Efficienza energetica e tecnologia vanno di pari passo per abbattere le emissioni degli edifici abitativi. Si tratta di poter arrivare a ridurre del 29% i consumi energetici e del 5% quelli idrici. Un’azione che può portare a un risparmio netto complessivo di 17-19 miliardi di euro. Per farlo serve agire progettando edifici che siano sempre più intelligenti gli “smart building” per indicarli con un termine da addetti ai lavori. Un elemento chiave anche nella accellerazione verso le cosi dette “Case green” definite dalla direttiva EPBD della Comunità europa, letteralmente Efficiency performance of buildings Directive.
Un futuro lontano secondo Enrico Zannetti Consigliere del Ministro delle Finanze “la direttiva EPBD non riesco a immaginarla senza proroghe. Non ci sono i numeri per fare quanto chiede l’Europa. Qualcosa andrà messo a terra immagino sempre meno nelle logiche di detrazione ma più di sovvenzioni che rendano sostenibili questi pian di intervento”. Sempre al netto di distanziarsi da quanto fatto con il Superbonus. I grandi numeri “non si fanno su basi di obbligo morale o normativo“, ma servono progetti che si sostengano dalla economia che producono.“Nel caso della PA si punta molto sulla figura delle Esco come partner privati” continua Zanetti.
Intanto accontentiamoci del bonus elettrodomestici di cui a breve sarà possibile usufruire come ricorda Roberta Serroni, Divisione X sistema casa, industria delle costruzioni,filiera del bianco, Dgind mInistero Imprese e made in Italy.
Le sette proposte di Thea
In occasione della presentazione del Rapporto Strategico della Community Smart building oggi 28 maggio a Roma la Community di The European House Ambrosetti ha raccolto sette proposte che individuano tre ambiti di azione chiave.
“Il primo riguarda le competenze, per sviluppare programmi di upskilling e reskilling per tutti gli operatori della filiera estesa, come progettisti, contractor, installatori e impiantisti, anche in collaborazione con le ITS Academy. Il secondo ambito è relativo a incentivi e finanziamenti, con la necessità di rivedere il sistema di incentivi per renderlo proporzionale ai risparmi energetici e introdurre un “Libretto della casa”, per la certificazione degli interventi effettuati negli edifici. Infine, si punta sulla consapevolezza, promuovendo una maggiore collaborazione tra pubblico e privato e migliorando il coordinamento tra i diversi stakeholder del settore” spiega Lorenzo Tavazzi, senior partner e responsabile della Community smart building di Teha Group.
Necessità di formare competenze tecniche aggiornate
Un quadro che non si può realizzare senza anche una adeguata formazione professionale. Diversi sono i ruoli che la Community individua come assenti o carenti di aggiornamenti concreti. Progettisti, installatori, tecnici e operatori specializzati, specialisti in soluzioni applicative green e smart. Si tratta di circa 200 mila posti di lavoro qualificati al 2030 secondo la Community. Una sfida che si scontra oltre che sul piano formativo, anche con il calo demografico in ottica di “nuova leve” e all’invecchiamento demografico, rispetto alle professionalità che si devono aggiornare. “Siamo agli ultimi posti in Europa per competenza nel digitale. Siamo più di 20 punti percentuale sotto la media europea” evidenzia Benedetta Brioschi partner Teha.
Un tema che nasce da lontano. “La scuola italiana non prepara alle materie Stem” sottolinea Ilaria Bertini direttore del Dipartimento unità per l’efficienza energetica (DUEE) Enea. “Manca una formazione adeguata già dai primi anni di scuola”. Non si crea empatia verso queste materie, in poche parole i giovani difficilmente si appassionano e sposano come progetto di vita lo studio di materie tecnico scientifiche.
Forse anche trovare nomenclature più accattivanti e certamente più attuali potrebbe aiutare, suggerisce Riccardo Zanette AD MCZ Group spa. Indubbiamente la formazione e l’aggiornamento della forza vendita, quindi degli installatori, diventa centrale per arrivare nelle case dei cittadini. Ma qui si apre un tema innegabile di mission imprenditoriale che per piccole e microimprese come quelle degli installatori appunto può non essere così appealing. Questo forse è il muro più grande da scalare come sottolinea Alberto Boggian chief marketing officer di Irsap. Un’azione su cui le imprese produttrici stanno investendo molto ma che si scontra con dinamiche di mercato complesse come anche il self made dato dalla disponibilità di dispositivi disponibili on line e nella Gdo.
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