Mentre Bruxelles rinvia di un anno l’entrata in vigore di nuove regole per le attività di negoziazione delle banche, nei palazzi della vigilanza finanziaria si lavora a una svolta epocale: per la prima volta, l’Unione europea si prepara a testare la tenuta del sistema finanziario oltre i confini delle banche tradizionali. A finire sotto la lente saranno attori fino ad oggi meno regolamentati: hedge fund, fondi pensione, assicuratori, private equity e gruppi di credito privato.
È la fine della comfort zone per quella fetta di finanza che, dopo la crisi del 2008, ha saputo mimetizzarsi dietro la sigla rassicurante di “non-bancaria”. Secondo la BCE, oggi questi soggetti valgono un quarto dello stock totale di prestiti dell’Eurozona, pari a ben 19 miliardi di euro a fine 2023. Una massa crescente di attività, poco trasparente e sempre più intrecciata con il mercato finanziario.
Dietro le quinte, l’EBA, l’ESMA, l’EIOPA, la BCE, la Commissione Ue e il Comitato europeo per il rischio sistemico stanno definendo i contorni di un esercizio che – come confermato da fonti del Financial Times – dovrebbe partire nel 2027. Ispirato all’esperimento della Bank of England, che l’anno scorso ha coinvolto 50 istituzioni della City in uno scenario di default simulato di un hedge fund, il test servirà a misurare l’effetto domino che un crollo potrebbe provocare nel sistema finanziario.
E il messaggio per il settore è chiaro: il tempo della deregulation sta finendo.
Nel frattempo, prende il via anche lo stress test 2025 sul settore bancario europeo. Il test – condotto su 64 banche, di cui 51 sotto il Meccanismo di vigilanza unico – punta a valutare la resilienza degli istituti di fronte a uno scenario macroeconomico severo, definito su un orizzonte temporale 2025-2027.
I numeri dello shock simulato fanno tremare i polsi:
- PIL dell’UE in calo cumulato del 6,3%,
- inflazione al 5% nel 2025,
- disoccupazione superiore al 6%,
- crollo dei consumi e degli investimenti a causa di uno scenario di crisi geopolitica acuta e politiche commerciali protezionistiche.
Un test progettato per verificare se le banche hanno capitale sufficiente a sostenere l’economia in tempi di crisi, ma anche per promuovere trasparenza, fiducia nei mercati e vigilanza consapevole. Come? Attraverso la pubblicazione di dati granulari e confrontabili, fondamentali per lo SREP, il processo di revisione prudenziale dell’Eba.
Se il test 2025 fotografa le condizioni delle banche, quello del 2027 sarà invece uno specchio dell’intero ecosistema finanziario. Un’innovazione che risponde a una trasformazione profonda: la finanza moderna non si fa più solo nei caveau, ma anche (e soprattutto) nelle holding che operano a margine della regolazione classica.
La mossa dell’Ue è dunque politica e sistemica: intercettare per tempo i punti ciechi della vigilanza, prima che la prossima crisi si scateni da dove nessuno guarda.
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