Il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) ha avviato il 29 maggio la terza e ultima fase della consultazione pubblica per la definizione del Piano Sociale per il Clima (PSC). Si tratta di un passaggio cruciale per accedere ai fondi europei destinati ad accompagnare la transizione ecologica, tutelando famiglie e imprese più vulnerabili.
Nel 2023, l’Unione Europea ha istituito il Fondo Sociale per il Clima, con una dotazione complessiva di 86,7 miliardi di euro, di cui 7 miliardi assegnati all’Italia. Ogni Stato membro è tenuto a presentare alla Commissione un Piano dettagliato entro giugno 2025, pena l’impossibilità di beneficiare dei finanziamenti.
Una transizione che non penalizzi i più deboli
L’obiettivo del Fondo è mitigare gli effetti socio-economici della transizione verde, con una particolare attenzione per famiglie a basso reddito, microimprese e utenti del settore trasporti e riscaldamento.
Le misure per decarbonizzare questi settori rischiano infatti di comportare un aumento dei costi energetici e di mobilità, penalizzando proprio chi ha meno risorse per adeguarsi.
Per questo nasce il PSC: uno strumento pensato per individuare le vulnerabilità e progettare interventi compensativi e di accompagnamento.
Secondo le linee guida europee, è vulnerabile una famiglia che non ha i mezzi per ristrutturare l’edificio in cui vive, è vulnerabile un utente dei trasporti che non può acquistare veicoli a basse o zero emissioni né passare ad alternative sostenibili (come il trasporto pubblico), è vulnerabile una microimpresa che non può sostenere i costi per efficientare i propri edifici o aggiornare il proprio parco mezzi.
“Con il Piano Sociale per il Clima – ha dichiarato il ministro Gilberto Pichetto – vogliamo garantire che la transizione non lasci indietro nessuno. Il nostro impegno è accompagnare cittadini, famiglie e imprese, soprattutto le più esposte, in questo percorso di cambiamento, rendendolo equo, inclusivo e sostenibile”.
Le tre fasi della consultazione pubblica
Il percorso partecipato si è articolato in tre momenti, iniziati con una prima fase, già conclusa, rivolta a cittadini, associazioni, sindacati, enti pubblici e privati. Attraverso un questionario online, si è cercato di raccogliere opinioni e esperienze dirette su povertà energetica, vulnerabilità nei trasporti e difficoltà delle microimprese. A seguire la seconda fase (conclusa il 17 marzo) ha coinvolto circa 300 soggetti istituzionali e della società civile, tra cui Anci, Upi, città metropolitane, start-up, Istat, associazioni dei consumatori, università, centri di ricerca e ONG. L’obiettivo era avviare un confronto più tecnico e approfondito su politiche e misure.
Oggi si è aperta la Terza fase, che proseguirà fino al 15 giugno 2025, con la partecipazione di cittadini, imprese, associazioni e portatori di interesse. È il momento decisivo per raccogliere osservazioni sulle misure e gli investimenti nazionali proposti, in vista della stesura finale del Piano.
“La consultazione pubblica è uno strumento fondamentale per costruire politiche efficaci – ha aggiunto Pichetto – basate sull’ascolto e sulla partecipazione. Mi auguro che tutti i soggetti interessati contribuiscano attivamente, affinché il Piano rifletta in modo concreto le esigenze dei territori e delle persone”.
La scadenza: giugno 2025
Al termine di questa fase, il MASE elaborerà la versione definitiva del Piano Sociale per il Clima, che sarà trasmessa alla Commissione europea entro il 30 giugno 2025. Un passaggio obbligato per l’accesso al Fondo Sociale europeo, considerato un pilastro del Green Deal e una garanzia di equità sociale nella transizione ecologica.
Per partecipare alla consultazione e inviare il proprio contributo, è possibile accedere al portale del GSE al seguente link: https://www.gse.it/sostenibilita/Stakeholder/consultazioni/dettaglioconsultazione?IdConsultazione=3
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