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Nevegal 365: il caso accende lo scontro politico in consiglio comunale


Approda in consiglio comunale la surreale vicenda di Nevegal 365, la società formata da un gruppo di imprenditori algerini che avrebbe dovuto investire 100 milioni di euro sul Nevegal, poi rivelatisi, secondo le parole del socio italiano della compagine, frutto di probabile malaffare. Nella seduta consiliare di ieri (venerdì 30 maggio) sono naturalmente fioccate le interrogazioni sul tema, non solo da parte dei gruppi di minoranza, ma anche dei consiglieri di maggioranza (pur «ribelli») Francesco La Grua, Roberto Ferro, Sandra Mella e Celeste Balcon. Domande rivolte al sindaco e all’assessore al Nevegal, Franco Roccon, che naturalmente hanno alzato in pochi minuti la temperatura dello scontro politico, con l’esplicita richiesta al primo cittadino di togliere la fiducia a Roccon.
Richiesta prontamente respinta dal sindaco Oscar De Pellegrin, che ha poi risposto in maniera piuttosto piccata. Ecco, di seguito, il testo integrale del suo intervento:

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«Nel Consiglio Comunale del 30 maggio - sono state le parole di De Pellegrin - abbiamo assistito ad una bruttissima pagina della politica bellunese. E lo dico con sincerità: è stato difficile, persino per me, restare seduto ad ascoltare. Le Minoranze consiliari si sono compattate per presentare una serie di interrogazioni a risposta verbale, basate su alcuni post apparsi su Facebook. In quei post un imprenditore dichiarava di aver ricevuto proposte illecite di riciclaggio di denaro». «Anziché trasmettere queste dichiarazioni alla Procura della Repubblica, come sarebbe stato doveroso fare in presenza di ipotesi di reato, le minoranze hanno scelto di utilizzare l’aula consiliare per mettere sotto accusa l’assessore Roccon. Parliamo, lo ripeto, di affermazioni comparse su un social network. Prive di fondamento documentale, prive di rilievo amministrativo. Eppure è stato costruito un impianto di sospetto e polemica che nulla ha a che vedere con la serietà delle istituzioni”.
De Pellegrin ha poi ripercorso i fatti, come avvenuti dal punto di vista dell’amministrazione: «Ripercorro i fatti. Un gruppo di imprenditori algerini, rappresentanti di un fondo di investimento, ha proposto all’Amministrazione un piano di rilancio per Nevegal. Si trattava di un progetto ambizioso, che non prevedeva alcun contributo pubblico. Il 3 luglio 2023 fu firmata una lettera di intenti, approvata dalla Giunta: un atto puramente programmatico, senza oneri per il Comune e finalizzato allo sviluppo del Nevegal. Il 21 agosto, chiesi alla Prefettura informazioni sui soggetti proponenti. Il 28 agosto la Prefettura comunicò che “è risultato che a carico degli imprenditori algerini non è emerso nulla di rilevante ai fini investigativi, né sono emersi elementi di interesse sotto il profilo della sicurezza”. Il 30 agosto 2023, i rappresentanti del fondo hanno esposto pubblicamente la loro idea in Consiglio Comunale. Attualmente i rapporti con il fondo sono sospesi, nel senso che non abbiamo più avuto contatti con i rappresentanti». 
«Ora - ha proseguito il sindaco - a fronte di questo, le interrogazioni e gli articoli di stampa della Minoranza non chiariscono – e non hanno chiarito nemmeno in Consiglio – in che cosa l’Amministrazione avrebbe sbagliato. Davanti a una proposta di investimenti sul Nevegal, qualunque altra Amministrazione avrebbe approvato gli stessi atti. In modo evidentemente strumentale hanno invece cercato in ogni modo di legare i post su Facebook all’iniziativa di rilancio del Nevegal, volendo in questo modo mettere in cattiva luce l’Amministrazione, aprendo a dubbi e sospetti per evidenti finalità elettorali. Ma veniamo alla cosa che ritengo veramente grave. Tutta la risonanza mediatica generata dagli articoli di stampa e dalle interrogazioni danneggia in modo pesante l’immagine e la credibilità della città di Belluno. Fondi di investimento, imprenditori e ditte temo che vorranno tenersi lontani da Belluno per molti anni a fronte…di nulla! La Minoranza avrebbe ben potuto e dovuto (spero lo abbia fatto) presentare una denuncia alla Procura della Repubblica per avviare delle indagini. Avrebbe inoltre ben potuto presentare delle interrogazioni a sola risposta scritta, in modo da ricevere tutte le informazioni del caso lontano dai riflettori mediatici. Invece no. Non è stato fatto. Si è preferito inseguire facebook, ben sapendo che dagli atti ufficiali non emerge nulla e incuranti delle conseguenze per la Città. Ognuno è libero di seguire la propria strada. Questa, lasciatemelo dire, non è la mia».
Parole che non hanno naturalmente placato gli animi. A brevissimo giro di posta, infatti, arriva la contro risposta del gruppo “Insieme per Belluno - Bene Comune”: «Abbiamo letto con il medesimo stupore con cui le abbiamo ascoltate in Consiglio le affermazioni del Sindaco. Sembra quasi che altri da lui abbiano firmato la lettera di intenti con una compagine societaria che si è sciolta come neve al sole dopo aver narrato in Consiglio comunale di mirabolanti imprese che non si sono viste. Di fronte a tanta improntitudine non riteniamo di replicare se non invitando la cittadinanza a visionare sul canale YouTube del Comune di Belluno gli ultimi venti minuti della seduta del Consiglio comunale di oggi».



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