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tra sviluppo in-house e soluzioni COTS


Sempre meno compagnie scelgono soluzioni completamente personalizzate, mentre cresce l’interesse verso l’estensione dei sistemi legacy attraverso “wrappers” o piattaforme SaaS. Negli Stati Uniti, circa metà delle principali compagnie assicurative Danni opta per acquistare e configurare sistemi, mentre l’altra metà li sviluppa internamente. In Europa, la maggior parte delle compagnie consolidate dispone di piattaforme commerciali già pronte (soluzioni Commercial off-the-shelf, COTS) personalizzate e ne sta valutando l’aggiornamento.  A dirlo è un nuovo report di McKinsey & Company sul settore assicurativo, dal titolo “Come le assicurazioni Danni possono rinnovare con successo i loro sistemi core”che esplora le diverse strade percorribili per aggiornare i sistemi centrali, con un focus su criteri concreti per orientarsi tra sviluppo interno, soluzioni COTS e scelta dei partner tecnici.

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Sviluppo proprietario vs piattaforme COTS: il dilemma tra controllo e velocità

Il report individua i vantaggi tra chi sceglie lo sviluppo proprietario e chi sceglie una piattaforma COTS. “Chi punta sullo sviluppo proprietario gode di maggiore controllo, funzionalità su misura e facilità nell’integrare innovazioni future, ma si scontra spesso con tempistiche lunghe, scalabilità limitata e costi crescenti. Chi sceglie una piattaforma COTS ottiene invece vantaggi in termini di velocità, aggiornamenti e innovazione, ma anche queste soluzioni possono introdurre complessità e richiedere tempi estesi per l’integrazione e l’adattamento a un’architettura sempre più articolata”.

Sviluppo o acquisto? Le sei leve per una scelta consapevole tra controllo e agilità

Il report individua le sei dimensioni chiave che possono guidare le compagnie in questa scelta. Questi sono: la funzionalità e la capacità della piattaforma, la personalizzazione dei workflow e dell’esperienza digitale, la governance dei dati e il controllo, il time-to-market e i costi, le capacità organizzative e la leva sull’innovazione, nonché i rischi legati alla migrazione e al modello target.

Se il modello di business richiede funzionalità specializzate, forte personalizzazione o integrazione complessa con portafogli legacy, sviluppare un sistema su misura può essere valido. Chi privilegia time-to-market, efficienza dei costi e innovazione del vendor può trarre vantaggio da soluzioni COTS, oggi sempre più configurabili. Lo sviluppo interno è indicato per chi ha workflow specializzati, come ad esempio modelli di valutazione complessi o integrazioni con fonti dati proprietarie, oppure desidera offrire esperienze digitali personalizzate. Le soluzioni esterne, invece, offrono portali e processi standardizzati pronti all’uso. Lo sviluppo può essere preferibile per chi cerca pieno controllo su dati e protocolli di sicurezza, mentre l’acquisto è indicato per chi preferisce soluzioni modulari e scalabili, con analytics avanzati preconfigurati e aggiornamenti gestiti dal fornitore. Tuttavia, occorre valutare se l’innovazione proposta è coerente con la strategia IT interna. Lo sviluppo richiede investimenti iniziali elevati e tempi lunghi, in un arco temporale che può variare tra i cinque e i dieci anni. Le piattaforme COTS, al contrario, comportano costi iniziali più contenuti e tempi inferiori, generalmente tra i tre e i cinque anni, grazie a configurazioni low-code e personalizzazioni minime. Lo sviluppo in-house funziona per compagnie con solide competenze interne e capacità di delivery, mentre chi preferisce affidarsi all’innovazione del vendor può optare per COTS, che aggiornano costantemente le proprie soluzioni e integrano SaaS, dati e applicazioni in architetture estensibili. Lo sviluppo garantisce anche un maggiore controllo sui rischi normativi e di sicurezza, e riduce la dipendenza da singoli fornitori. Al contrario, l’acquisto è più indicato per chi cerca soluzioni validate dal mercato, con rischi e complessità minori nella migrazione e aggiornamenti gestiti dal vendor.

Selezione del fornitore: trovare il partner strategico giusto

La scelta del vendor, scrive il report, è una decisione strategica. “Gli errori più comuni includono la scelta di vendor con scarsa scalabilità, la sottovalutazione delle sfide di integrazione, l’affidamento a roadmap poco trasparenti o la presenza di un supporto tecnico debole”.

I migliori fornitori “offrono piattaforme in grado di crescere con l’azienda, adottate da compagnie leader e con referenze solide. Devono supportare normative locali, offrire configurabilità multi-giurisdizione e disporre delle risorse finanziarie per innovare nel tempo. È essenziale inoltre che le architetture siano API-first e basate su microservizi. Le soluzioni devono essere modulari e integrabili con sistemi interni o esterni, supportate da API documentate e connettori standard. I migliori vendor forniscono anche un ecosistema attivo, con partner insurtech e strumenti per sviluppatori. È importante che abbiano una forte presenza tra compagnie con esigenze simili, con soluzioni testate su scala e buone performance operative, come la continuità del servizio e il rispetto delle normative. Un ulteriore valore aggiunto è rappresentato dai vendor che coinvolgono attivamente i clienti nell’evoluzione della piattaforma, tramite advisory board, feedback strutturati e roadmap condivise. Le funzionalità devono essere avanzate, come configurazioni dinamiche, self-service e compliance automatica, personalizzabili in modalità no-/low-code e pronte per l’adozione di tecnologie future. Infine, è fondamentale che il vendor disponga di una rete affidabile di partner per l’implementazione e il supporto operativo, attiva nei mercati in cui opera la compagnia e con un track record positivo e rispetto degli SLA”.

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Modernizzazione dei sistemi: una trasformazione di business guidata da visione, governance e change management

La modernizzazione dei sistemi, continua il report, “non è solo una sfida tecnologica: è una trasformazione del business”.

“Richiede la revisione dei processi e l’adozione di un modello operativo integrato, dove business e IT condividano la responsabilità dei risultati. I passaggi chiave prevedono la definizione e l’allineamento degli obiettivi di business e tecnologici, stabilendo una visione comune sugli obiettivi strategici come efficienza, velocità, digitalizzazione e riduzione dei costi. È poi necessario valutare se sviluppare, acquistare o aggiornare, utilizzando un framework per analizzare bisogni, complessità, costi e rischi. Occorre anche valutare la preparazione interna e identificare eventuali gap di competenze, considerando fattori come le risorse disponibili, l’infrastruttura esistente e l’allineamento della leadership. Va gestita con rigore la selezione del vendor o la valutazione dell’upgrade, esaminando la sostenibilità a lungo termine, la flessibilità di integrazione, le partnership dell’ecosistema e la qualità della collaborazione tra fornitore e cliente. È fondamentale definire una roadmap chiara e ben sequenziata: la fase iniziale può concentrarsi su interventi rapidi e ad alto impatto, mentre le fasi successive potranno affrontare iniziative più complesse, tenendo conto di dipendenze, rischi e disponibilità di risorse. Occorre infine istituire una governance di progetto solida, stabilendo fin da subito un sistema chiaro che eviti rallentamenti, consenta di gestire l’ambito del progetto e mantenga il focus sul valore generato, non solo sul rispetto delle scadenze. Ultimo, ma non meno importante, è l’attuazione di una strategia di change management e la promozione dell’adozione. Coinvolgere attivamente l’organizzazione è fondamentale: serve comunicare chiaramente la visione, ad esempio tramite newsletter, townhall o sessioni Q&A, allineare la leadership, avviare programmi di formazione mirata e attivare canali strutturati per raccogliere feedback, affrontare le criticità e adattare il percorso di trasformazione”.



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