Sassari L’economia della Sardegna, nonostante la ripresa nel post-pandemia e fatturati in crescita, procede a una velocità ridotta, senza compiere quel balzo in avanti che servirebbe a cambiare passo. Le sfide da vincere sono legate soprattutto agli investimenti, ma ancora di più al riuscire ad assumere decisioni in tempi rapidi, in tutti i settori che riguardano il mondo dell’impresa. Analizzare i dati diventa quindi fondamentale per capire che direzione dare alla nostra economia. La presentazione alla Promocamera di Sassari del Top 1000, l’inserto sull’andamento dell’economia dell’isola abbinato all’edizione di ieri de La Nuova Sardegna, è stata l’occasione non solo per esaminare lo stato di salute attuale del nostro mondo produttivo, ma anche per delineare scenari e prospettive per la nostra economia.
«Analizzare i numeri – ha detto il direttore della Nuova Sardegna Giacomo Bedeschi – aiuta a capire la direzione futura. Il 2023 (l’anno a cui sono riferiti i dati del Top 1000) ha segnato l’uscita dal Covid ma anche l’acuirsi della guerra in Ucraina e l’inizio della crisi in Medio Oriente, elementi che hanno influito sull’economia globale e locale». «Il ruolo del giornale non è solo raccontare ciò che accade ma anche occuparsi dello sviluppo del territorio» – ha aggiunto il presidente del Gruppo Sae Alberto Leonardis, che ha ricordato come la Sardegna fino a qualche anno fa venisse percepita come un’eccellenza nell’innovazione.
«È un ambito su cui nell’isola si deve investire perché c’è una grande possibilità di far sì che possa essere di nuovo un punto di riferimento nel Paese». Quanto il ruolo dell’innovazione sia centrale lo ha ribadito nel suo intervento il presidente esecutivo di Bip Consulting Donato Iacovone. «Il 35% delle aziende italiane con più di 250 addetti utilizza l’intelligenza artificiale, mentre solo l’8% delle piccole e medie imprese l’ha già adottata. È evidente che avrà un impatto decisivo nel futuro. Entro il 2030 è vero che spariranno 92 milioni di posti di lavoro, ma ne nasceranno 170 milioni di nuovi. Quindi anche in Sardegna bisogna intercettare i trend dei prossimi 5-10 anni e investirci, formando le persone. Uno di questi può essere ad esempio la realizzazione di data center, i grandi contenitori dei dati sui quali l’Italia è ancora in ritardo».
Sulla stessa lunghezza d’onda il direttore della Fondazione di Sardegna Carlo Mannoni: «Nell’isola ci sono prospettive interessanti, ma dipende da come si affrontano le sfide. Di fronte a grandi innovazioni la paura è spesso superiore alla visione futura, semplicemente perché non la si conosce. Io tendo a essere ottimista perché vedo nuove opportunità. È fondamentale però che il sistema regione sappia sfruttare vocazioni naturali come il turismo, ma sappia stare anche nella modernità formando imprenditori, lavoratori e cittadini capaci di vivere all’interno di questa modernità». Il tema della velocità nell’assumere decisioni è stato forse quello più ricorrente nei diversi interventi che si sono succeduti.
Il direttore generale del Banco di Sardegna Mauro Maschio ha sottolineato come «la soluzione dei problemi richiede risposte rapide e pragmatismo. L’Italia è lenta nel decidere e non tanto nel fare le cose». E per quanto riguarda il ruolo delle banche: «Il nostro lavoro è selezionare dove investire, valutare le imprese. La Sardegna ha tanti punti di forza sui quali le banche faranno la loro parte, perché è loro interesse che le aziende abbiano successo».
Il sindaco di Sassari Giuseppe Mascia ha ricordato la difficoltà in Sardegna nel riuscire a essere veloci nell’utilizzo dei fondi e nell’esecuzione dei progetti, come avviene ad esempio per quelli del Pnrr. «Questa difficoltà, legata a un’emorragia di personale verso altre strutture della pubblica amministrazione, impedisce alle imprese di sviluppare il loro potenziale. Ogni territorio – ha ricordato il primo cittadino – deve crescere secondo le sue caratteristiche», e ha indicato nella transizione energetica, nella rigenerazione urbana ed extraurbana ma anche nella legalità e nella sicurezza i temi decisivi per lo sviluppo di un territorio».
Il direttore di Coldiretti Luca Saba ha evidenziato la mancanza di occasioni in Sardegna per discutere i dati in funzione della programmazione politica. «L’agricoltura ne ha disponibili tantissimi, eppure l’amministrazione pubblica non li utilizza per fare programmazione, ma soprattutto per scegliere dove orientare la Regione. Altrimenti non potremo che seguire solo l’onda».
Il presidente della Camera di Commercio del Nord Sardegna Stefano Visconti ha ricordato quanto sia difficile fare squadra in Sardegna, citando l’esempio virtuoso dei risultati ottenuti con l’iniziativa dell’ente camerale Salude e Trigu, capace di mettere insieme 100 imprese per fare marketing di rete con eventi sul territorio.
E infine ha chiuso il manager di EP produzione di Fiumesanto Paolo Appeddu che ha sottolineato la disponibilità della società «a contribuire alla transizione energetica superando l’uso del carbone e sviluppando i progetti previsti dall’Energy Park; In un momento in cui la regione Sardegna è alla ricerca di nuovi motori per la crescita a lungo termine, crediamo che FiumeSantoEnergyPark sia un progetto strategico, con il potenziale di creare ricchezza, occupazione e know-how».
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