I cluster dell’innovazione supportano lo sviluppo di economie circolari inclusive nelle città in rapida crescita. È la conclusione del report realizzato da Climate KIC in cui sono state messe in evidenza le potenzialità dei Circular Economy Innovation Clusters nelle città di Bengalore, in India, e Nairobi, in Kenya. Due città con problemi di sovrappopolamento, presenza di estesi quartieri-baraccopoli e conseguenti difficoltà di gestione dei rifiuti. Ebbene, gli ecosistemi dell’innovazione sono ciò che aiuta a convertire le sfide legate a simili contesti in opportunità per lo sviluppo sostenibile.
Gli ecosistemi dell’innovazione sono definititi dal ministero dell’Università e della Ricerca italiano come “reti di università statali e non statali, enti pubblici di ricerca, enti pubblici territoriali, altri soggetti pubblici e privati altamente qualificati ed internazionalmente riconosciuti e intervengono su aree di specializzazione tecnologica coerenti con le vocazioni industriali e di ricerca del territorio di riferimento, promuovendo e rafforzando la collaborazione tra il sistema della ricerca, il sistema produttivo e le istituzioni territoriali”.
Il report si intitola, appunto, “Come ecosistemi dell’innovazione solidi possono contribuire a creare un’economia circolare inclusiva” e presenta due casi studio e i risultati raggiunti dai Circular Economy Innovation Clusters nella gestione dei rifiuti due città, oltre a una serie di testimonianze dirette delle persone coinvolte. Questi cluster dell’innovazione sono il risultato di un’iniziativa di Climate KIC, GrowthAfrica e SecondMuse finanziata dalla Ikea Foundation.
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I cluster dell’innovazione: collaborare per affrontare la complessità
Il meccanismo alla base dei cluster dell’innovazione permette, dunque, di riunire gruppi diversi di persone per collaborare, dialogare, apprendere e innovare all’interno di un ecosistema in cui i gruppi diversi possano connettersi, condividere intuizioni e co-creare soluzioni su misura per i contesti locali, individuare punti critici comuni e definire obiettivi condivisi, sfruttando i punti di forza di ciascun partner. Sono caratterizzati da un approccio concreto con iniziative dedicate all’accelerazione di imprese, formazione, sostegno ai nuovi modelli di business, accesso ai capitali.
Creare ecosistemi di innovazione efficaci richiede di affrontare la complessità con soluzioni su misura specifiche e adattate ai contesti locali, una notevole sperimentazione e la capacità di costruire di fiducia tra tutti i soggetti coinvolti. Il problema dei rifiuti a Nairobi e Bengalore non fa eccezione, “È complesso ed è impossibile che un’unica soluzione possa risolvere tutto”, conferma Priya Plan della Global Alliance for Mass Entrepreneurship, che ha partecipato al cluster dell’innovazione a Bengalore. “Molte persone lavorano sullo stesso problema da prospettive diverse, offrendo soluzioni uniche. La collaborazione – spiega – è essenziale perché unisce queste diverse prospettive, facilitando la risoluzione del problema. Senza collaborazione, non possiamo affrontare efficacemente le sfide che ci troviamo ad affrontare”.
“Un’unica soluzione non va bene per tutti e l’innovazione può provenire da qualsiasi luogo”, concorda Patrica Jumi, amministratrice delegata di GrowthAfrica, coinvolta nel cluster di Nairobi. “Coinvolgendo settore pubblico e privato, gruppi informali, investitori, imprenditori e giovani appassionati promotori del cambiamento, rompiamo le barriere e sfruttiamo le sfide e le opportunità uniche di Nairobi per promuovere soluzioni di impatto e scalabili”.
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La complicata gestione e prevenzione dei rifiuti a Bengalore e Nairobi
Un meccanismo virtuoso, si apprende dal report, che è stato in grado di rispondere alle necessità per affrontare la sfida urgente della gestione e prevenzione dei rifiuti nelle due città in rapida crescita di Bengalore e Nairobi. Le infrastrutture esistenti non sono in grado di far fronte all’aumento del volume e della complessità dei rifiuti, con impatti sugli ecosistemi, i mezzi di sussistenza e il benessere delle comunità, creando gravi rischi per la salute umana e per l’ambiente. Gli attuali approcci alla gestione dei rifiuti non sono più sufficienti, rendendo urgenti soluzioni innovative e sostenibili.
Nonostante la straordinaria ascesa di Bengalore come ottavo maggiore hub tecnologico al mondo, la sua infrastruttura per la gestione dei rifiuti ha faticato a tenere il passo con questa rapida crescita. La città genera oltre 5000 tonnellate di rifiuti al giorno, ma solo il 30 per cento è gestito direttamente dalla Bruhat Bengaluru Mahanagara Palike, la società municipale responsabile dell’amministrazione cittadina. Il restante 70 per cento dipende da gestori privati in appalto, e lascia significative lacune in termini di efficienza e controllo.
Anche il più dinamico polo di affari e innovazione dell’Africa orientale affronta importanti sfide nella gestione dei rifiuti a causa della rapida urbanizzazione. Nairobi genera circa 3207 tonnellate di rifiuti al giorno, di cui circa il 20 per cento è costituito da plastica e il 50 per cento da rifiuti organici. Gran parte di questi rifiuti rimane non raccolta e circa un quarto dei rifiuti non viene differenziata correttamente. A risentirne sono soprattutto i quartieri a basso reddito, poco serviti dalla raccolta dei rifiuti. Di conseguenza i rifiuti vengono spesso bruciati o sotterrati, provocando degrado ambientale ed emissioni nocive.
Nel 2024 sono state supportate all’interno del progetto di Climate KIC 17 start-up (dieci a Nairobi, sette a Bengalore). Queste startup hanno dato lavoro a 792 persone a Nairobi e 135 a Bengalore. La strategia alla base dei due cluster è quella di andare oltre il riciclo per concentrarsi sulla prevenzione dei rifiuti e su interventi radicati localmente che supportano le comunità vulnerabili. La transizione verso i principi dell’economia circolare — come eliminare i rifiuti dai cicli di vita dei prodotti, mantenere i materiali in uso e rigenerare i sistemi naturali — offre un percorso promettente per affrontare questo problema. Secondo il report le startup hanno un potenziale significativo di riduzione delle emissioni di CO₂ superiore a 21 ktCO₂eq all’anno.
Tuttavia la circolarità a monte (intesa come prevenzione dei rifiuti) è ancora ampiamente inutilizzata a Nairobi e Bengalore: mentre la gestione dei rifiuti a valle (riciclo, rigenerazione) ha compiuto progressi, il potenziale maggiore nella prevenzione dei rifiuti sarebbe alla fonte tramite modelli di business innovativi incentrati sul riutilizzo, l’estensione della vita del prodotto e approcci di tipo product-as-a-service. Essendo settori economici emergenti, questi nuovi modelli necessitano anche cambiamenti nella regolamentazione, nel comportamento dei consumatori e investimenti mirati. L’obiettivo dei cluster dell’innovazione è proprio facilitare l’adozione di queste soluzioni su larga scala.
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L’importanza dei lavoratori informali nella gestione dei rifiuti
Ci sono poi tutta una serie di ostacoli per chi lavora nel settore dei rifiuti: molto spesso si tratta di lavoratori informali, raccoglitori senza contratto. L’importanza dei lavoratori informali – spiega il report – viene sottovalutata, mentre questi lavoratori sono essenziali per gli attuali sistemi di gestione dei rifiuti perché si occupano della raccolta, selezione e smaltimento quotidiano dei rifiuti. Tuttavia operano spesso in condizioni non sicure e malsane, senza un reddito fisso e subiscono discriminazioni. I lavoratori informali chiedono una responsabilità estesa del produttore: le aziende devono collaborare direttamente con gli operatori addetti alla raccolta. Infine è necessari anche la sicurezza nei luoghi di lavoro e la chiusura delle discariche pericolose.
Il loro ruolo va oltre il mantenimento della pulizia della città, perché possiedono competenze e conoscenze uniche, come sostiene Nalini Shekar dell’ong Hasiru Dala, che lavora con gli operatori della raccolta rifiuti a Bengalore. Contribuiscono anche in modo significativo allo sviluppo economico. “Ad esempio, uno studio da noi condotto ha dimostrato che, grazie al lavoro di 15.000 operatori della raccolta rifiuti, Bengalore risparmia circa 840 milioni di rupie (oltre 9 milioni di euro) all’anno in costi di raccolta e trasporto dei rifiuti”, spiega Nalini Shekar.
Le imprese circolari rappresentano, perciò, l’occasione per migliorare le condizioni di lavoro dei raccoglitori informali creando opportunità di lavoro regolari e più sicure nella raccolta e nello smistamento dei rifiuti, integrando i lavoratori in nuove aree della catena del valore, migliorando le loro competenze e rappresentano, perciò, un’occasione per creare impatto sociale positivo nella transizione verso la circolarità.
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