Nelle aule dell’Unione europea, l’attenzione alle istanze delle categorie economiche è alta e le misure per favorire il mondo produttivo, di cui le PMI rappresentano la colonna portante, sono in continua lavorazione. Le associazioni di categoria hanno la struttura e la forza per poter incidere sulle valutazioni di chi ha il compito di decidere a livello legislativo ed esecutivo in Europa. Si possono racchiudere in questa esortazione ad agire le risposte dell’europarlamentare Antonella Sberna alle domande che le ha posto Andrea Navarini, artigiano del rame di quarta generazione nell’azienda di famiglia e, per l’occasione, stamattina anche portavoce delle istanze raccolte in Associazione.
“Io sono stata eletta a giugno 2024 – ha raccontato Sberna – e nelle commissioni di cui faccio parte fin da subito abbiamo avuto confronti con le rappresentanze delle imprese. L’idea che percepisco è che oggi certe realtà economiche siano in difficoltà perché le strutture europee hanno addirittura strafatto”. Riferendosi al Green Deal, Sberna ha quindi portato l’esempio di come una misura possa avere nobili obiettivi ma possa, allo stesso tempo, chiedere un prezzo troppo alto alle imprese.
Viceversa, secondo Sberna i “pacchetti Omnibus” sono poco incisivi mentre nelle commissioni di cui fa parte (coesione, crisi abitativa e sull’ambiente, sicurezza alimentare) si sta lavorando per favorire l’accesso ai finanziamenti, al credito e ai procedimenti amministrativi, abbattendo la burocrazia attraverso la digitalizzazione.
E alla domanda di Navarini su quale sia il sentiment dell’UE rispetto all’incertezza della nostra contemporaneità dovuta a pandemia, crisi energetica, recessione della Germania, stretta della Cina e lo spettro dei dazi, Sberna si è soffermata sul ruolo fondamentale di mediazione che il governo italiano sta avendo nello scenario mondiale. E ha citato il ministro Giorgetti che ieri, parlando di dazi al G7, ha ricordato che l’obiettivo comune è trovare soluzione che vada bene a tutti a livello internazionale e ha sostenuto che l’Italia possa essere “un ponte nei negoziati”.
Martina Costa, laureanda in international manager all’Università LUISS, ha quindi chiesto quali siano le misure dell’UE per trattenere i giovani talenti e aiutare il ricambio generazionale delle PMI. Sberna ha ricordato la Union of Skill, la strategia recentemente messa in campo a livello comunitario per la crescita del capitale umano e la formazione dei giovani alle professioni del domani, e ha avanzato una proposta: “Oggi si finanziano le startup per dare la possibilità ai giovani di realizzare un’idea di business ma le startup vanno finanziate e poi anche accompagnate. Secondo me – ha precisato Sberna – anche le PMI che arrivano da una lunga storia e non rientrano nelle professioni del domani ma sono importanti per la tradizione del paese devono essere finanziate e accompagnate per riconvertirsi e rimanere competitive”.
Stimolata sulla crisi demografica, che tocca il mondo produttivo soprattutto per la mancanza di competenze e manodopera, Sberna ha sostenuto che si debba instillare un cambiamento culturale, in modo che una famiglia non abbia il pensiero di avere un figlio, attraverso politiche di coesione ampie. Infatti in UE è nato un intergruppo sul tema, perché possa diventare una leva di sviluppo economico e sociale anche delle periferie territoriali, dove le PMI svolgono un presidio importante per la qualità della vita.
La sfida per gli imprenditori, ha concluso Sberna, sarà quella di lavorare per incidere su chi deve dare impulso alle attività e al dibattito rispetto alle proposte legislative e alle misure di armonizzazione. Le associazioni di categoria possono trovare spazio in questo dialogo e fare massa critica per riuscire a far mettere nero su bianco delle correzioni che vadano nella direzione auspicata dagli imprenditori.
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