L’energia nucleare fa sempre più gola alle Big tech, ma non quella tradizionale. Secondo quanto ricostruisce TechCrunch, Amazon, Google, Meta e Microsoft stanno puntando sui piccoli reattori modulari invece delle centrali nucleari tradizionali per alimentare i propri data center negli Stati Uniti, investendo centinaia di milioni di dollari in startup che sviluppano questa tecnologia innovativa. La scelta nasce soprattutto dall’espansione dell’intelligenza artificiale, che ha moltiplicato il fabbisogno elettrico richiedendo una potenza di calcolo enorme, possibilmente a basso impatto ambientale. Le fonti rinnovabili come solare ed eolico, però, non riescono a garantire questa continuità perché dipendono dalle condizioni meteorologiche, il che ha spinto diverse aziende a cercare alternative stabili. Il nucleare offre energia 24 ore su 24, ma sembra che le Big tech abbiano una preferenza per i reattori modulari compatti rispetto a quelli tradizionali e per delle ragioni molto concrete. Infatti questi nuovissimi impianti possono essere costruiti in 5-7 anni invece di oltre un decennio, costano meno e possono essere installati vicino ai data center generando la quantità di energia giusta per un singolo sito tecnologico.
La rivoluzione dei piccoli reattori modulari
A segnare l’inizio di questa nuova stagione per il nucleare americano è stata proprio Google, che ha stretto un accordo storico con Kairos Power, una startup californiana fondata nel 2016 e specializzata nello sviluppo di reattori di nuova generazione. L’intesa prevede la realizzazione di circa 500 megawatt di capacità entro il 2035, con l’entrata in funzione del primo reattore già nel 2030. Oltre alla scelta di puntare su infrastrutture più compatte rispetto alle centrali tradizionali, Kairos si distingue per l’adozione di una tecnologia innovativa: al posto dell’acqua utilizza un sale di fluoruro fuso come fluido refrigerante. Questo consente di operare a bassa pressione e riduce in modo significativo il rischio di incidenti. L’ambizione e l’originalità del progetto hanno attirato anche l’interesse delle autorità federali americane: Kairos ha ricevuto 629 milioni di dollari in finanziamenti pubblici e, nel novembre 2024, ha ottenuto il via libera dalla Nuclear regulatory commission per costruire due reattori pilota da 35 megawatt in Tennessee. Ogni nuovo impianto sarà usato come piattaforma sperimentale per affinare il design e la sicurezza dei reattori successivi, secondo una strategia di sviluppo graduale ma continua.
Sulla scia dell’annuncio di Google, anche Amazon ha deciso di investire nel nucleare, puntando su una tecnologia diversa ma altrettanto innovativa. Il colosso dell’e-commerce ha destinato 500 milioni di dollari a X-Energy, un’azienda del Maryland attiva dal 2009 che sviluppa reattori modulari avanzati. L’obiettivo dell’accordo è ambizioso: superare i 5 gigawatt di nuova capacità nucleare entro il 2039, il più grande programma mai lanciato nel settore. Ai fondi iniziali si sono aggiunti altri 200 milioni, portando il totale raccolto a 700 milioni di dollari.
Sam Altman porta il nucleare in Borsa
Anche Sam Altman, ad di OpenAI e ultimo arrivato nel club delle Big tech impegnate nel nucleare, si è mosso per tempo. Nel maggio 2024 ha portato in borsa Oklo, una startup che sviluppa reattori raffreddati a metallo liquido, utilizzando una Spac da lui stesso fondata. Una Spac – acronimo di special purpose acquisition company – è una società creata appositamente per raccogliere soldi in borsa e poi fondersi con una startup promettente, permettendole così di diventare pubblica senza passare dal processo tradizionale di quotazione. L’operazione, dal valore di 850 milioni di dollari, consente a Oklo – attiva dal 2013 e basata su un progetto del Dipartimento dell’Energia – di raccogliere nuovi capitali per sviluppare tecnologie pensate per ridurre i rifiuti radioattivi. Intanto, per diversificare il suo portafoglio Altman ha investito anche 375 milioni di dollari in Helion, una startup che lavora sulla fusione nucleare, una tecnologia ancora più avanzata che potrebbe rivoluzionare l’energia ma che al momento rimane ancora molto sperimentale.
A chiudere il cerchio dei top investitori americani in reattori modulare non poteva mancare Bill Gates che attraverso TerraPower sta costruendo un reattore da 345 megawatt nel Wyoming. Questo impianto combina la fissione tradizionale con un sistema di stoccaggio dell’energia attraverso sali fusi.
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