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Intelligenza Artigiana a tavola – Confartigianato Vicenza


In Senato gli artigiani motore glocal del food made in Italy. Il vicentino Luca Chemello, presidente di del Mestiere Ristoranti e Bar di Confartigianato Vicenza, ha curato la cena dell’evento

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Il vicentino Luca Chemello, del Ristorante Locanda Veneta nonché presidente del Mestiere Ristoranti e Bar di Confartigianato Imprese Vicenza, ha coordinato la cena a margine dell’evento “Intelligenza Artigiana a tavola”, che si è svolto in Senato in occasione dell’incontro dedicato al food Made in Italy.

Un’occasione del fare il punto della situazione di un settore espressione dei territori e che sa ancora attirare proprio per la ricchezza delle proposte e del legame con la tradizione. E così anche Chemello ha avuto modo di portare in una tavola d’eccezione alcuni piatti della migliore tradizione.

“Un’esperienza magnifica, soprattutto perché ho trovato grande collaborazione sia con lo staff interno che con tutti gli altri ragazzi della compagnia. Abbiamo realizzato e portato in tavole molte eccellenze che hanno stupito tutti i nostri ospiti”, ha commento Chemello.

In un contesto economico ancora segnato da incertezza e turbolenze internazionali, le imprese artigiane del settore alimentare si confermano motore della crescita italiana, distinguendosi per qualità, sostenibilità e radicamento territoriale. È quanto emerge dall’analisi dell’Ufficio Studi di Confartigianato che fotografa la tendenza del settore alimentare e delle bevande, un pilastro anticiclico dell’economia nazionale che ha registrato nel primo trimestre 2025 un +1,9% nella produzione, contro un -3,1% della manifattura generale.
A trainare questa resilienza è soprattutto l’artigianato alimentare che esprime un modello produttivo glocal: radicato nei territori ma capace di parlare ai mercati internazionali.

Secondo i dati dell’Ufficio Studi di Confartigianato, il settore del food conta 64.365 imprese artigiane con 249mila addetti. La loro capacità di unire qualità, tradizione, sostenibilità e innovazione è la chiave del successo del food made in Italy nel mondo. Il rapporto è stato presentato all’evento ‘Intelligenza artigiana a tavola’ organizzato da Confartigianato in Senato. Sono intervenuti i senatori Antonio De Poli, Luca De Carlo, Giorgio Maria Bergesio, il presidente di Confartigianato Marco Granelli, il presidente di Confartigianato Alimentazione Cristiano Gaggion.

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Export record e consumo locale: la forza dell’artigianato alimentare

La spesa degli italiani per alimentare e bevande ammonta a 196,2 miliardi di euro, ma il food made in Italy piace molto anche all’estero: il 2024 ha infatti segnato il massimo storico dal 1995 delle esportazioni di alimentare e bevande con 58,7 miliardi di euro, in crescita dell’8,8% rispetto al 2023 e con un trend in aumento anche nel primo trimestre 2025 (+5,5%).

“L’artigianato alimentare – sottolinea Marco Granelli, presidente di Confartigianato – non è solo tradizione: è innovazione, cultura d’impresa e presidio economico delle comunità. Oggi chiede attenzione e strumenti adatti per crescere. È tempo di riconoscere all’artigianato il ruolo strategico che merita nelle prospettive della politica economica”.

“Sostenere l’artigianato alimentare – osserva il Sen. Questore Antonio De Poli – significa rafforzare l’economia reale, valorizzare le nostre identità territoriali e costruire coesione sociale. Le imprese artigiane del food sono un pilastro del Made in Italy: producono qualità, custodiscono tradizioni e generano futuro. La politica ha il dovere di accompagnarle con strumenti concreti e una visione strategica”.

Dal pane fresco ai dolci da ricorrenza (1,1 miliardi di export nel 2024), dai vini DOC e IGT (8,1 miliardi, secondo export europeo dopo la Francia) fino ai 5.717 prodotti agroalimentari tradizionali (PAT) e ai 328 prodotti agroalimentari di qualità DOP, IGP e STG e i 529 i vini certificati, il Made in Italy alimentare parla artigiano. Un patrimonio che trova linfa nel crescente orientamento dei consumatori verso il chilometro zero: sono 12,1 milioni gli italiani che nel 2023 hanno scelto prodotti locali, con picchi per le donne (25,2%) e nel Mezzogiorno (29,8%).
Le imprese artigiane non operano da sole, ma sono parte integrante della più grande filiera produttiva italiana, quella agroalimentare, che coinvolge 204.789 imprese (97,6% micro e piccole) e genera 130,9 miliardi di euro di valore aggiunto. In questo ecosistema interconnesso, le imprese artigiane alimentari fanno qualità: il 36,3% delle imprese fornitrici nella filiera è in grado di condizionare la qualità del prodotto finale, segno di un ruolo attivo e non meramente esecutivo.

Tradizione, innovazione e territorio al centro

Il comparto alimentare artigiano italiano è una storia di successo che guarda al futuro. Le imprese sono chiamate oggi ad affrontare sfide globali con strumenti locali, e per farlo devono essere sostenute da una visione strategica che sappia valorizzarne unicità, qualità e impatto territoriale.
Come afferma il Presidente Cristiano Gaggion: “L’artigianato alimentare non è un residuo del passato, ma un laboratorio vivo di futuro. È su queste imprese che si gioca una parte decisiva del rilancio dell’economia italiana”.



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