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Assonext, rilanciare Euronext Growth Milan per sostenere le PMI e la competitività del Made in Italy


Le PMI sono fondamentali per l’economia italiana ma faticano ad accedere ai capitali necessari per il loro sviluppo. Il mercato borsistico delle PMI italiane sta attraversando un momento di difficoltà nella raccolta di capitali: la carenza di investitori istituzionali determina valutazioni delle società quotate inadeguate e volatili, rendendo meno interessante la quotazione e spingendo molti emittenti verso il delisting.

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Questi limiti affliggono il comparto delle PMI quotate, con ricadute significative sulla competitività del Paese – alla luce della struttura industriale italiana. Di questi temi si è discusso oggi, presso la Sala della Regina di Palazzo Montecitorio, durante l’incontro promosso da AssoNEXT: “I mercati dei capitali al centro della politica industriale nazionale a supporto della competitività del Made in Italy” 

Dare sostegno alle PMI e potenziare il mercato dei capitali a loro dedicato (Euronext Growth Milan) per sostenerne la crescita, l’innovazione e l’occupazione rappresenta una priorità strategica, come il dibattito istituzionale italiano ha più volte sottolineato. 

Il ruolo del Governo

Secondo AssoNEXT, vi sono diverse leve che il Governo potrebbe adottare per canalizzare risorse finanziarie verso le PMI quotate, in parte già realizzate: 

  1. Il coinvestimento pubblico-privato attraverso fondi dedicati, sul modello degli esempi di eccellenza già esistenti;
  2. la creazione di nuovi prodotti finanziari destinati all’economia domestica contraddistinti da robusti incentivi fiscali; 
  3. il coinvolgimento di assicurazioni, fondi pensione e casse professionali, per favorire l’allocazione di una quota del risparmio degli italiani sulle PMI quotate domestiche. 

Per quanto riguarda il primo punto, sono già state realizzate importanti iniziative, quali il Fondo Cresci al Sud di Invitalia e più recentemente il Fondo Nazionale Strategico di Cassa Depositi e Prestiti (CDP), annunciato a maggio 2024 proprio in occasione del convegno annuale di AssoNEXT.  

In merito al coinvolgimento degli investitori istituzionali, vi è un possibile spazio di intervento estremamente ampio. Attualmente, solo il 16% dei portafogli dei fondi comuni viene investito in Italia (87,5 miliardi di euro) sui 546 miliardi di euro complessivi, esportando così capitale all’estero.

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Inoltre, meno del 3% delle risorse dei fondi pensione e il 2% del patrimonio delle assicurazioni vita è investito in imprese italiane, rispetto a una media in altri Paesi UE che per i fondi pensione va dal 20% (Germania, Francia e Spagna) al 50% (Svezia). 

Potenziare questi canali, sarebbe in linea sia con i recenti rapporti Noyer, Draghi, Letta e BCE, sia con la Savings and Investments Union della Commissione Europea, che potrebbe indirizzare i risparmi privati verso attività produttive che generino crescita e occupazione. 

A questo scopo sarebbe utile una revisione complessiva della previdenza complementare, con un particolare accento al consolidamento del settore e miglioramento della governance, un’azione di educazione finanziaria e il coinvolgimento dei datori di lavoro. A ciò si potrebbe accompagnare una rivisitazione fiscale, ispirandosi al modello europeo EET (Esenzione della contribuzione – Esenzione dei rendimenti – Tassazione delle prestazioni), così da incentivare, a differenza dell’attuale assetto italiano (ETT), il risparmio previdenziale massimizzandone l’efficacia allocativa a beneficio dell’economia nazionale.

Se la quota di investimenti in PMI domestiche da parte della previdenza complementare salisse dal 3% al 10% e si sommasse un aumento della componente azionaria delle assicurazioni vita dal 2% al 5%, questo comporterebbe un afflusso di euro molto significativo (diversi miliardi) verso l’economia reale italiana e i mercati finanziari italiani potrebbero diventare un robusto pilastro della crescita del Made in Italy. 

Tale indirizzo sarebbe inoltre coerente con la propensione degli italiani a investire in strumenti finanziari domestici, percepiti come più familiari e sicuri in un contesto di crescente incertezza globale. Secondo il 5° Rapporto Assogestioni-Censis, il 70% degli italiani preferisce investire in strumenti finanziari nazionali, anche rinunciando a rendimenti più elevati. Un orientamento che riflette un forte senso di responsabilità collettiva e che merita di essere intercettato con politiche fiscali coerenti. 

Dichiarazioni

L’On. Federico Freni Sottosegretario di Stato per l’Economia e le Finanze ha dichiarato: “Lo sviluppo del mercato dei capitali rappresenta uno dei fattori abilitanti della crescita del Paese. Solo convogliando i risparmi europei verso le imprese europee, possiamo consentire un ulteriore slancio allo sviluppo delle nostre economie. Su questo stiamo lavorando anche con la riforma del Testo Unico della Finanza: intervenire sulla semplificazione della regolamentazione per non scoraggiare le imprese soprattutto quelle di piccola e media dimensione all’ingresso sul mercato. Anche per favorire gli investitori pazienti”.

L’evoluzione normativa consente di coinvolgere assicurazioni, fondi pensione e casse professionali negli investimenti azionari domestici e nell’economia reale in generale, con un orizzonte temporale di 10 anni – ha affermato Giovanni Natali, Presidente AssoNEXT. – Con una concreta «moral suasion» da parte delle Autorità, si potrebbe costruire una solida base di investitori istituzionali di lungo periodo in grado di immettere sui mercati borsistici diversi miliardi di euro, risorse che almeno in parte potrebbero essere indirizzati su Euronext Growth Milan, un mercato in crescita che presenta interessanti opportunità d’investimento”.





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