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Da sinistra: Nenna, Turci, Rizzi e Caselli


Economia piacentina tra luci ed ombre, in uno scenario dove si naviga a vista. “La resilienza del sistema Piacenza si è manifestata anche nel 2024, anno di progressivo rallentamento della crescita economica occidentale anche per l’instabilità politica e le conseguenze dei conflitti in Ucraina e in Medio Oriente. Le nuove politiche protezionistiche americane e le tensioni geopolitiche sembrano prefigurare ulteriori shock negativi, anche se i negoziati in corso a livello internazionale lasciano ampi margini di incertezza e imprevedibilità. Il Pil piacentino è così cresciuto solo dello 0,5% nel 2024, raggiungendo i 10,4 miliardi di euro a prezzi correnti, grazie all’aumento lieve del valore aggiunto in agricoltura, nell’industria e nei servizi, a fronte del calo significativo nel settore delle costruzioni. I primi tre mesi del 2025, però, testimoniano un rallentamento economico con un aumento del 143% di ore di cassa integrazione autorizzate rispetto al primo trimestre 2024”.

Questo in sintesi il quadro che emerge dal Report 2025 sull’economia locale, curato dal Laboratorio Lel dell’Università Cattolica, sotto la responsabilità scientifica del professor Paolo Rizzi. Lo studio è stato presentato oggi nel corso della 4ª edizione della “Giornata dell’economia piacentina”, al PalabancaEventi in una Sala Corrado Sforza Fogliani gremita di autorità civili e militari, e di addetti ai lavori con una nutrita rappresentanza delle associazioni di categoria piacentine.

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Dopo sette anni di interruzione – ha ricordato Eduardo Paradiso, che ha coordinato la Giornata – dal 2022 su iniziativa della Banca di Piacenza, della Cattolica e della Camera di Commercio (oggi dell’Emilia) è dunque ripresa la pubblicazione del Rapporto annuale sul sistema economico piacentino (distribuito a tutti gli intervenuti al termine dell’incontro).

I saluti di Nenna e Cella

Il presidente della Banca di Piacenza Giuseppe Nenna (autore della prefazione al Report) ha portato i saluti dell’istituto di credito – presenti anche il vicepresidente Domenico Capra, l’amministratore delegato e direttore generale Angelo Antoniazzi e il vicedirettore generale Pietro Boselli – ricordando come la Banca di Piacenza sia in controtendenza rispetto alla riduzione generalizzata degli sportelli, «noi li apriamo», e alla decrescita degli impieghi, «noi li abbiamo aumentati». Filippo Cella, vicepresidente vicario della Camera di Commercio dell’Emilia, ha indicato come «una scelta vincente» per il nostro territorio «l’unione delle forze che ha portato al ritorno di questa giornata»; fatta una veloce disamina dei principali dati sull’andamento dell’economia, ha poi anticipato le proiezioni camerali su 2025 e 2026 che indicano un aumento del Pil.

Crescita e coesione

Il direttore dell’Ufficio studi di Unioncamere Emilia-Romagna, Guido Caselli ha posto l’accento sull’importanza delle relazioni per le quali va ricercato un nuovo equilibrio tra crescita economica e coesione sociale. «Non possiamo certo eliminare instabilità e incertezza – ha chiarito – ma possiamo muoverci all’interno di esse cercando una nuova stabilità».

Lorenzo Turci del Lel ha illustrato alcuni dati presi in esame dal Report (andamento popolazione, imprese attive, depositi e prestiti, export), mentre il professor Rizzi, direttore del Lel, ha sottolineato altri aspetti del Report sull’economia piacentina riguardanti la sostenibilità e la qualità della vita, le presenze turistiche, il numero di laureati, «dato negativo», la transizione ecologica, «siamo indietro».

In fase di commento Gioacchino Garolfi dell’Università dell’Insubria, ha parlato dello sviluppo territoriale, «che non si stabilisce per decreto» e che si alimenta portando competenze anche in collina e montagna, «mantenendo le scuole in montagna si attraggono le aziende grazie alla presenza di giovani istruiti».

Storia d’impresa

La voce delle aziende protagoniste dell’economia piacentina è stata affidata a Anna Paola Cavanna, presidente della Laminati Cavanna Spa, che ha ripercorso la storia dell’impresa che dirige. Festeggiati i 56 anni di attività nel settore delle lavorazioni conto terzi per il packaging flessibile, è un’eccellenza del made in Italy con 60 addetti: «tutti a tempo indeterminato», età media 40 anni, impegnati nella lavorazione di 50 tonnellate al giorno di materiali. Cavanna, dopo aver ringraziato la Banca di Piacenza per il sostegno nella realizzazione di un impianto di recupero di residui chimici, ha spiegato come «un’azienda per crescere debba comportarsi come una grande squadra».

L’occupazione piacentina

Tornando al Report 2025 sull’economia piacentina, oltre alla leggera crescita del Pil dello 0,5%, da registrare la crescita dell’occupazione, con un incremento di oltre 4.000 unità. Ciò ha consentito di raggiungere lo scorso anno le 133mila unità, migliorando ulteriormente il tasso di occupazione che con il 72,2% ha superato la quota regionale, ben al di sopra della media nazionale (62,2%). Di conseguenza il tasso di disoccupazione è sceso al 5,1%, livello più elevato della media regionale (4,1%) ma considerabile quasi “frizionale”, anche se le 7.400 persone senza lavoro (e i 4.500 ragazzi Neet) rappresentano comunque un problema sociale a cui dare risposte in forma collettiva e partecipata.

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Anche i tassi di disoccupazione femminile (6,5%) e giovanile (10,8%) si sono ridotti in modo sensibile su livelli lontani da quelli delle aree meno ricche del Paese. In questo scenario positivo del mercato del lavoro locale, va tuttavia ricordato come questi dati derivano da una quota molto elevata di contratti a tempo determinato (quasi 44 mila nel 2024), che hanno raggiunto il 58,1% del totale delle attivazioni di lavoro, laddove solo il 12% è costituito da contratti a tempo indeterminato (circa 8 mila). Dal 2008 i primi crescono dell’87%, i secondi calano del 20%; mentre il lavoro somministrato è salito anch’esso dell’83%, con conseguenze evidenti sul nuovo fenomeno dei working poor.

Il numero di imprese

Dopo la modesta crescita del 2022, il numero delle imprese ha ripreso il proprio andamento di declino ormai decennale (-16 unità). Con il segno negativo soprattutto nel commercio ma anche nell’agricoltura e nell’industria, a fronte della crescita delle attività professionali e tecniche e delle imprese dei settori dell’intrattenimento, dello spettacolo e dello sport, dei servizi di alloggio e ristorazione e del settore della sanità e dell’assistenza sociale. Prosegue in positivo il rafforzamento del tessuto imprenditoriale in termini di forma giuridica, con le società di capitale che crescono del 2% nell’ultimo anno (+33% negli ultimi 15 anni) e si conferma importante il contributo delle imprese straniere (quasi 4.000) che crescono del 41% nell’ultimo decennio compensando il calo continuo delle imprese autoctone (-11% dal 2014).

L’export e l’import

Sul fronte dei rapporti con l’estero, per l’economia piacentina si registra un anno positivo, con le esportazioni che segnano un altro record, salendo a 6,9 miliardi di euro con un balzo del 6,4%, soprattutto grazie all’incremento di vendite in Cina (+20%) e in Europa (+3%), in particolare verso la Germania, la Spagna e la Polonia. Occorre sempre ricordare come il dato debba essere depurato dai flussi attivati dalle piattaforme logistiche del territorio (Piacenza, Castel San Giovanni, Monticelli, Pontenure e Cortemaggiore), che portano all’estero prodotti non locali; ma la crescita delle vendite internazionali dei nostri settori di punta è comunque ragguardevole, a partire dai macchinari (1,3 miliardi di euro), dall’alimentare (650 milioni) e dei mezzi di trasporto merci (350 milioni).

Il livello più elevato delle importazioni (rimaste stabili a 7,2 miliardi di euro nel 2024) determina un saldo commerciale negativo nella provincia, a differenza di altre aree della regione, come Parma, Reggio Emilia e Modena. Piacenza ha tuttavia cambiato pelle nei rapporti commerciali con l’estero, perché ormai da un decennio è diventata tra le prime esportatrici del Paese, con una propensione internazionale pari al 60% del Pil locale (31% in Italia).

Lo scenario demografico

Per quanto riguarda la demografia, anche il 2024 ha registrato la tradizionale dinamica ambivalente. Da un lato, il totale dei residenti ha continuato a salire (+1.350) fino a 287 mila unità; così il tasso di natalità del 6,6 per mille abitanti e il tasso di fecondità di 1,27 figli per donna risultano superiori sia alla media regionale che a quella nazionale, grazie alla continuità dei flussi di immigrazione in entrata con la popolazione straniera arrivata a oltre 43mila persone e ad un saldo migratorio pari al 10,1 per 1000 residenti (4,1 in Italia).

Il rovescio della medaglia rivela indicatori demografici strutturali sempre peggiori che nel resto del Paese (indice di dipendenza e indice di vecchiaia), determinando un quadro futuro molto preoccupante: le proiezioni al 2043 prospettano una perdita di 1.500 persone con meno di 20 anni nel caso dello scenario tendenziale e di circa 14mila nel caso peggiore senza immigrazione.

Il trend del credito

Nel settore del credito per l’economia piacentina si inverte il trend negativo dei depositi bancari che salgono a 10,8 miliardi di euro, al contrario dei prestiti ancora in frenata (6,2 miliardi), facendo scendere ulteriormente il rapporto prestiti-depositi a 57,6, dato penalizzante per il territorio perché indica la fuoriuscita dei risparmi raccolti dalle famiglie verso altre aree del Paese dove gli investimenti appaiono più dinamici (il dato regionale è infatti pari a 83). Alcuni cambiamenti degli ultimi anni nel settore creditizio hanno causato la diminuzione del numero di sportelli bancari per numero di abitanti: in particolare riduzione dell’uso del contante e crescita del digitale. Questa riduzione è continuata anche nel 2024. A livello nazionale si è passati da 56,1 sportelli ogni 100.000 abitanti nel 2011 a 33,3 nel 2024 (-40,5%), mentre a livello regionale da 80,6 a 47,0 (-41,6%).

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In provincia di Piacenza questa decrescita è stata molto più lenta, assestandosi a -31,0% (da 76,2 a 52,6). Questo risultato positivo per Piacenza è merito anche della politica di sostegno al territorio portata avanti dalla banca locale (Banca di Piacenza). Tra le province considerate, solamente Cremona è a un livello simile a quello di Piacenza (52), seppur inferiore, mentre le altre province registrano valori che variano dal massimo di Parma di 44,5 al minimo di Pavia di 35,1. In termini relativi il calo più forte è stato a Parma (-46,1%), Lodi (-45,0%) e Pavia (-43,3%).

Criticità sociali e ambientali

Per comprendere lo stato di salute del sistema Piacenza, si legge nel Report, non possiamo fermarci solo all’analisi dei dati economici, produttivi e demografici; ma dobbiamo leggere e interpretare anche le componenti sociali ad ambientali dello sviluppo locale, come evidenziati dai rapporti sulla qualità della vita del Sole 24 Ore e sull’ecosistema di Legambiente. Da queste analisi, emergono indicatori e dimensioni dove Piacenza registra ritardi e criticità.

In primis, le presenze turistiche per Kmq (94° posto nel ranking nazionale) e la loro variazione recente (82°), testimoniando come l’attrattività territoriale non sia ancora sufficientemente premiata da flussi consistenti di visitatori esterni e esteri. L’indice del clima, per il quale il territorio si pone al 102° posto nella graduatoria nazionale, rimanda alla gravità della situazione ecologica della Pianura Padana in generale, ma anche al ritardo delle politiche ambientali locali, con il 93° posto per energia prodotta da fonti rinnovabili (eolico, idroelettrico, solare e geotermico), l’80° per densità di aree protette, il 77° per il numero di giorni di superamento dei limiti delle PM10 (47 a Piacenza su una media nazionale di 25) e l’80° per il quoziente di mortalità (che non deriva necessariamente dalla cattiva situazione ambientale ma ne è comunque fortemente correlato).

Anche alcuni indicatori dell’area “giustizia e sicurezza” penalizzano Piacenza, che risulta 80° nell’indice generale di criminalità, 87° nella classifica per furti con destrezza e 95° per altri reati denunciati. Altri posizionamenti negativi sono attesi, come l’emigrazione ospedaliera (89°) – per la vicinanza con i presidi sanitari lombardi – o l’81° posto per il numero di pensioni di vecchiaia – dato il profondo invecchiamento riscontrato negli ultimi decenni. Ancora molto insufficiente il numero di laureati (91° con solo il 20% della fascia di età 25-39 anni), che appare lontano dalla media nazionale (28%) o delle città con più forte tradizione accademica come Bologna (42,3%) e Trieste (39,7%), nonostante la presenza in crescita di cinque poli universitari (Università Cattolica, Politecnico, Conservatorio, Università di Parma sia con Medicina che per Infermieristica).

Le sfide da affrontare

Il Report 2025 sull’economia piacentina ha integrato le analisi socioeconomiche anche con nuovi approfondimenti. Il primo ha riguardato il processo delle imprese piacentine nella transizione ecologica, attraverso un’indagine campionaria per verificare la conoscenza dei regolamenti europei sulla tassonomia delle attività sostenibili e l’attuazione di azioni specifiche a livello aziendale per rispettare questi vincoli e sviluppare forme concrete di economia circolare. Emerge un sostanziale ritardo delle imprese piacentine e emiliano-romagnole, con una quota ancora minoritaria di aziende capaci di investire significativamente nelle pratiche dell’economia circolare e della sostenibilità, ma anche nelle nuove forme di rendicontazione ambientale, sociale e non finanziaria.

Nell’ultimo periodo emergono tre tematiche rilevanti per lo sviluppo futuro del sistema Piacenza: la nuova fase di pianificazione urbanistica con l’elaborazione e l’assunzione del nuovo Pug (Piano urbanistico generale) del Comune capoluogo; i nuovi interventi di promozione territoriale relativi all’attrazione di turisti e investimenti esterni; lo sviluppo di politiche giovanili che intervengano sia sul fronte dell’orientamento al lavoro e del loro ingresso nel mercato del lavoro sia in materia di prevenzione al disagio sociale ed educativo.

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