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“Serve una nuova cultura del capitale”


Lo abbiamo incontrato a latere dell’evento promosso da AssoNEXT alla Sala della Regina di Montecitorio, intitolato “I mercati dei capitali al centro della politica industriale nazionale a supporto della competitività del Made in Italy”. Giulio Centemero, capogruppo della Lega in Commissione Finanze della Camera, ci ha offerto uno sguardo ampio e pragmatico su come i partenariati pubblico-privato e il ruolo dei corpi intermedi possano rafforzare il sistema produttivo italiano. Ecco cosa ci ha raccontato.

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Convegno AssoNEXT, Centemero: “Serve una nuova cultura del capitale, Borsa può essere leva per l’innovazione”

Onorevole Centemero, di recente ha partecipato agli Spring Meetings del FMI e della Banca Mondiale. Quali spunti ha riportato in Italia da quell’esperienza?

Durante gli incontri a Washington ho ascoltato con particolare interesse l’intervento di Ajay Banga, presidente della Banca Mondiale. Ha sottolineato quanto sia importante oggi portare il privato dentro il pubblico, soprattutto in termini di governance e investimento. Un modello che l’Italia, per alcune sue esperienze, può proporre al resto del mondo. Siamo un Paese abituato alla cooperazione tra pubblico e privato, ma dobbiamo strutturarla meglio.

Dopo Washington, la tappa è stata la Silicon Valley. Che tipo di confronto è stato?

Un confronto diretto e istruttivo. Sono andato lì per capire cosa fanno meglio di noi. Chi pensa che la Borsa non serva alle start-up sbaglia: basta guardare al Nasdaq. Le start-up che si sono quotate sono diventate tra le aziende più capitalizzate al mondo, a volte più di alcuni Stati. È la dimostrazione che i mercati finanziari possono essere una spinta enorme per innovazione e crescita.

In Italia c’è chi sostiene che l’intervento pubblico debba restare centrale. Lei cosa ne pensa?

Credo che lo Stato debba essere attivo, ma non può essere l’unico attore in campo. Non possiamo affidarci soltanto agli aiuti presi dal bilancio dello Stato. Dobbiamo cercare le risorse anche altrove. Il Fondo Nazionale Strategico indiretto, per esempio, può diventare un modello. Potrebbe agire anche su operazioni più piccole, su società in fase di avvicinamento alla Borsa.

Cosa intende per ‘governance multilivello’ e quale ruolo possono avere i territori?

Penso alle Regioni, ai Comuni, alle Camere di Commercio: sono corpi intermedi che possono sviluppare strumenti di accompagnamento all’accesso al mercato. In questo senso, ‘Quota Lombardia’ e ‘Quota Liguria’ sono esempi virtuosi. Aiutano concretamente le imprese a strutturarsi per affrontare la quotazione.

Si è parlato anche di una nuova cabina di regia al MEF. Può essere un passo avanti?

Assolutamente sì. Il sottosegretario Freni ha parlato della nascita imminente di una cabina di regia all’interno del Ministero. È fondamentale uscire dalla logica di compartimenti stagni e far dialogare chi ha le competenze. Occasioni come quella promossa da AssoNEXT sono importanti proprio perché mettono insieme aziende, specialisti e istituzioni, tutti mossi dagli stessi obiettivi: crescita, innovazione, competitività.

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Quale messaggio vorrebbe mandare, in sintesi, alle PMI italiane?

Non abbiate timore della Borsa o dei mercati finanziari. Possono essere strumenti potenti, non solo per trovare risorse, ma per cambiare passo e guardare al futuro con strumenti nuovi. Serve una cultura del capitale più diffusa, e serve ora.



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