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Ue, la Vigilanza prepara stress test per gli istituti non bancari: a cosa serve e l’esempio della Boe


Si tratta di istituzioni non bancarie che detengono circa 5.000 miliardi di euro di prestiti in Eurozona, ma che non sono soggette alle stesse regole stringenti degli istituti di credito. Lo schema è quello già adottato dalla Banca d’Inghilterra

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Il faro della vigilanza finanziaria dell’Unione europea per la prima volta si orienterà anche sugli istituti non bancari, secondo quanto riporta il Financial Times.

Le autorità di regolamentazione dell’Ue stanno pianificando, per inizio 2027, il primo stress test per individuare le vulnerabilità del sistema finanziario al di fuori delle banche, in relazione ai timori per la rapida crescita di gruppi meno regolamentati come gli hedge fund e il private equity e per esaminare l’impatto sul sistema finanziario di una potenziale crisi del mercato, che includerebbe anche fondi pensione e assicurazioni.

Gli istituti non bancari hanno erogato prestiti per circa 5.000 miliardi

Dopo la crisi finanziaria del 2008, l’erogazione di prestiti si è spostata dai bilanci delle banche verso altre imprese che si comportano come i prestatori tradizionali, ma con una regolamentazione più leggera. Secondo la Banca centrale europea, i soggetti non bancari rappresenteranno circa un quarto dello stock totale di prestiti nell’Eurozona, pari a 19 miliardi di euro alla fine del 2023, cioè circa 5.000 miliardi e “sempre più prestiti vengono erogati da compagnie assicurative e fondi pensione”. Mentre i prestiti concessi dalle banche dell’Eurozona ai soggetti non bancari sono triplicati dal 1999, raggiungendo i 6.000 miliardi di euro a fine 2023.

Le autorità di vigilanza sono sempre più preoccupate per l’opacità e i rischi potenziali che queste imprese potrebbero presentare, oltre che per i legami con il mercato finanziario. Sul nuovo dossier stanno lavorando: l’Autorità bancaria europea, l’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati, l’Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali o professionali e la Bce, nonché la Commissione europea e il Comitato europeo per il rischio sistemico.

La commissione Ue ha detto lo scorso 23 maggio che avrebbe rinviato di un anno l’attuazione di requisiti patrimoniali più severi per le attività di negoziazione dei titoli delle banche, fino cioè all’inizio del 2027. Il ritardo consentirà a Bruxelles di attendere chiarimenti in merito al fatto che gli Stati Uniti intendano procedere con le regole concordate dai regolatori globali nell’ambito del Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria.

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L’esempio dalla Bank of England

Lo schema è quello già adottato dalla Banca d’Inghilterra lo scorso anno. La BoE ha coinvolto più di 50 istituzioni della City di Londra nel suo cosiddetto “scenario esplorativo” a livello di sistema – che includeva il default teorico di un hedge fund – per vedere come un periodo di stress si sarebbe riversato sulle imprese non bancarie. Le sistituzioni locali sono state sollevate quando la BoE ha dichiarato che la resilienza era “relativamente alta” nei fondi di investimento basati sulle passività nei piani pensionistici. La BoE ha però avvertito che vendite forzate di attivi da parte di fondi pensione, hedge fund e altri investitori potrebbero amplificare una crisi di mercato, soprattutto quando vi emergono difficoltà nel liquidare asset in tempi difficili.



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