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costi energetici, incentivi e strategie per l’autonomia energetica


Il comparto manifatturiero italiano, cuore pulsante dell’economia nazionale, è a rischio a causa dell’aumento del costo dell’energia. Le aziende, in numerose situazioni, si vedono costrette a ridurre o sospendere la produzione: non c’è carenza di richiesta, ma il prezzo dell’energia, tanto per l’elettricità quanto per il gas, annulla ogni margine di profitto.

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Una pressione insostenibile

Il valore della produzione industriale supera il 15% del PIL nazionale e sostiene oltre il 50% delle esportazioni, garantendo milioni di posti di lavoro diretti e indiretti. Tuttavia, i settori che fanno più uso di energia – metallurgico, chimico, ceramico, alimentare, cartario e meccanico – sono i più colpiti. La concorrenza internazionale è messa in ombra quando, a fronte di una tariffa media europea di 8,1 centesimi al kWh, l’Italia si trova a pagare ben 14,5 centesimi, un sovrapprezzo considerevole, mentre mercati come quelli americano e cinese godono di costi energetici sostanzialmente inferiori.

Proposte per un intervento urgente

Per invertire questa tendenza, vengono proposte misure mirate che possono ridare competitività al settore. In particolare, il patto per il manifatturiero prevede l’istituzione di un tetto strutturale al prezzo dell’energia, implementato attraverso contratti pubblici di fornitura a lungo termine, e la riduzione degli oneri parafiscali applicati in bolletta. Inoltre, è fondamentale il riconoscimento giuridico del “manifatturiero strategico ed energivoro”, garanzia per l’accesso prioritario a tariffe calmierate, fondi compensativi e programmi di riconversione energetica.

Si auspica inoltre un’accelerazione verso l’autonomia energetica industriale. Occorrono incentivi concreti e procedure semplificate per l’installazione di impianti di autoproduzione – come fotovoltaico, biometano, cogenerazione e idrogeno verde – anche in consorzi tra piccole e medie imprese, insieme a un credito d’imposta maggiorato e automatico sui costi sostenuti nel biennio 2023-2024, subordinato al mantenimento dell’occupazione e a investimenti in sostenibilità.

Verso una strategia energetica integrata

Tra le altre proposte emerge l’idea di istituire un Fondo sovrano per l’energia industriale competitiva, alimentato da una quota degli eventuali extraprofitti delle utility, finalizzato a stabilizzare i costi per le imprese energivore. Inoltre, si suggerisce l’avvio di una conferenza permanente tra Stato, Regioni e imprese, per armonizzare le scelte normative, gli investimenti infrastrutturali e gli obiettivi di competitività.

La necessità di una pianificazione del ricorso a fonti energetiche alternative appare imprescindibile per il lungo periodo, con la consapevolezza che il solare e l’eolico, se da soli, non basterebbero a garantire una fornitura costante, richiedendo investimenti ingenti in impianti di stoccaggio. Un ritorno pianificato e sicuro al nucleare è considerato, a patto che vengano rispettati standard altissimi in termini di sicurezza, sia nella costruzione che nella gestione degli impianti, e che il problema dello smaltimento dei rifiuti radioattivi sia risolto in maniera definitiva.

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Infine, si sottolinea come un’azione tempestiva sia fondamentale per evitare la perdita di filiere strategiche, altrimenti destinate a soccombere alla concorrenza globale che gode di condizioni più favorevoli.



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