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Se l’innovazione rigenera territori e archeologia industriale


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Mattoni rossi a vista e grandi vetrate rettangolari. È una ciminiera che svetta nel cielo che permette di orientarsi facilmente nel polo di innovazione, conosciuto come ComoNExT: ha le sembianze e il fascino di una Cattedrale del lavoro, frequentata oggi da innovatori e changemakers del nuovo millennio.

Tra le fondamenta che sorreggono questo innovation hub, attivo dal 2010, nel comune comasco di Lomazzo c’è sicuramente il concetto di generosità intellettuale propagato da C.NEXT, che non è solo una società benefit, una startup innovativa, ma è soprattutto la capogruppo di un sistema di poli d’innovazione, distribuiti su tutto il territorio nazionale. Il nostro obiettivo è quello di «innescare processi di rigenerazione urbana, economica e sociale attraverso una collaborazione propositiva con gli stakeholder locali, pubblici e privati – spiega il Ceo di C.NEXT, Stefano Soliano –. Alla base del sistema C.NEXT sta la NExT innovation, un modello originale e consolidato di trasferimento tecnologico “da impresa a impresa” che mette a sistema le competenze delle aziende innovative appartenenti al nostro network, rendendole disponibili, attraverso team di lavoro composti su misura, per le imprese dei territori che necessitano di innovare processi e prodotti». Così il modello NExT innovation lavora su due fronti: da un lato vengono supportate le imprese nei loro percorsi di transizione digitale ed energetica; dall’altro si stimola lo sviluppo dei territori. In pratica, le startup o le grandi aziende che fanno parte del modello NExT innovation hanno sottoscritto un patto con l’unico obbligo di rendersi disponibili a collaborare all’interno della rete di C.NEXT per trasmettere competenze verso altre imprese che hanno maturato la necessità di innovare i propri prodotti, processi o servizi.

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ComoNExT non ha solo la funzione di incubatore di startup certificato dal ministero dello Sviluppo economico ma anche quello di polo di formazione, grazie al fatto che al suo interno ospita anche la sede della Manufacturing Academy con corsi di programmazione e manutenzione di sistemi robotici 4.0 (in collaborazione con Comau, EnaipNet e Umana) per aziende e studenti. «Abbiamo diverse aule a disposizione, tra cui quella che chiamiamo “Fabbrica Diffusa – Dimostratore di Industria 4.0”, dove possiamo far toccare con mano le ultime innovazioni in materia di industria e tecnologia agli imprenditori che vengono a formarsi», aggiunge Soliano.

L’innovation hub nel Comasco rappresenta, dunque, l’esemplificazione reale e già operativa di questa filosofia d’impresa che verrebbe quasi da definire opensource, poiché alla base ha una condivisione delle competenze, tutte trasversali: «Si è scelto di non creare un polo verticale, bensì di accogliere aziende di differenti settori per sviluppare competenze sempre più multidisciplinari e innovative da trasmettere e con cui arricchire i territori rigenerati», evidenzia ancora il ceo di C.NEXT. A Lomazzo l’innovation hub ha preso forma all’interno di un gioiello di archeologia industriale, che è l’ex cotonificio Somaini risalente al 1890: in quasi dodici anni è stato quasi interamente recuperato fino ad accogliere oggi 140 aziende, tra startup, pmi e sedi di multinazionali internazionali.

Quello che a fine Ottocento era un villaggio operaio creato dall’imprenditore Francesco Somaini con l’idea di costruire un microcosmo autonomo, orientato al benessere di tutti i suoi operai tessili, oggi è diventata la sede di lavoro di 900 professionisti dell’innovazione che, come allora, beneficiano della vicinanza con la stazione ferroviaria di Lomazzo e oggi pure della prossimità dell’autostrada A9 Milano-Como. Nel 1904 la scommessa di Somaini riguardava un modello di fabbrica a misura di uomo, nel quale chiunque potesse avere la possibilità di vivere in una casa dignitosa e di usufruire di servizi e comodità tipiche di una città moderna: c’era l’acquedotto che forniva acqua abbondante, i bagni pubblici a disposizione per migliorare le condizioni igieniche, la scuola materna e l’assistenza medica gratuita. Allo stesso modo anche oggi l’innovation hub comasco si è ripopolato prima di aziende e poi di servizi, tra cui un asilo nido, una libreria, una palestra dove scaricare lo stress, ma anche un ristorante stellato: si è così integrato perfettamente nel tessuto urbano e si è aperto a tutti i cittadini.

«Il lavoro di riqualificazione dell’area di oltre 22mila metri quadrati – spiega Soliano – è avvenuto grazie all’impulso iniziale della Camera di commercio di Como». È stato un processo di rigenerazione graduale: un lotto alla volta è stato recuperato quasi tutto e via via che gli spazi diventavano agibili si sono insediate le primissime aziende; in questo modo il modello di business si è potuto sostenere. «Oggi manca solo la Palazzina elettrica da recuperare – aggiunge ancora il ceo di C.NEXT –: gli ultimi 800 metri quadri». Gli spazi di ComoNExT, di fatto, sono al completo, anche se c’è continuo ricambio: non sono poche le aziende che, pur lasciando l’hub, perché necessitano di ingrandirsi, scelgono di rimanere comunque all’interno del network C.NEXT, restando a disposizione per ulteriori collaborazioni. Per tutte queste ragioni «dal 2016 abbiamo dato vita al modello della NExT innovation con l’idea di poterlo replicare in altri territori attraverso una newco che avesse questa mission specifica», spiega ancora il ceo di C.NEXT. In questo modo, lo scorso anno è nato il polo dell’innovazione di Ivrea che chiude quest’anno il suo primo bilancio con 14 aziende già attive nell’ex area delle officine Olivetti. Se Lomazzo e Ivrea sono poli già attivi, la rete di C.NEXT sta già lavorando anche a Novara per rigenerare l’area ex De Agostini e ad Ascoli Piceno e Pescara, dove «abbiamo già completato il nostro lavoro di assessment, che prevede una mappatura delle competenze sul territorio e delle aspettative delle imprese che generalmente svolgiamo in 6 mesi circa. Non resta che far decidere ai nostri partner sul territorio quale sia l’area industriale da recuperare» considerando che l’Italia è piena di ex aree industriali, soprattutto al Nord e al Centro, che potrebbero essere recuperate, rigenerate e riorientate all’innovazione il modello della Next Innovation negli anni a venire può essere una strada percorribile non solo dalle startup che assieme godono dei benefici della condivisione di competenze, ma anche dalle grandi aziende, per le quali la vicinanza con startupper e innovatori può rappresentare uno stimolo in più per innovare nei reparti di ricerca e sviluppo e trovare nuove e originali soluzioni tecnologiche.





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