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Un mercato unico “più semplice”. Bruxelles vuole alleggerire gli oneri a carico di 40 mila medie imprese


Bruxelles – Più che una chiave, la semplificazione è la medicina individuata dalla Commissione europea per porre rimedio a tutti i mali fisiologici di un’architettura complessa come quella dell’Unione. E quando si tratta di mercato unico, va a braccetto con l’armonizzazione. Oggi (21 maggio) il vicepresidente esecutivo responsabile per l’industria, Stéphane Séjourné, ha presentato una strategia per scavalcare gli “ostacoli esistenti che frenano il commercio e gli investimenti all’interno dell’Ue”. Al cuore c’è il taglio di circa 400 milioni di euro di costi amministrativi annuali per quelle imprese che oggi “si internazionalizzano prima di europeizzarsi”.

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Per far sì che le aziende scelgano di restare nel mercato unico europeo, Bruxelles propone di creare una nuova categoria, le piccole e medie imprese a capitalizzazione media, a cui applicare esenzioni simili a quelle garantite alle Pmi. Sotto l’ombrello delle small mid-caps ricadrebbero tutte le imprese con meno di 750 dipendenti e un fatturato fino a 150 milioni di euro. Circa 38 mila aziende in tutta l’Ue, che avranno accesso per la prima volta a deroghe specifiche al regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR) e a norme semplificate. “Le nostre pepite”, le ha coccolate Séjourné, aziende “spesso installate sui territori e non sulle capitali, che arricchiscono le aree rurali” e che vanno “trattate in un modo diverso, ricamato su misura”.

Secondo le norme attuali, quando le Pmi superano i 250 dipendenti diventano grandi imprese e devono far fronte a un forte aumento degli obblighi di conformità. Uno scalino che “può scoraggiare la crescita e limitare la competitività”. Che, in definitiva, fa fuggire le aziende all’estero, in particolare sull’altra sponda dell’Atlantico. La Commissione europea propone di esentare Pmi e small mid-caps dall’obbligo di tenuta dei registri per il trattamento dei dati personali, ad eccezione di attività “ad alto rischio”. Chiede di ridurre gli oneri di conformità sull’utilizzo di gas fluorurati per le piccole imprese che gestiscono volumi commerciali limitati e di concedere più tempo all’industria delle batterie per uniformarsi alle norme di due diligence sulla propria catena di approvvigionamento.

A chi si chiede come tutta questa flessibilità si coniughi con l’ambiziosa architettura che l’Ue si è data con il Green Deal, il vicepresidente esecutivo della Commissione europea ha risposto: “Gli obiettivi vengono mantenuti, ma il cammino per arrivare a tali obiettivi può essere diverso“. Negli ultimi mesi, Bruxelles ha già proposto quattro pacchetti ‘Omnibus‘ per ridurre la burocrazia e “creare un contesto normativo che favorisca l’innovazione, la crescita, la qualità dei posti di lavoro e gli investimenti”. Dopo la semplificazione e il rinvio delle norme sulla sostenibilità aziendale, la scorsa settimana è stato il turno della semplificazione della politica agricola comune e oggi del mercato unico. In questo modo, la Commissione europea conta di far risparmiare 6.3 miliardi all’anno alle aziende. E ne sono previsti altri tre: uno per la difesa, uno per l’industria chimica e uno per il digitale.

Nel redigere la strategia di “completamento” del mercato unico, che secondo Bruxelles consentirebbe di aumentare il Pil dell’Unione del 3-4 per cento, le imprese hanno indicato alla Commissione i dieci più “terribili ostacoli” alla crescita nel continente. Dalla complessità nel costituire e portare avanti un’azienda alla Babele delle norme europee, dal riconoscimento limitato delle qualifiche professionali tra gli Stati membri alla frammentazione delle norme in materia di imballaggi, dagli oneri eccessivi nei distaccamenti dei lavoratori in un altro Paese membro ai vincoli territoriali “ingiustificati” all’approvvigionamento. “La loro eliminazione migliorerà la libera circolazione di prodotti sicuri, la prestazione transfrontaliera di servizi e la semplificazione della costituzione e dell’esercizio delle imprese in tutta l’Ue”, prevede la Commissione europea.

Secondo il gruppo dei socialdemocratici (S&d) al Parlamento europeo, l’altra faccia della medaglia è che “la strategia complessiva sembra anteporre il profitto e le grandi aziende ai diritti dei consumatori e dei lavoratori, riducendo le tutele esistenti per i cittadini”. Gli S&d, che sostengono la Commissione europea trainata dal Partito Popolare europeo, si dicono “rammaricati”, nonostante “alcune iniziative importanti, come il riconoscimento delle qualifiche professionali, la digitalizzazione delle procedure per ridurre il lavoro cartaceo o la dimensione sociale e ambientale degli appalti pubblici”.

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