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“I dazi pesano sulla crescita mondiale, all’Ue serve un debito comune”


Roma, 30 maggio 2025 – I dazi mettono in pericolo l’economia mondiale, minano la fiducia e mettono a rischio la pace e la prosperità globale. A lanciare l’allarme è dal governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, nelle Considerazioni finali in occasione della Relazione annuale. “Le dispute commerciali e i conflitti in atto stanno incrinando la fiducia a livello internazionale, con effetti negativi sulle prospettive dell’economia globale”, avvisa Panetta. “Le politiche protezionistiche – osserva – stanno spingendo l’economia mondiale su una traiettoria pericolosa. I dazi oggi in vigore potrebbero ridurre il commercio internazionale di circa il 5%, dando avvio a una riconfigurazione delle filiere produttive globali. Ne deriverebbe un sistema di scambi meno integrato e meno efficiente. Gli effetti rischiano di travalicare la sfera commerciale, alterando la struttura del sistema monetario internazionale, oggi incentrato sul dollaro, e limitando i movimenti dei capitali”. E, secondo il numero uno di Bankitalia, “potrebbero spingersi oltre, frenando la circolazione di persone, idee e conoscenze. L’indebolimento della cooperazione globale, anche in campo scientifico e tecnologico, finirebbe per ridurre gli incentivi all’innovazione e ostacolare il progresso. A lungo andare, verrebbero compromessi i presupposti stessi della prosperità condivisa. Ma il rischio più profondo – insiste Panetta – è un altro: che il commercio, da motore di integrazione e dialogo, si trasformi in una fonte di divisione, alimentando l’instabilità politica e mettendo a repentaglio la pace”.

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Il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, durante la presentazione della Relazione annuale (Ansa)

Per Panetta oggi l’impatto negativo potenziale dei dazi commerciali “è molto maggiore rispetto al passato, a causa della stretta integrazione dell’economia globale. L’inasprimento delle barriere doganali potrebbe sottrarre quasi un punto percentuale alla crescita mondiale nell’arco di un biennio”. E “negli Stati Uniti, l’effetto stimato è circa il doppio”. “I dazi potrebbero comportare una minore domanda di lavoro e un aumento delle pressioni inflazionistiche, in una fase già caratterizzata da aspettative di inflazione in rialzo – aggiunge il governatore della banca d’Italia –. Stanno inoltre incidendo negativamente sulla fiducia di famiglie e imprese con possibili ripercussioni su consumi e investimenti”.

Panetta (Bankitalia): “I dazi pesano sulla crescita mondiale, all’Ue serve un debito comune”

Difesa e debito comune per l’Ue

“Gli investimenti per la crescita e la spesa sociale non devono essere penalizzati dallo sforzo per la sicurezza esterna – chiarisce ancora Panetta –. Soprattutto, la promozione della cooperazione internazionale e della pace deve restare il cardine dell’azione europea. Investire insieme nella sicurezza non significa avviare una corsa agli armamenti, ma affrontare con realismo minacce comuni che nessun Paese può contrastare da solo. Solo così la sicurezza potrà diventare un pilastro della solidarietà europea: una solidarietà che protegge e, al tempo stesso, genera benessere, coesione e fiducia”. Quindi osserva: “Nel nuovo contesto internazionale, è emersa la necessità di rafforzare la capacità di difesa europea. Si tratta di un obiettivo che richiede una strategia condivisa tra gli Stati membri, una solida governance comune e investimenti ingenti“.

“La proposta della Commissione si basa su fondi nazionali e prestiti, anziché su spese europee e trasferimenti finanziati con risorse comuni. Questo approccio rischia di accrescere le disuguaglianze tra Paesi e di ridurre l’efficacia della spesa. Occorre invece un programma unitario – sostiene il governatore –, sostenuto dal debito europeo. Un impegno di tale rilevanza deve poggiare su basi chiare. Le risorse comuni vanno destinate prioritariamente alla tecnologia e alla ricerca nel campo della difesa”.

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Secondo Panetta, nell’Unione europea “per eliminare alla radice la frammentazione del mercato dei capitali lungo linee nazionali è cruciale introdurre un titolo pubblico europeo“. Sugli eurobond bisogna porsi “un duplice obiettivo: finanziare la componente pubblica degli investimenti e fornire un riferimento comune, solido e credibile all’intero sistema finanziario”. Il tutto mentre “è fondamentale mobilitare capitali privati per finanziare progetti imprenditoriali innovativi”. E “per farlo, è urgente completare la costruzione di un mercato dei capitali europeo pienamente integrato, capace di indirizzare il risparmio verso investimenti a lungo termine e ad alto rendimento atteso, anche attraverso lo sviluppo di fondi di venture capital e private equity su scala continentale”.

“Secondo nostre stime, un mercato dei capitali integrato, con al centro un titolo comune europeo, ridurrebbe i costi di finanziamento per le imprese, attivando investimenti aggiuntivi per 150 miliardi di euro all’anno e innalzando, a regime, il prodotto dell’1,5%. L’effetto sul Pil – prosegue – potrebbe risultare fino a tre volte maggiore se i nuovi investimenti fossero destinati a progetti ad alto contenuto tecnologico”. E ricorda: “L’esperienza di Next Generation EU dimostra che è possibile emettere debito comune per finanziare un piano ambizioso di investimenti europei senza dover creare un’unione fiscale o istituire un Ministero delle Finanze europeo”.

La situazione dell’Italia

Quanto all’Italia, dopo una “lunga fase di stagnazione”, negli ultimi cinque anni e nonostante la crisi pandemica, il nostro Paese “ha mostrato segni di una ritrovata vitalità economica” con “la crescita che ha superato quella dell’area dell’euro”. “Il Pil – spiega Panetta nel dettaglio – è aumentato di circa il 6%, trainato da un incremento di quasi il 10% nel settore privato. Oltre che dalle costruzioni, un contributo significativo è venuto dai servizi, in espansione sia nei comparti tradizionali sia in quelli avanzati. Gli occupati sono aumentati di un milione di unità, raggiungendo il massimo storico di oltre 24 milioni” e “il tasso di disoccupazione è sceso dal 10% al 6% cento”, con “il Mezzogiorno che ha registrato uno sviluppo leggermente superiore alla media nazionale”.

Tuttavia “l’invecchiamento della popolazione e la bassa natalità sono destinati a incidere profondamente sul potenziale di crescita dell’economia italiana”, per questo secondo il governatore di Bankitalia per ampliare stabilmente la forza lavoro “è necessario creare opportunità di occupazione attrattive per i numerosi italiani che lasciano il paese alla ricerca di migliori prospettive”. “L’immigrazione regolare può fornire un apporto rilevante” soprattutto nelle  costruzioni e nel turismo, aggiunge, e il suo contributo “può estendersi alle attività a maggior valore aggiunto, a condizione che riesca ad attrarre profili qualificati”.

I salari italiani

“Dall’inizio del secolo, in linea con la stagnazione della produttività, le retribuzioni reali sono cresciute molto meno che negli altri principali paesi europei. Fino alla pandemia, l’aumento era stato appena del 6%. Il successivo shock inflazionistico ha riportato i salari reali al di sotto di quelli del 2000, nonostante il recupero in atto dallo scorso anno”, continua Panetta, secondo cui “per garantire un aumento duraturo delle retribuzioni è indispensabile rilanciare la produttività e la crescita attraverso l’innovazione, l’accumulazione di capitale e un’azione pubblica incisiva”.

L’industria

Panetta rimarca poi come “nonostante le difficoltà attuali, l’industria italiana non è destinata al declino“, ricordando che “in tutti i comparti operano aziende dinamiche e competitive, che investono in tecnologia e ricerca e si posizionano in fasce di alta gamma”. Per il numero uno di Bankitalia “queste solide fondamenta vanno rafforzate” e per questo “le imprese devono proseguire nel percorso di innovazione e investimento, sostenute da politiche pubbliche che le mettano nelle condizioni di affrontare con successo le trasformazioni in atto”. Intanto, sottolinea, “in Italia, più che altrove in Europa, è urgente intervenire sul costo dell’energia” attraverso maggiore ricorso “alle fonti pulite”.

Le banche

Panetta affronta poi il capitolo banche, ricordando che “tre anni di forti profitti hanno messo a disposizione risorse significative, oggi impiegate per avviare iniziative che ridurrebbero la frammentazione del mercato creditizio italiano“. Tuttavia queste operazioni di aggregazioni, che “rappresentano un delicato momento di discontinuità nella vita degli intermediari, devono servire a rafforzarli, e a questo scopo è necessario che siano ben concepite e volte unicamente alla creazione di valore”. “Creare valore significa, innanzitutto, offrire a imprese e famiglie finanziamenti adeguati per quantità e costi” così come “strumenti di impiego del risparmio efficaci, trasparenti e a condizioni eque” e “servizi qualificati e innovativi, coerenti con le esigenze di sviluppo del Paese”, dice ancora Panetta. “La Banca d’Italia – conclude il governatore – interviene nei procedimenti autorizzativi nell’ambito delle proprie responsabilità, in stretta collaborazione con la Bce e con l’Ivass. Altre autorità, nazionali ed estere, operano secondo le competenze previste dalla legge. Alla Vigilanza compete verificare che ogni operazione rispetti la normativa prudenziale italiana ed europea, e che gli intermediari risultanti siano solidi sul piano patrimoniale, della liquidità e del governo dei rischi”. “Fermi questi criteri, il giudizio su ciascuna offerta spetta alle dinamiche di di mercato e alle scelte degli azionisti”.

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