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Confindustria chiede un Piano Industriale Straordinario. Orsini: Rivedere Green Deal e puntare sul nucleare


Per il presidente di Confindustria si al disaccoppiamento in bolletta tra prezzo del gas e prezzo delle rinnovabili, ridurre gli oneri di sistema

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Confindustria propone un Piano Industriale Straordinario per rilanciare l’economia europea e nazionale. Lo ha detto il Presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, dall’assemblea annuale degli industriali.

L’ERRORE DEL GREEN DEAL È STATO ANTEPORRE L’IDEOLOGIA AL REALISMO E ALLA NEUTRALITÀ TECNOLOGICA

“Sul Green Deal, l’errore è stato anteporre l’ideologia al realismo e alla neutralità tecnologica: ci siamo dati i tempi e gli obiettivi ambientali più sfidanti del mondo, ma senza alcuna stima degli effetti e dei costi sull’industria e sui lavoratori e le loro famiglie. Il resto del mondo non condivide né i nostri standard, né i loro costi, e tutto ciò ci porta fuori mercato. Ma non siamo i soli a chiedere una svolta. Sono con noi tutte le Confindustrie europee”, ha detto Orsini.

INDUSTRIA AUTOMOTIVE RISCHIA DI CEDERE QUOTE DI MERCATO AI CINESI. HA SOLO DILUITO LE MULTE AI PRODUTTORI, QUANDO INVECE AVREBBE DOVUTO AZZERARLE. MA STA LASCIANDO IMMUTATA LA DATA DEL 2035 PER LO STOP AL MOTORE ENDOTERMICO

“Lo chiede con forza l’industria dell’automotive. Il rischio concreto è di avere auto sempre più costose, con il risultato di cedere quote di mercato sempre maggiori ai concorrenti cinesi. È la stessa opinione espressa con forza dalla Germania del nuovo cancelliere Friedrich Merz, che mette al centro del suo programma un grande piano di rilancio industriale, superando finalmente il tradizionale veto tedesco che anteponeva il ‘deficit zero’ agli investimenti produttivi – ha proseguito il presidente di Confindustria -. Una posizione nuova, quella tedesca, su cui l’Italia – seconda manifattura d’Europa e quarta esportatrice al mondo – deve far leva per costruire posizioni comuni. Il grande piano di investimenti industriali tedeschi è un’opportunità per rafforzare le interconnessioni tra filiere italiane e filiere tedesche. E lo diciamo dall’Emilia-Romagna, terra in cui i nostri motori sono riconosciuti come eccellenza in tutto il mondo. In tema di veicoli, la nuova Commissione europea ha finora adottato misure blande: ha solo diluito le multe ai produttori, quando invece avrebbe dovuto azzerarle. Ma sta lasciando immutata la data del 2035 per lo stop al motore endotermico, nonostante la posizione critica del nostro Governo e di quello tedesco”.

PAZZIA INDEBITARCI CON BYD E TESLA PER ACQUISTARE QUOTE CO2

“E ve lo dico con chiarezza: non possiamo indebitare i costruttori europei costringendoli ad acquistare le quote di CO 2 da BYD e TESLA. Tutto questo per rispettare i vincoli europei che ci siamo autoimposti. È una vera pazzia. Non vogliamo buttare via gli investimenti miliardari fatti per trasformare il diesel in un motore pulito e performante. Come non vogliamo costringere gli automobilisti ad usare auto elettriche di altri continenti. A chiedere una svolta sul Green Deal è anche l’ex premier britannico laburista Tony Blair, che ha puntato il dito contro il rischio di desertificazione industriale per aver fissato tempi e obiettivi non realizzabili. Siamo confortati di aver trovato il Governo italiano al nostro fianco nella richiesta di un forte cambio di passo dell’Unione europea”, ha affermato Orsini.

ABBATTERE LA SPECULAZIONE FINANZIARIA SULL’ETS E RIVEDERE IL CBAM

“Abbiamo bisogno rapidamente di abbattere la speculazione finanziaria sull’ETS e rivedere il CBAM. Bisogna avviare una drastica semplificazione del sovraccarico di Regolamenti e Direttive europei che si è abbattuto su ogni settore industriale. Chiediamo una radicale revisione delle migliaia di prescrizioni imposte ai nostri settori. A tutti i nostri settori”, le parole del presidente di Confindustria.

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RISCRIVERE NORME UE SUL PACKAGING

“Ancora non siamo rassicurati sul superamento delle norme europee sul packaging, norme che possono rappresentare un colpo durissimo per le nostre imprese. Devono essere riscritte”, ha esortato il presidente di COnfindustria. “Lo stesso vale per la preferenza europea per il riuso al posto del riciclo. Ma è sul riciclo, soluzione ambientalmente neutrale almeno quanto il riuso, che l’industria italiana è leader in Europa e ci batteremo con tutte le nostre forze per difendere il nostro primato. Lo stesso vale per le normative (ETS su tutte) che hanno determinato un aumento dell’import di cemento da Paesi extra UE del 43% nel 2024 rispetto al 2023 e di quasi sei volte rispetto al 2018”.

PIANO INDUSTRIALE STRAORDINARIO EUROPEO DEVE ESSERE BASATO SU DUE LEVE: INVESTIMENTI E ABBATTIMENTO DEGLI ONERI BUROCRATICI

“Nelle politiche europee occorre un radicale mutamento di impostazione, in termini di obiettivi, priorità e strumenti. Per noi, il Piano Industriale Straordinario europeo deve essere basato su due leve: • la prima sono gli investimenti per sostenere la capacità innovativa dell’industria, da realizzare con il contributo delle risorse pubbliche e private. Per attivarli serve un “New Generation EU per l’industria” e un mercato dei capitali realmente unico e integrato; • la seconda sono le regole per rimettere al centro la competitività, l’abbattimento degli oneri burocratici e l’unione tra le tre dimensioni della sostenibilità (economica, sociale e ambientale). Se l’Unione Europea riuscisse a diminuire le barriere interne al Mercato Unico al livello di quelle degli Stati Uniti, la sua produzione aumenterebbe del 6,7%. Ovvero oltre 1.000 miliardi di euro”.

SERVE MASSIMA COOPERAZIONE TRA FORZE DELL’IMPRESA, DEL SINDACATO E DELLA POLITICA

“Per raggiungere questi obiettivi, il nostro appello è alla massima cooperazione tra forze dell’impresa, del sindacato e della politica. E non può che essere l’Europa il primo destinatario delle nostre sollecitazioni. Le motivazioni sono immediate: • oltre il 70% della normativa di riferimento per le imprese europee, e quindi anche italiane, arriva dall’Unione europea; • più del 50% dell’export italiano ha come destinazione l’Unione europea; • l’unione doganale e il commercio sono competenze esclusive dell’Unione europea. Ecco perché chiediamo al Presidente del Consiglio e alla Presidente del Parlamento europeo di sostenere, a Bruxelles, un Piano Industriale Straordinario europeo”, ha spiegato Orsini. “Se le politiche rimangono solo nazionali, continueremo con la frammentazione che ha caratterizzato l’Europa finora, e non riusciremo a far crescere la massa critica degli investimenti industriali e delle innovazioni tecnologiche. Ecco perché all’Europa serve anche una netta sterzata nella sua politica commerciale. La necessità del ritorno al nucleare nel mix energetico nazionale è entrata tra le priorità del Governo. Con la Farnesina, l’ICE, SACE e SIMEST si è rafforzata la cooperazione diretta con il nostro Sistema industriale in tutti i nuovi accordi a cui l’Italia sta lavorando, non solo con il Piano Mattei, ma anche con il Sud America, l’Africa e l’Asia Dobbiamo dire le cose come stanno. Al netto dell’effetto dei dazi, dopo due anni di flessione della produzione, l’industria italiana è in forte sofferenza. È ancora frenata da troppi ostacoli, che riducono la competitività delle imprese rispetto a quelle di Paesi con regole, sistemi fiscali e infrastrutture più favorevoli”. “Bisogna lavorare tutti insieme – industria e servizi, istituzioni e partiti, di maggioranza e di opposizione, forze sociali e sindacati – ad un vero Piano Industriale Straordinario per l’Italia. E dobbiamo farlo adesso, con scelte forti: per aumentare la competitività, la produttività e l’innovazione con gli investimenti e la semplificazione. Certo, le scelte sono condizionate dalla sostenibilità del debito pubblico. Siamo convinti, però, che sia più un problema di metodo che di risorse. Per fare un esempio, ad oggi, delle nostre 80 proposte di misure a costo zero, dopo i primi segnali di forte interesse, ne sono state approvate 8 e 6 sono in corso di approvazione. Lavoriamo allora insieme per superare gli ostacoli, per approvarne molte di più”, ha aggiunto.

LE RISORSE VANNO TROVATE DAL PNRR, DALLA RIFORMA DEI FONDI DI COESIONE UE

“Ma dobbiamo partire subito; in attesa di un possibile New Generation EU per l’industria, dobbiamo trovare le risorse per iniziare. Quindi, dove trovarle? Usiamo tutto il margine possibile per spostare risorse del PNRR, non utilizzabili entro metà 2026, indirizzandole verso strumenti più efficaci a favore degli investimenti produttivi. Sfruttiamo la possibilità che la riforma dei Fondi di Coesione UE del Commissario Fitto mette a disposizione per le filiere industriali italiane salvaguardando le quote per il Sud. Incentiviamo gli investimenti nella transizione digitale allo stesso modo di quelli destinati alla transizione ambientale. In caso contrario, non riusciremo a colmare i divari digitali e a vincere la sfida decisiva dell’Intelligenza Artificiale. Introduciamo strumenti di supporto alle imprese delle filiere più in difficoltà, come l’automotive. Non si tratta di aiuti assistenziali, ma di misure mirate a favorire aggregazioni, ristrutturazioni e rafforzamento del capitale aziendale. Abbattiamo le tasse su tutti i premi di produttività, facendo lo stesso per i contratti aziendali e territoriali, in cui imprese e lavoratori scambiano maggiore produttività con più reddito e welfare aziendale”, ha evidenziato il presidente di Confindustria.

SERVONO PIÙ SEMPLIFICAZIONI

“Moltiplichiamo le semplificazioni. Il divario per ottenere un’autorizzazione tra noi e altri Paesi è disarmante. Rivediamo oneri e responsabilità imposte alle imprese dalla Legge 231. Riportiamo questa norma alla sua funzione originaria: non colpire gli imprenditori o spaventarli con il rischio di sanzioni, ma incentivarli all’innovazione dei propri assetti organizzativi. Non possiamo pensare che i nostri imprenditori prima di essere giudicati, vengano pignorati o confiscati. Di questo Piano Industriale Straordinario, la componente più urgente è quella dei sovraccosti energetici. È un vero dramma che si compie ogni giorno: per le famiglie, per le imprese e per l’Italia intera. Le nostre imprese continuano a subire un sovraccosto energetico che supera il 35% del prezzo medio europeo e che arriva anche a toccare punte dell’80%, nel confronto con i maggiori Paesi europei. I consumi industriali italiani rappresentano il 42% del fabbisogno elettrico nazionale (125 TWh) e per le imprese il prezzo dell’energia viene calcolato in base al costo dell’elettricità prodotta con il gas. La produzione di energia da fonti rinnovabili rappresenta il 45% dell’elettricità messa in rete, ma non concorre alla formazione di un prezzo più competitivo per l’industria”, ha continuato Orsini.

AGIRE CON URGENZA SUI COSTI DELL’ENERGIA: BENE DISACCOPPIAMENTO IN BOLLETTA TRA PREZZO DEL GAS E PREZZO DELLE RINNOVABILI, RIDURRE GLI ONERI DI SISTEMA

“È una situazione insostenibile. Occorre agire con urgenza. A questo proposito, mi ha fatto molto piacere quanto dichiarato dal Presidente del Consiglio tre settimane fa, che rispondendo a interrogazioni alla Camera e al Senato ha detto “Bisogna abbattere il sovraccosto energetico che pesa come un macigno sulla competitività delle imprese italiane”; e inoltre ha aggiunto “lancio un appello alle opposizioni, lavoriamo insieme per il disaccoppiamento in bolletta tra prezzo del gas e prezzo delle rinnovabili”. È esattamente quello che chiediamo e ho chiesto da quando sono Presidente di Confindustria. L’Autorità dell’Energia ha calcolato che gli incentivi alle rinnovabili ammontano, fino ad oggi, a 170 miliardi di euro. Incentivi pagati da famiglie e imprese attraverso le loro bollette. E allora voglio dire una cosa a nome di tutte le imprese che si trovano a fare i conti con bollette che rischiano di metterle fuori mercato. Dopo tutti gli incentivi per le rinnovabili, noi non possiamo più accettare di continuare a pagare l’energia al prezzo vincolato a quello del gas. Per questo dobbiamo entrare subito nella logica del Disaccoppiamento”, ha aggiunto ancora Orsini. “Inoltre, è possibile e necessario ridurre nella bolletta gli oneri generali di sistema, che da soli gravano per circa 40 euro per MWh. Questo dovrebbe riguardare tutte le PMI industriali, non solo gli artigiani e i commercianti con utenze in bassa tensione. Bisogna battersi in Europa per sospendere l’ETS, visto che consumo ed emissione di CO2 pesano a loro volta in bolletta elettrica tra i 25 e i 35 euro a MWh”, ha proseguito.

SNELLIRE E ACCELERARE LE PROCEDURE DELL’ENERGY RELEASE E DELLA GAS RELEAS

“Bisogna snellire e accelerare le procedure dell’Energy Release e della Gas Release che sulla carta riservano all’industria quote di energia a prezzi minori. Dobbiamo affrontare con realismo il paradosso per cui, da un lato, gli obiettivi europei di riduzione delle emissioni ci impongono di accelerare sulle rinnovabili, ma dall’altro, veti e ostacoli burocratici bloccano in Italia progetti per 150 GWh di nuovi impianti. E di questo voglio parlare con chiarezza: mi rivolgo a tutti i partiti politici. Si smetta di dire a Roma che siete per le rinnovabili, per poi porre nelle Regioni ostacoli di ogni tipo proprio alle rinnovabili”, ha detto Orsini.

ACCELERARE SUL NUCLEARE

“E bisogna accelerare il ritorno al nucleare con i piccoli reattori modulari, molto meno invasivi e più sicuri delle centrali di vecchia generazione e capaci di fornire quell’elettricità di continuità che serve all’industria e che le rinnovabili intermittenti non possono fornire. Anche su questo non ci possono essere divisioni politiche, parliamo di indipendenza e sicurezza nazionale. Quella che condividiamo da imprenditori è una grande Responsabilità”, ha concluso Orsini.

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