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«Donne e giovani rilanceranno il Reatino»


RIETI –  Imprenditore, creatore insieme alla moglie della “Birra Alta Quota”, Claudio Lorenzini, dal 2023 è anche presidente di Coldiretti Rieti. Un percorso professionale, il suo, legato al territorio e, in particolare, alla valorizzazione dei suoi prodotti.

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Lorenzini, lei è un imprenditore, titolare dell’azienda Birra Alta Quota, nata nel 2010 a Cittareale. Cosa l’ha spinta a intraprendere questa strada?
«Quello mio e di mia moglie Emanuela era un sogno condiviso. Non volevamo lasciare la nostra terra e siamo stati uniti dallo stesso progetto di vita e d’impresa. La birra che produciamo ci ha dato la possibilità di valorizzare il territorio e di creare nuovi posti di lavoro. Abbiamo creduto nel valore di un prodotto identitario».

Oltre al lavoro tra impresa e associazione, di cosa si occupa?
«Il mio impegno si rivolge alla formazione e al rilancio del turismo rurale».

Come rilanciare e valorizzare i prodotti locali, come ha fatto lei con il suo birrificio?
«È necessario puntare sulla qualità del prodotto, che allo stesso tempo deve raccontare il territorio. Servono sinergie tra imprese, istituzioni e formazione. L’autenticità è un tassello fondamentale. Il mio consiglio è quello di innovare senza snaturare le radici».

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Da quasi due anni è il presidente di Coldiretti Rieti. Su cosa ha lavorato e su cosa crede si debba lavorare?
«Mi sono insediato nel 2023, in una fase molto critica, immediatamente successiva alla pandemia, che ha messo in ginocchio le aziende del settore alle quali abbiamo dato tutto il nostro supporto. Coldiretti ha dimostrato la sua forza, con il valore strategico rappresentato dal cibo e la capacità di ridurre la dipendenza alimentare dall’estero. La difesa del made in Italy e della dieta mediterranea, insieme alla tutela della salute dei cittadini, i punti fondamentali delle battaglie che continuiamo a sostenere».

Dopo il terremoto del 2016, cos’è accaduto alla sua azienda e come ha trovato i mezzi per risollevarsi?
«Resilienza. È la parola che racchiude quello che abbiamo vissuto e come siamo riusciti a risollevarci. Abbiamo perso tutto, ma abbiamo accolto una nuova sfida, anche grazie alla solidarietà. Senza il supporto di Emanuela e della famiglia non ce l’avrei fatta a superare momenti difficili, dal terremoto alla pandemia. Ho capito che fare rete è fondamentale».

Come crede che Coldiretti possa riuscire a essere di supporto a tutti gli associati?
«Attraverso l’ascolto del territorio, delle esigenze delle aziende, come la sburocratizzazione. Favorendo l’insediamento di giovani e donne, che continuano a crescere alla guida di nuove imprese. Puntando su digitalizzazione, eccellenze agroalimentari, made in Italy, biodiversità e, soprattutto, nella tutela delle tradizioni».

Quali sono i settori maggiormente in crisi e bisognosi di aiuti urgenti nel Reatino?
«A causa degli aumenti dei prezzi delle materie prime, ormai tutti i settori sono in crisi. Nel Reatino sono in sofferenza soprattutto zootecnia e cerealicoltura, perché rappresentano le filiere maggiormente presenti, alle quali si aggiungono l’olivicoltura e l’ortofrutta, danneggiate dai cambiamenti climatici, che distruggono i raccolti e azzerano i redditi degli agricoltori».

Quali i prossimi progetti per il prossimo futuro?
«Puntiamo molto su giovani, formazione, filiera corta. Ci stiamo battendo per l’origine in etichetta, che tutela la salute dei consumatori e il made in Italy. Prosegue la raccolta firme di Coldiretti a sostegno della proposta di legge di iniziativa popolare, per porre fine all’attuale norma del codice doganale sull’origine dei cibi, che consente l’italianizzazione».

Quali danni sta causando il cambiamento climatico?
«L’agricoltura italiana è l’attività economica che più di tutte vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici, ma è anche il settore più impegnato a contrastarli. Serve un impegno delle istituzioni per accompagnare l’innovazione dall’agricoltura 5.0 e investimenti per la manutenzione».

Come pensa di coinvolgere i giovani agricoltori nel Reatino?
«È necessario renderlo appetibile con accesso al credito, meno burocrazia e formazione, per creare nuove figure professionali e qualificate, come stiamo facendo con l’Its Academy sistema agroalimentare di Rieti, di cui sono presidente».

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