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Da Pisa a Volpiano, dal fuoco delle tute al vino della vita: la storia di “Aldino”, la storia di Sparco


“Voglio ringraziare il Presidente Mattarella. Ho ricevuto un grande riconoscimento per il piccolissimo contributo che ho dato al Paese in oltre sessant’anni di attività.”

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Le parole di Aldino Bellazzini, pronunciate con il pudore di chi non ha mai amato i riflettori, racchiudono tutta l’umiltà e la grandezza di una storia imprenditoriale lunga più di mezzo secolo.

Toscano, classe 1948, nato e cresciuto in un’Italia ancora ferita dalla guerra ma piena di voglia di fare, Bellazzini è stato insignito dell’onorificenza di Commendatore della Repubblica Italiana. Gliel’ha conferita Sergio Mattarella, a coronamento di una vita spesa dentro le aziende, tra bilanci, sogni, sacrifici, e quella “fatica buona” che ha saputo trasformare in valore.

Bellazzini è oggi azionista di maggioranza e presidente esecutivo di Sparco, una delle aziende più iconiche dell’automotive italiano, leader mondiale nella produzione di tute ignifughe per i piloti, sedili da corsa, caschi, cinture e componentistica tecnica per auto sportive. Un colosso internazionale, con sede a Volpiano, che nel 2024 ha toccato i 160 milioni di euro di fatturato e conta oltre 2.000 dipendenti nel mondo.

Ma Sparco non è sempre stata una macchina perfetta. Quando nel 2009 Bellazzini decide di rilevarla, l’azienda è in difficoltà, incagliata in un processo complesso di ristrutturazione del debito. Poteva lasciar perdere. Poteva accontentarsi dei successi già ottenuti altrove. Invece, come tutti gli uomini animati da una visione, ha detto sì. Sì alla sfida, sì al rischio, sì al futuro. Da allora ha portato Sparco fuori dalle secche, l’ha rimessa in piedi e le ha restituito dignità, rilanciandola prima sul piano finanziario, poi su quello industriale, e infine su quello internazionale.

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Fondata nel 1977 a Torino, Sparco nasce con una missione chiara: migliorare la sicurezza nelle corse automobilistiche. Nel 1978 lancia la prima tuta ignifuga al mondo omologata FIA capace di resistere al fuoco per 11 secondi. È una rivoluzione: da quel momento nessun team professionale può più ignorare l’importanza dell’equipaggiamento tecnico. Nel 1983 arriva il primo trionfo in Formula 1: Nelson Piquet vince il titolo mondiale indossando una tuta Sparco.

Oggi il brand è partner di scuderie leggendarie, tra cui Ferrari, Lamborghini, Maserati, McLaren e Bugatti. La sua firma è ovunque: nei sedili delle supercar, nei caschi dei campioni, nelle cinture di sicurezza omologate FIA. Ma non solo: Bellazzini ha portato Sparco oltre la pista, puntando sull’antinfortunistica, sull’arredamento sportivo, sul mondo del gaming professionale (con sedute da simulazione e accessori) e persino nella produzione OEM (Original Equipment Manufacturer) per alcune delle auto più esclusive al mondo.

Il catalogo Sparco oggi conta oltre 10.000 articoli, esportati in più di 100 Paesi, con filiali operative in Europa, America e Asia. Ma nonostante questa espansione globale, il cuore pulsante dell’azienda è rimasto saldo in Piemonte. A Volpiano, nella provincia di Torino, batte ancora il centro produttivo e progettuale che unisce artigianalità italiana e innovazione tecnologica.

“Ho percorso tutti i gradini della vita professionale. Sono stato dipendente, poi dirigente, quindi imprenditore. So cosa significa guadagnarsi ogni cosa un passo alla volta.” Così racconta Bellazzini la sua ascesa. Laureato in Economia a Pisa, ha studiato lavorando. Poi 27 anni in Olivetti, respirando l’etica olivettiana, quella che unisce impresa e comunità. Quindi 12 anni in Petronas, di cui quattro in Malesia: un’esperienza che gli ha insegnato a guardare il mondo con occhi nuovi.

Oggi non è solo imprenditore. È anche viticoltore: la sua Cascina Christiana a Nizza Monferrato, cinque ettari di vigne e 35.000 bottiglie l’anno, è un progetto parallelo che racconta una parte più intima della sua storia.

E poi è anche presidente della BRB Ivrea, una delle squadre di bocce più forti d’Europa, con dieci scudetti italiani e sette trofei continentali nella categoria Volo. “Sembra una cosa singolare, ma è uno sport popolare che mi permette di stare in contatto con gli umili. Mi aiuta a vedere come la società si evolve.”

Il suo sguardo oggi è sereno, ma non spento. Non ha più l’irrequietezza dei vent’anni, ma conserva ancora un sogno. Solo uno, piccolo, ma potente: “Spero che i miei figli Ida e Niccolò continuino l’attività che ho avviato. E che quello che è stato costruito rimanga dopo di me.”

Una frase semplice, ma carica di verità. Perché tutto il lavoro di una vita, alla fine, non si misura nei numeri, ma in ciò che rimane. Nei valori trasmessi, nei legami creati, nelle imprese rese possibili. Aldino Bellazzini è un costruttore di futuro. E oggi l’Italia lo ha ringraziato.

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