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L’Ucraina è già allineata agli standard europei per la parità di genere


Da più di tre anni, in tutte le città ucraine, la vita ha un sottofondo di allarmi antiaerei e sveglie notturne alla ricerca del rifugio più vicino, o del riparo nel posto più sicuro della casa. Per gli ucraini e le ucraine lo straordinario è diventato ordinario e viceversa. Linkiesta lo ha raccontato ogni giorno: la doppia realtà dei cittadini, la voglia di normalità nell’uscire a cena in un Paese in guerra, la difficile ripresa della routine lavorativa.

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La ricerca di un nuovo equilibrio tocca anche il governo nazionale e gli enti locali, che hanno dovuto trovare l’energia e la lucidità per portare avanti l’amministrazione pubblica in mezzo a tutto il resto. E lo hanno fatto fin da subito, schierandosi, facendo capire al mondo – e alla Russia per prima – da che parte vuole stare l’Ucraina. Quattro giorni dopo l’inizio dell’invasione, il 28 febbraio 2022, Kyjiv ha presentato una richiesta di adesione all’Unione europea, e da quel giorno ha lavorato ancora di più per adeguare i propri standard a quelli comunitari, raddoppiando sforzi e impegni nonostante i droni e i missili russi sul territorio.

L’Ucraina ha ancora molto lavoro da fare per allinearsi agli standard europei, ma in alcuni settori dimostra di essere a buon punto. Uno di questi è quello della parità di genere. Martedì è stato pubblicato il primo Indice sull’Uguaglianza di Genere (Gei) dell’Ucraina, sviluppato dall’Ukrainian Women’s Fund e ufficialmente riconosciuto dall’Istituto Europeo per l’Uguaglianza di Genere (Eige), che ne ha attestato la validità metodologica. È il primo indice sulla parità di genere stilato da un Paese in guerra e per Kyjiv è un passo significativo verso l’adozione di politiche orientate al raggiungimento della parità di diritti e opportunità per donne e uomini.

«Per l’Ucraina, l’istituzione di un indice nazionale offre l’opportunità di valutare la condizione di donne e uomini usando la stessa metodologia impiegata dall’Unione europea», ha scritto Kateryna Levchenko, Commissaria del governo ucraino per le Politiche di Genere nell’introduzione al documento. «Ciò consente un’analisi di genere di alta qualità nella fase di sviluppo di politiche nazionali che soddisfino i più elevati standard dell’Ue».

La notizia più evidente è proprio che, nonostante la guerra in corso, l’Ucraina ottiene risultati paragonabili a molti Paesi dell’Unione europea, con buoni piazzamenti in cinque ambiti di studio su sei. Se oggi l’Ucraina fosse uno Stato membro, i risultati la collocherebbero al ventesimo posto su ventotto in una graduatoria complessiva, con ampi margini di miglioramento soprattutto nella segregazione di genere nell’istruzione e ottimi risultati in tutto ciò che riguarda l’impegno civico di ucraini e ucraine.

Sebbene nessun Paese abbia ancora raggiunto la piena parità di genere, la media europea è salita da 63,1 a settantuno punti (su un massimo di 100) dal 2010. L’Ucraina è a 61,4, in prossimità della media. Per migliorare ancora, dice ancora Levchenko, «è essenziale continuare ad attuare una politica completa per la parità di genere che aderisca agli standard europei e applicare gli indicatori dell’indice nella formulazione e valutazione delle strategie e dei piani d’azione nazionali. Perché dietro queste politiche e questi indicatori ci sono le persone, donne e uomini, che aspirano a un futuro europeo con pari diritti e opportunità».

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Dal 2010 Bruxelles ha individuato le sei aree chiave di intervento, a cui corrispondono le voci principali dell’Indice sull’Uguaglianza di Genere: Lavoro, Denaro, Conoscenza, Tempo, Potere, Salute. Queste sei voci comprendono trentuno indicatori suddivisi in quattordici sotto-domini. L’ambito più critico, per Kyjiv, è quello del “potere”, dove totalizza 38,7 punti su cento, in particolare a causa della scarsa rappresentanza femminile nei ruoli di potere (solo il 18,8 per cento dei ministri e il 20,5 per cento dei parlamentari). Il risultato migliore invece è quello che riguarda il “tempo”, categoria in cui l’Ucraina non solo supera la media europea, ma sarebbe al primo posto tra gli Stati membri: 78,1 punti, contro i 68,5 della media europea.

Nel report, per “tempo” si intendono due distinte attività: le “responsabilità familiari” e le “attività pubbliche”. Le prime sono quelle che generalmente vengono definite come lavoro di cura e altre attività casalinghe non retribuite, che nella maggior parte dei Paesi europei ricadono ancora sulle spalle delle donne. Le attività pubbliche invece indicano tempo trascorso da donne e uomini in attività sociali, personali e civiche al di fuori della casa, incluso lo sviluppo personale, lo sport, il volontariato e le attività di beneficenza.

«Le responsabilità familiari rappresentano un fattore rilevante che limita le opportunità di lavoro e le prospettive di carriera per le donne», si legge nel documento. «L’assenza di meccanismi efficaci che aiutino a bilanciare le responsabilità professionali e familiari e a garantirne una distribuzione equa tra donne e uomini porta a disuguaglianze di genere». Nelle “responsabilità familiari”, l’Ucraina (80,4 punti) è solo leggermente sopra la media Ue (78,7), mentre nelle “attività pubbliche” c’è una differenza molto ampia (75,9 l’Ucraina, 59,7 la media Ue). Anzi, l’Ucraina sarebbe al primo posto tra i Paesi dell’Unione per impegno civico, con oltre il cinquantasette per cento delle donne e il cinquantaquattro per cento degli uomini che partecipano ogni mese ad attività di volontariato o beneficenza, ben al di sopra della media europea.

Inevitabilmente, anche in quest’ambito – come quasi tutti, del resto – i dati sono molto influenzati dai cambiamenti portati dalla guerra. Un buon esempio lo si nota guardando com’è cambiata la struttura dell’occupazione: la guerra ha provocato licenziamenti di massa, soprattutto nelle regioni più vicine alla Russia e più colpite, costringendo più persone a cercare fonti di reddito aggiuntive, influenzando così anche la distribuzione del tempo tra lavoro e responsabilità domestiche.

L’invasione su vasta scala ha esacerbato molte disuguaglianze di genere esistenti, soprattutto nell’accesso al lavoro, nei processi decisionali e nella protezione dalla violenza contro le donne. Tuttavia, ha anche creato opportunità, in particolare in settori tradizionalmente a predominanza maschile, dove le donne stanno entrando in agricoltura, industria, commercio, pubblica amministrazione e persino nell’esercito.

«È incoraggiante constatare che i risultati ucraini non si discostano sostanzialmente dalla media Ue», dice Olesia Bondar, direttrice del Ukrainian Women’s Fund che ha realizzato il report. «Questo indice dimostra che condividiamo gli stessi valori e, spesso, le stesse sfide. La parità di genere non è un concetto importato, ma parte del nostro dna. La società civile ucraina, in particolare il movimento per i diritti delle donne, che vanta oltre centoquaranta anni di storia, si impegna per raggiungere questi obiettivi da generazioni».



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