Trasforma il tuo sogno in realtà

partecipa alle aste immobiliari.

 

Istat: «L’inverno demografico colpisce il 30% delle imprese. A rischio il passaggio generazionale»


Nel passaggio generazionale raddoppia la quota di donne senza figli

Mutuo 100% per acquisto in asta

assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta

 

A partire dalle nate negli anni Sessanta si nota – scrive l’Istat – un processo di progressiva convergenza, al di sotto dei due figli per donna, in tutte le ripartizioni. Nel Nord già la generazione del 1933 era al di sotto dei due figli per donna, nel Centro quella del 1939; nel Mezzogiorno, invece, bisogna arrivare fino alla generazione del 1961. Ma il dato di rilievo è che nel passaggio dall’ipotetica generazione di madri nate nel 1958 a quella delle loro ipotetiche figlie nate nel 1983, che hanno superato oggi i 40 anni, raddoppia la quota di donne senza figli (dal 13 per cento al valore stimato del 26 per cento), con un picco di circa tre donne su dieci nel Mezzogiorno. Parallelamente si riscontra un’accentuata posticipazione dell’età alla nascita del primo figlio, che aumenta il rischio di avere un numero di figli inferiore alle attese o di non averne affatto.

Cambiano gli stili di vita: più sport, meno fumo. Ma più bambini obesi

Differenze rilevanti tra le generazioni si apprezzano quando si considerano gli stili di vita. A partire dai nati degli anni Cinquanta, si osservano miglioramenti continui nei comportamenti legati alla salute: calano i fumatori e cresce l’attenzione alla pratica sportiva. Accanto a questi segnali positivi, emergono tuttavia nuove criticità: aumentano i casi di sovrappeso e di obesità già dall’infanzia, si diffondono nuove forme di fumo (sigarette elettroniche, prodotti a tabacco riscaldato), e tra i più giovani preoccupano i fenomeni di ubriacature dovute soprattutto al consumo di superalcolici. Si è spostata in avanti anche l’età in cui si diventa anziani: i 75enni di oggi possono contare di vivere in media lo stesso numero di anni dei 64enni degli anni Cinquanta.

Restano i divari territoriali. Nelle aree interne l’invecchiamento di intreccia con lo spopolamento

Ma questi progressi non sono uniformi: restano marcati i divari legati al territorio, al genere, alla condizione socioeconomica. È soprattutto nei territori più fragili, come le Aree Interne, che l’invecchiamento si intreccia con lo spopolamento, la bassa fecondità, l’emigrazione giovanile e la ridotta attrattività per i flussi migratori dall’estero. In questi contesti, la presenza di anziani soli è più frequente e rischia di rendere ancora più fragile che altrove la rete di supporto informale (famiglia, amici, vicinato) su cui contare. Un elemento cruciale che segna le nuove generazioni di anziani è l’aumento del capitale umano: oggi più istruiti rispetto al passato, i nuovi anziani vivono mediamente meglio, attivi più a lungo e con maggiori risorse culturali. Tuttavia, anche su questo fronte emergono disuguaglianze, con le Aree Interne che presentano una minore quota di popolazione con titoli medio-alti rispetto ai Centri. Questo svantaggio si riflette, più in generale, sul benessere individuale.

Conto e carta

difficile da pignorare

 

Reddito medio 2024 inferiore al 2004, ma gli effetti sono stati compensati dalle ridotte dimensioni delle famiglie e la casa di proprietà

Sul fronte della perdita sostanziale di potere d’acquisto associata all’inflazione nel 2021-2022, l’Istat rileva che il reddito medio da lavoro per occupato nel 2024 risulta inferiore rispetto al 2004. Nello stesso periodo, l’aumento della partecipazione al lavoro, la riduzione della dimensione delle famiglie e la maggiore diffusione della proprietà della casa d’abitazione hanno più che compensato tale riduzione in termini di reddito familiare equivalente. Gli effetti in termini di perdita del potere di acquisto delle retribuzioni sono stati tuttavia molto diversi a seconda dello specifico periodo considerato. Tra il 2019 e il 2021, pure in presenza di una crescita molto debole delle retribuzioni a causa del sostanziale blocco della contrattazione determinato dall’emergenza pandemica, la riduzione del potere di acquisto è risultata piuttosto limitata, perché contestuale a un periodo di bassa inflazione. Dal secondo semestre del 2021, invece, l’impennata dei prezzi dei beni energetici ha portato l’inflazione su livelli che non si osservavano dagli anni Ottanta del secolo scorso (fino al 12,6 per cento a ottobre-novembre 2022), e la dinamica delle retribuzioni ha tardato ad adeguarsi al mutato e inatteso scenario di inflazione elevata. La dinamica retributiva si è mantenuta pertanto particolarmente contenuta fino a tutto il 2022, accelerando solo in seguito. La perdita di potere di acquisto per dipendente rispetto al gennaio 2019, dal 2021 sempre più rilevante fino a superare il 15 per cento alla fine del 2022, si è ridotta all’8,7 per cento a febbraio del 2025, grazie ai rinnovi dei contratti e alla decelerazione dell’inflazione, risalendo però – come detto – al 10,0 per cento a marzo.

Chelli: tra l’inizio anni Novanta e il 2023, la quota di laureati tra i 25-34enni è salita dal 7 a oltre il 30 per cento, e fino al 37,1 tra le donne

Il presidente Chelli ha osservato che la trasformazione più importante nel modificare le caratteristiche e le opportunità professionali tra le generazioni è rappresentata dall’istruzione. Nel 1980 quasi la metà dei giovani tra i 15 e i 24 anni faceva parte delle forze di lavoro, mentre tra i loro coetanei del 2024 gli attivi sono uno su quattro e più di due terzi sono inattivi perché ancora impegnati in percorsi di studio o formazione. Inoltre – ha aggiunto Chelli – tra l’inizio degli anni Novanta e il 2023, la quota di laureati tra i 25-34enni è salita dal 7 a oltre il 30 per cento, e fino al 37,1 tra le donne, che in questa fascia d’età hanno raggiunto tassi di occupazione analoghi a quelli dei coetanei laureati. “Così, nella prospettiva individuale, l’effetto della caduta del reddito reale tra il 2004 e il 2024 è attenuato dal suo aumento lungo il ciclo di vita attiva, in particolare grazie al premio dell’investimento nell’istruzione, che si estende oggi a una quota più ampia di adulti. La crescita dell’occupazione femminile ha consentito poi di compensare a livello familiare la riduzione dei redditi individuali”. Il Rapporto – ha ricordato – indaga anche la relazione tra invecchiamento della popolazione ed evoluzione del sistema produttivo. Nel complesso delle attività economiche, le dinamiche generali della popolazione e il posticipo dell’età pensionabile hanno determinato, tra il 2011 e il 2022, un progressivo invecchiamento degli addetti. «La scolarizzazione, molto più elevata tra i nuovi entranti rispetto a chi è andato in pensione, ha permesso comunque un aumento del livello di istruzione pari a 0,7 anni di studio equivalenti per addetto, al quale corrisponde una crescita di oltre cinque punti percentuali della quota di laureati tra gli occupati, dal 14,1 al 19,4 per cento».



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Dilazione debiti

Saldo e stralcio

 

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura