i vincoli normativi. Il settore sta assistendo alla nascita di grandi poli industriali del gioco, con strutture sempre più articolate e una vocazione marcatamente internazionale.
Le operazioni di M&A (Mergers and acquisitions, fusioni ed acquisizioni, Ndr), per esperienza personale, sono spesso orientate, da un lato, all’integrazione verticale (con l’acquisizione di software house, provider tecnologici e piattaforme) e, dall’altro lato, all’integrazione orizzontale, attraverso l’assorbimento di concorrenti diretti o piccoli e medi operatori specializzati in nicchie emergenti.
Questa tendenza al consolidamento solleva anche questioni di natura giuridica ed economica. Superate determinate soglie di fatturato e quota di mercato, le operazioni ricadono nel campo d’azione del regolamento Ue 139/2004, rendendo necessario l’intervento delle autorità antitrust, come l’Agcm – Autorità garante della concorrenza e del mercato in Italia e la Commissione europea a livello comunitario. L’obiettivo è prevenire situazioni di eccessivo squilibrio competitivo e la messa in atto di pratiche anticoncorrenziali.”
L’esperto in diritto societario quindi puntualizza: “Dal punto di vista occupazionale, il fenomeno presenta luci e ombre. Tra i principali rischi vi è l’utilizzo in maniera razionale delle risorse: funzioni duplicate come il customer care, l’amministrazione o la gestione operativa tendono a essere accorpate o esternalizzate, con conseguenze potenzialmente negative sull’occupazione. Inoltre, l’automazione dei processi, resa possibile dall’utilizzo crescente di chatbot, software gestionali e sistemi intelligenti, riduce altresì la domanda di personale per attività a basso valore aggiunto.
Tuttavia, lo scenario offre anche importanti opportunità, specialmente per quelle realtà capaci di adattarsi e innovare. La domanda di nuove figure professionali in ambito tecnologico e regolatorio è in crescita costante: sviluppatori, esperti di data science, cybersecurity e compliance sono e saranno sempre più richiesti. L’ingresso di grandi gruppi multinazionali contribuisce inoltre alla professionalizzazione del settore, favorendo l’adozione di standard elevati in materia di gestione del rischio, responsabilità sociale e governance.
In questo quadro, il tema della formazione diventa cruciale. Per accompagnare efficacemente il cambiamento, è necessario investire in percorsi di riqualificazione e aggiornamento professionale, capaci di fornire competenze ibride, giuridiche, informatiche e regolatorie.
Le aziende più strutturate potranno promuovere partenariati con università ed enti formativi, rafforzando la propria capacità di attrarre e valorizzare i talenti.
In conclusione, perché questo cambiamento generi effetti positivi duraturi, è indispensabile un monitoraggio giuridico attento delle operazioni di concentrazione aziendale, accompagnato da politiche del lavoro mirate e un forte impegno in ricerca e innovazione. In un settore sempre più globale e tecnologico, saranno le imprese capaci di integrare competenze multidisciplinari e visione sostenibile a guidare lo sviluppo competitivo e a contribuire alla creazione di occupazione qualificata”.
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