In Europa, innovare è spesso una corsa a ostacoli. Non mancano le idee brillanti né le menti capaci di immaginare il futuro, ma troppo spesso queste iniziative si perdono in una zona grigia, una terra di nessuno nota come valle della morte: è quel momento critico tra l’avvio di una startup e il suo consolidamento, dove i fondi iniziali si esauriscono, i finanziatori esitano e la burocrazia soffoca. Una fase fatale per migliaia di imprese potenzialmente rivoluzionarie, che non riescono a trasformarsi in realtà solide e durature. È contro questo scenario che la Commissione Europea ha deciso di lanciare una strategia ambiziosa e strutturata che mira a fare dell’Ue la destinazione preferita per le imprese tecnologiche più innovative: nasce così la EU Startup and Scaleup Strategy.
Il cuore della strategia è rappresentato dal rafforzamento dell’European Innovation Council (EIC), uno strumento che negli ultimi anni ha cercato, non senza difficoltà, di sostenere l’innovazione di frontiera. L’idea ora è quella di semplificarne i meccanismi e ampliarne la portata, in modo da garantire un accesso più rapido ed efficiente ai finanziamenti, soprattutto per le startup e le scaleup che operano nei settori del deep tech, notoriamente ad alto rischio ma anche ad altissimo potenziale. L’adozione di processi simili a quelli utilizzati dalla DARPA americana – rapidi, flessibili, orientati alla sperimentazione – rappresenta una svolta significativa nella logica di sostegno pubblico all’innovazione.
Ma il rilancio europeo non si limita a una riforma degli strumenti finanziari. L’intero ecosistema in cui si muovono le imprese emergenti viene ripensato. Da un lato, si punta a creare un quadro normativo più favorevole, riducendo i carichi amministrativi e introducendo meccanismi di sperimentazione regolatoria, i cosiddetti regulatory sandbox, che consentono di testare nuove tecnologie senza l’immediata applicazione delle norme vigenti. Dall’altro, si lavora per mobilitare nuovi capitali, coinvolgendo in modo più strutturato gli investitori istituzionali e creando un fondo europeo dedicato alla crescita delle imprese, il Scaleup Europe Fund.
Un’attenzione particolare viene riservata al capitale umano, vero motore dell’innovazione. La strategia prevede una serie di iniziative volte ad attrarre e trattenere i migliori talenti, sia attraverso programmi come Lab to Unicorn e Blue Carpet, sia mediante una revisione della strategia sui visti per i lavoratori altamente qualificati provenienti da Paesi terzi. Inoltre, si prevede un accesso più semplice e diretto alle infrastrutture di ricerca e alle tecnologie industriali, grazie anche all’introduzione di una Charter of Access che garantisca regole più trasparenti e inclusive per tutti gli utenti industriali.
A differenza di molte iniziative europee del passato, questa strategia prevede fin da subito un sistema di monitoraggio basato su indicatori chiari: verranno misurati l’aumento del numero di startup e scaleup, così come il numero di aziende che raggiungono lo status di centauri (con una valutazione superiore ai 100 milioni di euro) o di unicorni (oltre il miliardo di euro). L’obiettivo è ambizioso e il primo bilancio dei risultati è atteso entro la fine del 2027.
Resta da capire se questa nuova visione riuscirà a scardinare i limiti strutturali che ancora oggi penalizzano l’Europa rispetto a competitor come Stati Uniti e Cina. Le promesse ci sono tutte, ma senza un cambio di passo reale nella velocità di implementazione e nella capacità di assumersi dei rischi, il rischio è quello di ritrovarsi di nuovo con tante buone intenzioni e pochi risultati concreti. La valle della morte delle startup europee è ancora lì, profonda e silenziosa. Ma forse, questa volta, l’Europa ha iniziato a costruire un ponte per attraversarla davvero.
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