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“Il differimento della dismissione non ostacoli i nuovi investimenti”


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BRINDISI – Il differimento dello smantellamento della centrale Enel di Cerano, potrebbe ripercuotersi sulla reindustrializzazione di quel sito, pregiudicando alcune delle 46 proposte progettuali? L’interrogativo viene posto dalle organizzazioni sindacali, a seguito del tavolo sulla decarbonizzazione che si è svolto ieri (giovedì 29 maggio) presso il Mimit (Ministero delle Imprese e del Made in Italy), in presenza del ministro Adolfo Urso e del commissario per l’attuazione dell’accordo di programma per Brindisi, prefetto Luigi Carnevale. Il governo ha annunciato investimenti per oltre 2 miliardi di euro nei settori industriale, ambientale, energetico, logistico e della cantieristica navale. 

Il dietro front sulla dismissione

Sul fronte dell’impatto occupazionale, si parla di migliaia di posti di lavoro (3147 diretti e oltre 2500 indiretti). Gli investimenti dovrebbero concretizzarsi in un arco temporale compreso fra i 24 e i 36 mesi, a partire da oggi. Numeri di questa portata non possono che far piacere. Ma c’è una questione da sottovalutare. Il bando per le manifestazioni di interesse indetto dal Mimit era stato concepito in vista dello smantellamento della centrale a carbone, a partire dal 31 dicembre 2025. In quel modo si sarebbe liberato lo spazio per i nuovi investimenti. Ma nelle ultime settimane c’è stato un dietro front da parte del ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin. Il nuovo orientamento del governo è infatti quello di mantenere in stand by gli stabilimenti di Cerano e Civitavecchia, nel caso dovessero ripetersi crisi energetiche internazionali analoghe a quelle scaturite dalla guerra in Ucraina. Tradotto: la centrale “Federico II”, pur non producendo energia, resterà in piedi. E come la si mette con i siti industriali green, previsti proprio sui terreni di Cerano? Dal ministero arrivano rassicurazioni, ma la questione tiene in allerta le organizzazioni sindacali. 

Cgil: “Centrale operativa con riserva fredda o a caldo”

A tal proposito il il segretario generale della Filtecm Cgil, Antonio Frattini, riferisce che i gruppi 1 e 2 della “Federico II”, da quanto emerso ieri, “sono già indisponibili per Terna”. “Pertanto – afferma Frattini – un possibile differimento andrebbe previsto solo per i gruppi 3 e 4, accelerando smontaggio e demolizione degli altri favorendo tutte le possibili attività per le ditte terze. Tale possibile differimento in ogni caso non deve rallentare o precludere nessuno dei possibili investimenti”. 

Il segretario generale della Cgil Brindisi, Massimo Di Cesare ha poi puntato l’attenzione sulla crisi occupazionale: “La centrale di Cerano è ferma da settembre 2023 e da allora la forza lavoro tra diretti e indiretti è passata da 1200 a poco meno di 400. È un dato che ci preoccupa”.  E poi c’è il nodo nevralgico della mancata dismissione della centrale. “La domanda che abbiamo posto  – afferma Di Cesare – è chiara: se la centrale resta operativa, lo fa con riserva fredda (salta tutto l’indotto) o riserva a caldo? Questa novità sembra in contraddizione con i progetti di reindustrializzazione, poiché molti di questi progetti insistono sull’area Enel. Diversamente, si dovrebbero individuare aree che nella maggior parte dei casi potrebbero essere aree di sito di interesse nazionale (Sin)”. 

E infine: “Abbiamo chiesto di lavorare celermente  – conclude DI Cesare – per passare dalle due pagine di manifestazioni di interesse con investimenti per oltre 2 miliardi e mezzo di euro teorici, a piani industriali dettagliati, investimenti certi, tempi di avvio, ricadute occupazionali e professionalità necessarie, aree su cui insisteranno i progetti. La Cgil di Brindisi conferma la disponibilità a contribuire e collaborare con il commissario straordinario, al fine di rilanciare la realtà industriale brindisina”.

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Uil: “Phaseout  e nuovi investimenti procedano in parallelo”

Presente all’incontro anche la Uil, rappresentata dal coordinatore territoriale della Uil Brindisi, Fabrizio Caliolo, insieme al segretario nazionale della Uiltec Marco Pantò, al segretario della Uiltec Puglia con delega per Brindisi Carlo Perrucci ed al segretario Uil Trasporti Puglia Cosimo Greco.   Il sindacato ha ribadito che “il phase out della centrale e lo sviluppo di nuovi investimenti devono procedere parallelamente”. “Il Mase ha confermato che si valuta il rinvio del phase out, ma il sindacato ha chiesto garanzie che ciò non ostacoli l’avvio immediato di nuovi progetti, fondamentali per l’occupazione e la transizione energetica”.

Il sindacato sottolinea “l’importanza di mantenere la forza lavoro attiva per garantire operatività dell’impianto, se necessario, e sostiene che ogni transizione debba dare priorità alla tutela dei lavoratori”. “La Uil ha chiesto dettagli sui singoli piani industriali, sull’impatto sull’indotto e sulle azioni di formazione per i lavoratori, specie quelli indiretti”. 

Cobas: “Chiesto un incontro sui lavoratori Sir”

Il segretario provinciale del Cobas, Roberto Aprile chiarisce però che dal ministro sono arrivate rassicurazioni. “Il Ministero  – afferma Aprile – ha comunque smentito che le variazioni di data della chiusura della centrale di Cerano possa influire su questo percorso, che rimane tutto in piedi”. “La cosa che ci preoccupa  – afferma ancora Aprile – sono le dichiarazioni dei vari ministri che legano il mantenimento in vita della centrale di Cerano alla possibilità di ricevere sabotaggi”.

Aprile ha inoltre chiesto un incontro in prefettura, sulla sorte dei lavoratori della ditta Sir, appaltatrice del servizio di movimentazione e trasporto merci (carbone in primis) per conto della centrale Enel. “Le motivazioni della richiesta d’incontro  – dichiara Aprile – sono i prossimi licenziamenti al 18 Luglio dei lavoratori della Sir a cui finisce l’attività proposta dall’Enel e di quelli rimasti in cassa integrazione”.

“Proponiamo inoltre – prosegue Aprile – di discutere in quell’incontro sull’impegno preso in assemblea con i lavoratori delle ditte appaltatrici di Cerano. L’impegno è quello di formalizzare con l’Enel una platea storica di quelli che ci hanno lavorato in centrale per tanti anni. Oggi ci troviamo di fronte ad una situazione che per non essere licenziati accettano trasferte, cassa integrazione , ferie, sospensioni, etc..etc”.

Cisal: “Ora l’identificazione delle aree disponibili”

La Cisal, rappresentata dal coordinatore nazionale del settore Elettrico Angelo Petraroli e dal segretario dell’Unione Cisal Brindisi, Massimo Pagliara, ha condiviso e sostenuto quanto richiesto dal Commissario: “Un vero “cambio di passo nel territorio e di chi lo rappresenta, politica, istituzioni, associazioni datoriali, associazioni sindacali tutte”. 

“Per rendere operativi questi numeri – si legge nella nota della Cisal – bisogna lavorare alacremente, indicando priorità immediate, che a nostro modesto avviso devono avere tempi certi di attuazione con  l’identificazione immediata delle aree disponibili ed esigibili, mettendo a disposizione anche le aree libere presenti nel petrolchimico, che grazie ai suoi servizi tecnici e logistici   permetteranno l’immediata realizzazione e cantierizzazione delle future attività”.

La Cisal, pertanto, chiede al Commissario la convocazione in tempi brevi del Tavolo Tecnico a Brindisi, “in modo da prendere atto dei nuovi progetti, ma allo stesso tempo occorre individuare e sottoscrivere le soluzioni ponte per quei lavoratori dell’indotto che, gioco forza, non avranno continuità lavorativa nella centrale Enel di Cerano”. 

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Confsal: “È il momento di accelerare”

La Confsal e la Fismic Confsal, presenti con il segretario territoriale Davide Sciurti, hanno ribadito con forza che la transizione energetica non può e non deve essere pagata dai lavoratori. È il momento di accelerare – ha dichiarato Davide Sciurti – perché Brindisi non può più aspettare. Chiediamo l’immediata apertura di un tavolo per la definizione dell’accordo di programma e la messa in sicurezza dell’occupazione. Serve dare risposte a chi oggi vive nell’incertezza e creare opportunità per i giovani che vogliono restare in questo territorio. La transizione ecologica sarà davvero giusta solo se sarà anche sociale.” La Confsal e Fismic Confsal riconoscono l’importanza del Comitato Interministeriale come modello virtuoso di collaborazione tra istituzioni e parti sociali. Un metodo da replicare in altri territori colpiti dalle trasformazioni industriali in atto, perché lo sviluppo sostenibile deve essere accompagnato da una visione inclusiva e da investimenti mirati.

Articolo aggiornato alle ore 20.01 (dichiarazione Confsal)

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