In un’intervista a la Repubblica, Urso affronta i nodi strategici del momento: dalla diplomazia economica con gli Stati Uniti alla sfida dell’innovazione spaziale, fino al futuro dell’ex Ilva e alla transizione industriale del Paese.
Il ministro delle Imprese Adolfo Urso lancia un doppio messaggio: evitare una guerra commerciale tra Stati Uniti e Unione Europea e sostenere concretamente le imprese italiane colpite dai dazi americani fino al 50%. In un’intervista rilasciata al quotidiano la Repubblica, annuncia infatti un piano da 25 miliardi di euro, frutto della riprogrammazione dei fondi del Pnrr, del Fondo di Coesione e del Fondo sociale per il clima, per difendere la competitività del tessuto produttivo nazionale.
“Il rischio di un’escalation esiste, va scongiurato”, dichiara Urso al quotidiano, sottolineando la necessità di agire con “cautela, responsabilità, unità di intenti” per evitare “danni irreparabili ai sistemi economici dei due continenti” e conseguenze politiche dirette “sulla difesa comune, mentre in Europa è ancora in corso una guerra”.
Secondo il ministro, la questione dei dazi non si risolve con sole trattative tecniche: “Ci vuole un’intesa politica, prima ancora che commerciale. Occorre parlare lo stesso linguaggio, condividere gli stessi obiettivi, avere chiara qual è la scala delle priorità. Il negoziato è innanzitutto politico – spiega a la Repubblica – poi vengono le formule, le tabelle e i numeri”.
Urso rivendica anche l’efficacia dell’azione diplomatica della presidente del Consiglio: “Il negoziato è competenza della Commissione europea, ma l’azione bilaterale può contribuire a facilitarlo, come ha ben fatto sinora proprio Giorgia Meloni, anche grazie al suo rapporto personale con Trump”.
Quanto alla possibilità di prendere a riferimento l’accordo bilaterale tra Regno Unito e Stati Uniti (che ha fissato i dazi al 10%), Urso precisa: “È un’indicazione utile, ma non basta. I termini sono molto più ampi: occorre affrontare questioni normative, di sicurezza, di catene di approvvigionamento, fino alla politica industriale europea, che va completamente ripensata. Serve uno shock di semplificazione: senza, saremo stritolati”.
Sul fronte dell’innovazione, Urso affronta anche il tema dell’arrivo dei satelliti Starlink in Italia: “La politica spaziale non è competenza della Commissione, ma serve una legge spaziale europea, come abbiamo proposto insieme alla Germania”, ha dichiarato a la Repubblica. Quanto alla presenza di privati come Musk nel settore, ribadisce: “L’Italia è aperta, ma la priorità è sempre la sicurezza nel controllo dei dati”.
Sulle misure di sostegno alle imprese italiane colpite dai dazi, il ministro conferma: “Abbiamo già previsto la riprogrammazione dei fondi Pnrr e di Coesione, e stiamo indirizzando anche le risorse del Fondo sociale per il clima. Pensiamo di arrivare a 25 miliardi di euro in più per le imprese. Quando poi avremo contezza dei dazi nei singoli settori, potremo agire in modo mirato ed efficace”.
Infine, sul dossier ex Ilva, Urso chiarisce che la priorità non è la natura del capitale, ma la sostenibilità ambientale ed energetica dell’acciaieria di Taranto: “È necessaria un’AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) economicamente sostenibile, fondata su un Accordo di programma con Regione ed enti locali, che preveda una nave rigassificatrice e tre forni elettrici alimentati da DRI. Senza gas, non c’è acciaio green, pubblico o privato che sia”.
Quanto al negoziato in corso con Baku Steel, Urso indica tre condizioni imprescindibili: “Certezza del gas, sostenibilità dell’AIA e continuità della produzione nella fase di transizione. Se ci saranno questi elementi, l’intesa può chiudersi entro luglio. Poi serviranno tre mesi per il via libera dell’Antitrust europeo e l’analisi del dossier sotto il profilo del golden power, che tutela la sicurezza nazionale”.
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