A poco più di un anno dalla scadenza del piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) a tenere banco sono ancora i ritardi e la poca trasparenza, oltre alle inesattezze dei dati.
Nonostante questo, abbiamo pubblicato un nuovo aggiornamento dei dati (provenienti come sempre dal portale governativo Italia Domani) su OpenPNRR.
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Era il 20 maggio 2022 quando abbiamo lanciato quello che è a oggi il primo e l’unico progetto di monitoraggio indipendente del piano italiano. In tre anni abbiamo dovuto lottare per ottenere e pubblicare i dati necessari a una valutazione quantitativa dell’avanzamento del Pnrr nel paese.
Ma come accaduto altre volte in passato, ci sono diversi aspetti poco chiari nell’ultimo aggiornamento dei dati da parte del governo, risalente al 31 marzo scorso.
Il monitoraggio del Pnrr è ancora più necessario in un momento in cui c’è minore attenzione da parte di politica, media e opinione pubblica.
Questo non può che generare scetticismo e confusione, che spesso viene utilizzata dalla politica per piegare i numeri alle proprie tesi e incentivare un dibattito non basato su informazioni certe.
Può accadere soprattutto in un momento in cui l’attenzione dell’opinione pubblica sul Pnrr è nettamente minore rispetto al passato, per via di altri temi sull’agenda politica e delle specificità tecniche di questo ambito, non sempre facilmente comprensibili.
Probabilmente anche per questi motivi la quinta revisione del piano richiesta dal governo Meloni in meno di due anni, di cui Openpolis aveva dato notizia già a inizio maggio, sembrava essere passata in sordina fino alla cabina di regia di ieri. E forse anche in seguito al nostro allarme sul “disinteresse generale” sulla revisione, l’esecutivo ha deciso stavolta di sottoporla al giudizio del parlamento.
Miliardi di euro senza dettagli sui progetti
Sono 25 le misure del Pnrr sulle quali non sono ancora stati resi noti i progetti messi in campo. Anzi, non avendo alcuna informazione sui progetti non sappiamo neanche se questi ultimi siano stati effettivamente avviati.
Tutto questo rappresenta un problema, considerando che secondo norma le azioni del piano dovrebbero essere tutte concluse entro l’estate 2026.
Parliamo infatti di misure che tutte insieme sommano importi pari a oltre 32 miliardi di euro.
32,6 mld € la somma degli importi sulle misure per le quali non sono note le informazioni sui progetti, a un anno dal termine del Pnrr.
Si tratta di un’ingente mole di finanziamenti, su cui vale la pena di accendere i riflettori e rispetto ai quali vanno fatte alcune precisazioni.
La misura più sostanziosa è “Transizione 4.0“, che vale 13,4 miliardi di euro. Questa somma risulta già interamente erogata, ma non avendo contezza dei progetti finanziati (e liquidati) non sappiamo esattamente per quali investimenti intrapresi, se non per la descrizione che ne ha dato il ministero delle imprese e del made in Italy.
Le misure di incentivazione fiscale incluse nel Piano Transizione 4.0 sono un tassello fondamentale della strategia complessiva tesa ad aumentare la produttività, la competitività e la sostenibilità delle imprese italiane. Dal lato dell’offerta, tale strategia prevede il potenziamento della ricerca di base e applicata e la promozione del trasferimento tecnologico.
Come evidenziamo da tempo, conoscere il dettaglio dei progetti restituisce sia l’effettiva natura degli investimenti fatti che il reale stato di avanzamento del progetto stesso, attraverso i dati sulla spesa.
A proposito di imprese, poi, tra i 32,6 miliardi di finanziamenti senza evidenza pubblica dei progetti sono compresi anche 6,3 miliardi di euro per la misura “Transizione 5.0 credito d’imposta“. Sarebbe il caso di rendere pubblico l’elenco delle imprese beneficiarie di queste importanti agevolazioni.
Conoscere la spesa dei progetti consente una maggiore conoscenza sia sugli investimenti fatti che sull’avanzamento della spesa.
La maggior parte delle 25 misure considerate riportano come amministrazioni titolari il già citato ministero delle imprese, ma anche quelli delle infrastrutture e trasporti, del lavoro, dell’agricoltura, dell’ambiente e sicurezza energetica.
Per quanto riguarda quest’ultimo dicastero è interessante notare come non siano noti i progetti delle misure “Tecnologia a zero emissioni nette” (2 miliardi di euro), “Promozione per le comunità energetiche e l’autoconsumo” (2,2 miliardi), “Sviluppo agrovoltaico” (1 miliardo) e l’installazione di infrastrutture di ricarica elettrica (circa 740 milioni).
A oggi capire con esattezza il destino di questi fondi è impossibile con gli open data disponibili. In alcuni casi è probabile che i progetti non siano stati assegnati, il che sarebbe un problema non da poco, considerate le scadenze ravvicinate del Pnrr. In altri casi, come la misura sulle colonnine di ricarica elettrica, sappiamo da altre fonti (per esempio le relazioni del governo sul piano) che almeno una parte delle risorse è già stata assegnata, ma nei dati di Italia Domani non risulta.
Progetti con pagamenti superiori a finanziamenti
C’è poi tutto il capitolo relativo alle anomalie degli ultimi dati aggiornati su Italia Domani. La più evidente riguarda quasi 5mila progetti, per i quali vengono indicate somme pagate superiori al valore totale dei progetti indicato.
4.773 progetti per cui risultano importi totali pagati superiori a quelli finanziati.
Rispetto a questo aspetto vanno fatte due doverose precisazioni. La prima riguarda la natura del finanziamento: le anomalie, infatti, sono state riscontrate per gli importi totali, compresi quelli derivanti da altre fonti di finanziamento, e mai dai finanziamenti puramente relativi al Pnrr. La seconda riguarda l’entità dei progetti: solo in 240 casi la differenza tra pagato e finanziato è superiore ai 100mila euro.
In alcuni casi, però, la differenza tra il finanziato e l’erogato è eclatante.
Per esempio, per un progetto contenuto nella misura “ALMPs e formazione professionale” è previsto un finanziamento totale di 1,6 milioni ma risultano già erogati 335milioni di euro. Ma anche per altri progetti afferenti alla misura “rafforzamento e potenziamento della ricerca biomedica del sistema sanitario nazionale” sono previsti finanziamenti per 200mila o 600mila euro, ma riportano pagamenti che variano tra 119 e 242 milioni di euro.
Molto probabilmente siamo di fronte a errori nell’inserimento di dati, che tuttavia cambiando l’ordine di grandezza delle cifre (da migliaia a milioni di euro) possono portare a compromettere l’analisi e quindi la valutazione del piano.
L’avanzamento della spesa
Con l’ultimo aggiornamento dei dati, su OpenPNRR è possibile monitorare più di 284mila progetti (oltre 14mila in più rispetto ai dati del dicembre 2024), per importi totali pari a 226,6 miliardi di euro, di cui 171,3 di provenienza Pnrr.
284.065 progetti monitorabili su OpenPNRR, con dati aggiornati al 31 marzo 2025.
Dall’ultimo monitoraggio, che considerava dati aggiornati al dicembre 2024, l’avanzamento della spesa effettivamente erogata per i finanziamenti Pnrr è progredito, passando dal 30,1% al 33,8%.
Tuttavia, se consideriamo che siamo ben oltre la metà del percorso del piano, aver speso solo un terzo dei fondi desta qualche preoccupazione sulla capacità da parte del paese di rispettare gli obblighi concordati con le istituzioni europee.
Questo ragionamento è ancora più valido se teniamo conto delle parole del ministro per gli affari europei e il Pnrr Tommaso Foti, che lo scorso febbraio aveva minimizzato un nostro approfondimento, parlandone nel corso di un’intervista all’agenzia AdnKronos.
Rispondendo a una domanda che chiamava in causa il nostro monitoraggio, Foti aveva minimizzato i ritardi di spesa affermando che i nostri dati erano fermi a novembre, e che la situazione sarebbe stata diversa nell’aggiornamento successivo.
I dati di Openpolis si fermano al 30 novembre 2024, ora siamo a febbraio 2025. Ritengo di poter dire che probabilmente al 30 dicembre 2024 avremo più o meno contabilizzato 64 miliardi di spesa.
Ora che l’aggiornamento dei dati su Italia Domani è stato pubblicato, possiamo dire che i fondi spesi finora sono effettivamente 65,7 miliardi di euro, come lo stesso ministro aveva anticipato.
Allo stesso tempo, però, possiamo anche confermare che questo importo è pari a un terzo dei fondi previsti. E che quindi la situazione oggi si presenta molto simile a quella dello scorso dicembre, con l’aggravante che è passato un altro trimestre nel percorso che porterà il piano alla sua conclusione, prevista per il prossimo anno.
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