Si respira rabbia, paura e disperazione ai cancelli della Conbipel. Il piazzale è affollato, c’è il presidio indetto da Cgil e Uil del settore trasporti. Interessa i 54 lavoratori della Dhl, gigante della logistica, che rischiano di perdere il posto. Si incrociano anche con gli «altri», una trentina di lavoratori somministrati che escono dall’azienda con lo sguardo basso. Loro sono i precari, gli «ultimi» quelli che per una frase sbagliata possono essere lasciati a casa. Lavorano nel magazzino Conbipel e hanno di fatto sostituito nelle mansioni gli addetti Dhl.
Una «guerra tra poveri» verrebbe da dire, innescata nell’agosto del 2023 quando la Dhl, aveva annunciato l’acquisto di un magazzino Conbipel vicino alla sede centrale.
I fratelli indonesiani Ajay e Arvind Vij, nuovi proprietari della Conbipel, avevano deciso di cedere parte della logistica a Dhl, insieme a 54 lavoratori: il tutto con la promessa di spedire attraverso quel magazzino nel mercato online, i capi di abbigliamento realizzati a Cocconato.
I piani di rilancio dei magnati indonesiani erano però naufragati e l’azienda di Cocconato ad aprile aveva fatto rotta verso «Arcadia», nuova società che si limita ad avviare un il proprio piano che non tiene conto di vecchie promesse, oltretutto fatte da altri. In soldoni, secondo i nuovi proprietari, i costi della Dhl sarebbero troppo alti: risultato, il colosso logistico si ritrova con troppi lavoratori.
«Hanno dichiarato 30 esuberi – spiega Gerardo Migliaccio della Uil trasporti Piemonte – ma tutti e 54 i lavoratori sono a rischio». «Ci hanno preso in giro – incalza Francesco Imburgia della Filt Cgil – la Conbipel non sta mantenendo gli impegni assunti». Una grande matassa ingarbugliata. Ieri ai cancelli di Cocconato c’era anche Monica Kovaciu della Cgil nazionale a testimoniare che la questione è grossa, non può essere affrontata dentro i confini provinciali: la Conbipel in Italia ha infatti 1200 dipendenti e 167 negozi.
«Non capiamo come Arcadia possa trovare tariffe più basse se il contratto della logistica è uguale in tutta Italia – la sindacalista – e non dimentichiamo che Arcadia è formata al 51% da Euroseta Fashion di Como e Mabe di Lusiago che fanno capo alla famiglia Turati, ma al 49% da Invitalia, l’Agenzia per lo sviluppo del ministero delle Imprese e del Made in Italy, cioè lo Stato». I cittadini, insomma.
Come Teresa Pisano, mamma single con due figli che dopo 30 anni alla Conbipel è passata nell’agosto 2023 alla Dhl: «Sono stata due mesi in trasferta a Casaletto Lodigiano, dopo Milano, perché qua non c’era lavoro: i miei figli li vedevo il sabato e la domenica».
Giusi Giumento, 37 anni passati in Conbipel: «I miei genitori sono anziani e per tre mesi ho potuto stare con loro solo nei week end perché lavoravo a Casaletto Lodigiano». Domenico Celli invece finito a Vignate: «Ho dovuto prendere una babysitter per i miei due figli, anche mia moglie lavora. Per fortuna, perché io non so mica come andrà a finire questa storia».
Non è neppure una azienda per giovani: Riccardo Vitali di anni ne ha 27 e vorrebbe farsi una famiglia: «Ma tra una trasferta a Vignate e l’altra a Novara la vedo dura» dice. Clara Depaula usufruisce della legge 104 per stare accanto alla mamma e va avanti e indietro tutti i giorni dalla Dhl di Novara, come Alberto Vignale che invece si prende cura del padre. Ciascuno ha la sua storia da raccontare,
Storie che sembrano non finire mai di persone costrette ad andare a lavorare lontano da tutto e da tutti perché non hanno alternative. Intanto dai cancelli della Conbipel escono altri lavoratori. Chi sono? «Arcadia sta gestendo la logistica non più al magazzino Dhl ma internamente affidandosi al personale delle agenzie di lavoro: ecco perché ha costi minori » svela il sindacalista Migliaccio. Loro non parlano con nessuno e tirano diritto. Ecco quel che rimane della Conbipel dopo anni di annunci di rinascita.
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