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Mafie in Umbria, nel mirino carburanti e fondi Pnrr



Nel 2024 sei interdittive antimafia emesse a Perugia

Nel 2024 sono state emesse sei interdittive antimafia dalla Prefettura di Perugia, provvedimenti che hanno colpito imprese ritenute a rischio di infiltrazione da parte di organizzazioni criminali. È quanto evidenziato nella relazione semestrale presentata dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi al Parlamento, redatta dalla Direzione Investigativa Antimafia (DIA). Il documento analizza l’azione delle mafie sul territorio italiano, con un focus specifico sulle dinamiche regionali, compresa la situazione in Umbria.

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La regione, secondo quanto emerge dal report, si conferma di crescente interesse per gruppi criminali di matrice calabrese e campana. In particolare, l’attenzione dei clan si è concentrata sul comparto della compravendita di prodotti petroliferi, considerato un settore strategico per il riciclaggio di denaro e il controllo economico. Le indagini evidenziano come la movimentazione di carburanti rappresenti un’area dove le mafie riescono ad inserirsi per trarre profitti illeciti, sfruttando imprese intestate a prestanome o utilizzate come veicoli per frodi fiscali.

L’Umbria, nonostante non presenti storicamente strutture mafiose autoctone connotate da modalità violente, mostra caratteristiche territoriali ed economiche che la rendono vulnerabile. La posizione geografica centrale, la presenza di numerose imprese medio-piccole e una significativa operatività edilizia legata a interventi di ricostruzione post sisma, offrono occasioni alle mafie per introdursi nel circuito economico legale.

Un’ulteriore area di preoccupazione riguarda i fondi legati al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr). Secondo la DIA, le organizzazioni criminali stanno affinando le loro strategie per intercettare risorse pubbliche destinate a opere infrastrutturali e digitali, sfruttando lacune nei controlli e nella trasparenza degli appalti. La ricostruzione post terremoto, ancora in corso in diverse zone dell’Umbria, costituisce un ambito nel quale il rischio di infiltrazione resta alto, in particolare laddove le procedure di affidamento risultano accelerate o semplificate.

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Il rapporto sottolinea che le mafie tendono ad agire in modo silente e senza ricorrere alla forza intimidatoria esplicita, privilegiando modalità relazionali che passano per la collusione economica, l’acquisizione di aziende in difficoltà, o la proposta di finanziamenti e liquidità a soggetti economici in crisi. Il tessuto produttivo umbro, composto in larga parte da imprese familiari o con limitato accesso al credito, risulta per questo particolarmente esposto.

La DIA evidenzia inoltre come la criminalità organizzata non si limiti a operare nel settore dei carburanti, ma stia progressivamente ampliando il proprio raggio d’azione verso ambiti quali logistica, trasporti, smaltimento rifiuti e ristorazione, cercando di penetrare in maniera pervasiva nel tessuto economico locale. In tale quadro, le interdittive antimafia emesse nel 2024 si sono rivelate uno strumento essenziale per prevenire l’ingresso di soggetti sospetti in gare pubbliche e per tutelare la trasparenza del mercato.

Nel panorama nazionale, il fenomeno si riflette con intensità crescente. Secondo i dati generali della relazione, l’interesse delle mafie per i prodotti energetici, in particolare carburanti, è una costante su tutto il territorio. Nel 2023, ad esempio, la Guardia di Finanza ha scoperto diverse filiere parallele di distribuzione di carburante con base in regioni del Nord e del Centro, riconducibili a soggetti legati alla ’ndrangheta e alla camorra. Questi schemi vengono replicati anche in contesti ritenuti meno tradizionalmente esposti alla criminalità organizzata, come l’Umbria.

L’Umbria, pur non essendo un territorio a elevato tasso di criminalità mafiosa, viene definita “appetibile” per la sua economia diffusa e per la possibilità di operare sotto traccia. Le province di Perugia e Terni risultano particolarmente esposte per la presenza di infrastrutture strategiche, nodi logistici e aree industriali nelle quali le mafie possono inserirsi anche attraverso appalti di subfornitura.

Il monitoraggio delle forze dell’ordine, unito all’azione della prefettura tramite le interdittive, resta uno degli strumenti più efficaci di prevenzione. La collaborazione con le Camere di Commercio e con gli organismi di vigilanza sui fondi Pnrr è stata rafforzata nel corso dell’ultimo anno, al fine di evitare l’uso distorto delle risorse pubbliche.

L’attività investigativa proseguirà con attenzione anche nei prossimi mesi, in particolare per quanto riguarda i flussi di denaro connessi ai progetti pubblici, ai cantieri di ricostruzione e alle forniture energetiche. L’allerta resta alta, e la DIA invita a non abbassare la guardia su un fenomeno che, pur agendo sotto traccia, continua ad evolversi e ad adattarsi ai contesti economici più fragili.

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