La lega professionistica USA ha annunciato l’intenzione di creare una propria lega di basket in Europa. Secondo Adam Silver, si starebbe lavorando su una vera e propria NBA European League. Ecco i retroscena.
Basket, rivoluzione a stelle e strisce in Europa?
Dodici club ammessi di diritti, altri quattro attraverso un meccanismo di qualificazione: partirebbe così la nuova competizione alla quale stanno pensando i vertici del basket statunitense per prendersi con la forza la pallacanestro europea, esportando il modello NBA.
Se ne era cominciato a parlare già diverso tempo fa e anche lo scorso gennaio, a Parigi, in occasione degli NBA Paris Game 2025, con la doppia sfida fra Indiana Pacers e San Antonio Spurs, il commissioner della National Basketball Association non aveva fatto mistero di come stesse ragionando su un piano di sviluppo commerciale del basket europeo.
Non è un mistero, d’altronde, che paragonato al basket americano quello europeo sia, almeno dal punto di vista commerciale, decisamente molto indietro. E attenzione, non è detto si tratti di un male, dal momento che la ricerca a tutti i costi del ritorno economico a volte rischia di far passare in secondo piano l’obiettivo sportivo.
In questo senso le prime indiscrezioni che arrivano non raccontano purtroppo di un’iniziativa rispettosa della tradizione cestistica europea. Pronti via, infatti, si è subito parlato della possibilità di avere, nell’ipotetica nuova competizione curata dall’NBA in Europa, un club di pallacanestro parigino affiliato al PSG della Qatar Investments, così come una divisione basket del Manchester City.
La ragione? Soldi. Per questi grandi gruppi che considerazioni le partecipazioni a progetti sportivi dei semplici investimenti finanziari, poter aggiungere un nuovo ramo alla loro strategia proprietaria significa aumentare il valore del loro marchio e così, di conseguenza, i profitti. E poco conta che Parigi e Manchester non esistano nella galassia storica del basket europeo: se hanno i soldi, entrano.
L’eventuale partecipazione di squadre come Parigi e Manchester alla NBA europea, club che sarebbero costole dirette delle realtà calcistiche, è legata a doppio filo all’interesse dei fondi sovrani arabi per il progetto di Adam Silver, che sono pronti a finanziare.
Senza dimenticare un particolare importante: i rapporti tra NBA e finanza araba sono ormai strettissimi, con Celtics e Knicks che beneficiano di accordi milionari di sponsorizzazioni sostenuti
dal Ministero del Turismo e della Cultura di Abu Dhabi, lo stesso che è riuscito a portare le squadre di pallacanestro USA negli Emirati per gli NBA Abu Dhabi Games 2025, in programma il prossimo ottobre.
Non sorprenderà sapere che il ministro di Abu Dhabi in questione è Mohamed Al Mubarak, vale a dire il fratello del presidente del Manchester City, nonché uomo di peso dell’Autorità per gli Investimenti del Qatar, che possiede una quota dei Washington Wizards e guarda con grande interesse alla possibilità di ulteriori investimenti nel basket: il cerchio, insomma, si chiude.
Fra stelle, lotte di potere e accordi in scadenza
A scatenare l’interesse delle franchigie statunitensi per accaparrarsi una fetta europea c’è anche un fattore tecnico, oltre che uno, il più importante, commerciale. I giocatori europei sono sempre più dominanti in NBA, basti pensare che negli ultimi sei anni, per cinque volte è stato un europeo a vincere il titolo di MVP della stagione: Nikola Jokic, serbo, per tre volte e Giannis Antetokounmpo, greco, per altre due volte.
Altri giocatori europei come Victor Wembanyama e Luka Doncic sono ormai star di prima grandezza del basket americano e allora diventa ancora più interessante mettere le mani anche su una competizione. L’iniziativa, peraltro, si innesta nel clima molto complesso della gestione della pallacanestro in Europa.
Proprio nella battaglia fra Eurolega e FIBA si è inserita la NBA, cominciando a collaborare con quest’ultima, anche per sfruttare la scadenza delle licenze delle 13 squadre fisse dell’Eurolega, prevista per il 2026.
Sino ad ora in vertici della competizione si sono mostrati sereni di fronte ai progetti NBA, ma è evidente che basterebbe l’adesione ufficiale di una o due squadre importanti, tipo Real Madrid o Fenerbahce, per far crollare il castello di carte di una competizione, l’Eurolega, che nell’ultimo triennio è sembrata molto in sofferenza.
L’ultimo elemento, ma non per ordine di importanza, è quello amministrativo. Se l’NBA volesse infatti esportare in maniera integrale il proprio format nel Vecchio Continente potrebbe scontrarsi con le regole di libero mercato dell’Unione Europea.
Le strutture fisse che riguardano stipendi e mercato rischiano infatti di scontrarsi duramente con le regole comunitarie, e bisognerà quindi, qualora questa nuova competizione nascesse davvero, trovare un punto d’incontro. Di certo c’è che la possibilità di vedere un nuovo torneo, griffato NBA, in Europa, è ormai sempre più concreta.
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