Regioni in bilico sulle aree idonee per gli impianti di energia rinnovabile. Il ministero dell’ambiente provvederà presto a riscrivere il decreto ministeriale 21 giugno 2024 censurato il 13 maggio dal Tar Lazio.
Lo ha annunciato il ministro Gilberto Pichetto Fratin al question time alla Camera, ma in attesa che il Mase individui “criteri specifici e uniformi in modo da dare definitivamente al Paese un assetto stabile per lo sviluppo delle rinnovabili”, come promesso dal ministro, gli enti sono alla finestra per capire quali margini potranno avere in futuro le leggi regionali in materia di fonti rinnovabili.
E soprattutto se il Consiglio di stato, a cui molti operatori stanno per fare ricorso contro gli aspetti lasciati ancora irrisolti dal Tar Lazio, deciderà di confermare il proprio orientamento in forza del quale le regioni non potrebbero prevedere aree idonee ad ospitare impianti Fer (Fonti da energia rinnovabile) che non confermassero tutte quelle attualmente esistenti e disciplinate dalla normativa nazionale.
Una tesi sostenuta anche dalla presidenza del Consiglio nel ricorso alla Corte costituzionale contro la legge della regione Sardegna n.20/2024 che si deciderà nell’udienza del 7 ottobre.
Cosa ha detto il Tar Lazio
Il Tar Lazio, che ha annullato l’articolo 7, commi 2 e 3, del decreto ministeriale del 21 giugno 2024, ha ritenuto illegittima l’assenza di una disciplina transitoria e di criteri uniformi che devono essere rispettati dalle regioni. Ma soprattutto ha censurato il dm nella parte in cui consente alle regioni di individuare fasce fino a 7 km dai beni tutelati su cui non si possano realizzare impianti Fer. Il Tar ha, inoltre, imposto al ministero entro il termine di 60 giorni l’individuazione dei criteri per la scelta delle aree idonee all’installazione di impianti a fonte rinnovabile, sostanzialmente accogliendo la gran parte delle censure delle aziende.
Ma ha giudicato inammissibile, non entrando nemmeno nel merito, quella che puntava a dichiarare illegittimo il dm nella parte in cui prevedeva la facoltà, e non l’obbligo, per le regioni di mantenere ferme, quando andranno a normare le aree idonee, quelle di cui all’art.20 comma 8, ossia quelle attualmente esistenti come da normativa nazionale.
“L’occasione della riscrittura del dm, a seguito delle pronunce del Tar Lazio, potrebbe consentire al ministero di allineare il testo alle chiare indicazioni provenienti dal Consiglio di Stato volte a imporre l’obbligo alle regioni di tenere conto delle aree idonee stabilite dal legislatore nazionale, ponendo fine ad un lungo contenzioso e consentendo finalmente alle società del settore di operare in un quadro normativo chiaro ed in linea con i principi europei in materia di transizione energetica”, ha osservato l’avvocato Carlo Comandè, partner dello studio legale Cdra.
Il tema dei risarcimenti
Sullo sfondo c’è poi il tema dei risarcimenti alle imprese che le regioni potranno essere costrette a pagare. La legge della Sardegna (anche Friuli Venezia Giulia e Abruzzo hanno legiferato in materia) ha dato origine ad una serie di dinieghi impugnati al Tar dalle imprese e a giorni (il 4 giugno) ci sarà la prima delle udienze di merito.
Le aziende operanti nel settore delle energie rinnovabili hanno chiesto in primis la disapplicazione della norma regionale per contrasto con il diritto dell’Unione europea. E in subordine hanno chiesto al Tar di rimettere gli atti alla Consulta. Un’eventuale declaratoria di incostituzionalità della legge regionale non potrebbe innescare domande di risarcimento del danno, ma se invece il Tar propendesse per la prima ipotesi, ossia per il contrasto con le norme Ue, le imprese avrebbero margini per richiedere il risarcimento. A far discutere c’è soprattutto la norma del dm che colpisce anche gli impianti in costruzione imponendo lo smantellamento degli stessi se non hanno raggiunto il 20% delle opere.
Gli obiettivi Pnrr a rischio
Una ragione in più per il Mase per intervenire velocemente sul dm 21 giugno 2024 risiede anche nella necessità di non mettere a rischio gli obiettivi Pnrr. Il Consiglio di stato a novembre (si veda ItaliaOggi del 15 novembre), sospendendo il decreto in via cautelare aveva messo in guardia dal rischio che le incertezze normative potessero compromettere il raggiungimento del target previsto nella misura M2C2-6 che prevede la creazione di un quadro normativo semplificato e accessibile per gli impianti alimentati da fonti Fer.
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