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per il decimo anno, focus sul greenwashing


Compie dieci anni Circonomia, il Festival dell’economia circolare e della transizione ecologica, che tornerà ad Alba dal 22 al 24 maggio 2025 con una tre giorni di incontri, spettacoli, laboratori ed eventi diffusi sul territorio. L’iniziativa è promossa da Cooperativa Erica, Aica (Associazione internazionale per la comunicazione ambientale) e Gmi (Greening Marketing Italia), e vedrà la partecipazione di personalità di primo piano nel mondo della cultura ambientale italiana, con al centro un punto focale della transizione ecologica: la lotta al greenwashing.

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Si tratta di combattere strategia comunicativa adottata da aziende, istituzioni o enti finalizzata a occultare il loro impatto ambientale negativo, non solo tramite affermazioni false, ma anche usando narrazioni ambigue, incomplete o basate su dati selezionati per costruire un’immagine “verde” ingannevole.

In questo quadro sarà presentato a Circonomia – il festival dedicato a economia circolare e transizione ecologica in programma ad Alba dal 22 al 24 maggio 2025 – il Rapporto Greenwashing 2025 che evidenzia le dinamiche di questa forma di disinformazione ambientale e denuncia la responsabilità di aziende e istituzioni nel promuovere una falsa immagine di sostenibilità.

Il contesto è in mutamento, anche sotto il profilo normativo. L’Unione europea recentemente è intervenuta con l’iniziativa cosiddetta “Stop the Clock”, parte del pacchetto Omnibus, che consente un alleggerimento di alcuni obblighi di rendicontazione e il rinvio dell’entrata in vigore di norme considerate fondamentali nel percorso verso una maggiore trasparenza ambientale. Questa decisione ha suscitato reazioni contrastanti: se da un lato queste semplificazioni alleggeriscono il carico degli obblighi burocratici, dall’altro rischia di indebolire la lotta al greenwashing riducendo la platea di imprese soggette a standard di trasparenza.

«Noi riteniamo – ha dichiarato Francesco Ferrante, uno degli organizzatori del Festival che ha curato il dossier – che non sia da demonizzare il tentativo di semplificare le norme che in effetti potevano essere troppo complicate specialmente per le piccole e medie imprese (infatti gli obblighi per quelle grandi e quotate in borsa sono rimasti immutati). Bisognerà sorvegliare affinché questo rallentamento non si trasformi in un “liberi tutti” che penalizzerebbe in primo luogo proprio le aziende più serie e trasparenti».

Intanto Italia un ruolo importante è stato già assunto dall’Autorità garante del mercato e della concorrenza, la quale ha in alcuni casi sanzionato aziende che diffondevano slogan ingannevoli legati alla sostenibilità, i cosiddetti claim ambientali o verdi, diretti a suggerire o anche solo a evocare il minore o ridotto impatto ambientale del prodotto offerto.

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Dal 2023 poi l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) ha istituito una task force contro il greenwashing a supporto di operatori finanziari, autorità vigilanti e imprese per identificare e contrastare le informazioni ambientali fuorvianti.  La novità che caratterizza questo impegno è nella natura stessa dell’istituto pubblico di ricerca, il primo a livello europeo a svolgere questo ruolo.

«È paradossale ma persino comprensibile che tanto più aumenta la sensibilità diffusa sulle questioni riguardanti la sostenibilità, quanto più si diffondono casi di greenwashing – conclude Ferrante – Le aziende vogliono utilizzare l’ambiente a fini di marketing e noi consumatori abbiamo solo un’arma a disposizione: la misurabilità degli sforzi sulla sostenibilità che vengono comunicati». Da qui l’urgenza di accompagnare il processo legislativo che darà gli strumenti di misurazione, con un’attenzione sempre più vigile da parte dei cittadini-consumatori.



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